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Il conflitto che non vedi

Creato il 15 aprile 2012 da Idispacci @IDispacci

Il conflitto che non vedi

Dopo tempo torno a scrivere e inizio chiedendo scusa ai colleghi di blog.

L’idea iniziale sarebbe stata di parlare della presenza Cosacca in Crimea e di come il governo russo con finanziamenti li utilizzerebbe per cacciare la popolazione d’etniaTar, discendenti dei Tartari. Tuttavia mi preme maggiormente della preparazione  di un conflitto che, passato in silenzio nei media nazionali, vedrebbe affrontarsi due potenze dotate nel breve periodo di testate atomiche: parlo del conflitto Iran – Israele.

Nello scacchiere mondiale mai come in questo anno Israele si è trovata isolata in una realtà fortemente destabilizzata come quella mediorientale dopo la primavera araba; l’Egitto post Mubarak guidato dai Fratelli Musulmani ha assunto posizioni sempre più ostili alla stella di David e nelle scorse settimane si è verificato un attentato, ultimo di una lunga serie iniziati proprio lo scorso anno, nei confronti del gasdotto diretto in Cisgiordania, fornitore di quasi la metà del metano consumato da Gerusalemme. I sabotaggi si aggiungono alla decisione delle autorità egiziane di una revisione degli accordi economici, al rialzo, per la fornitura della risorsa energetica. Intanto continuavano gli attacchi palestinesi alle città vicino Gaza con una novità; i lanci di Qassam provenivano proprio dal suolo egiziano.

Il conflitto che non vedi
La risposta israeliana non si è fatta attendere con quattro giorni di attacchi dell’aviazione conclusi il 13 marzo  con la proclamazione del cessate il fuoco. Fino a quel momento i razzi palestinesi avevano messo in azione il sistema antimissilistico Iron Dome, riuscuotendo ottimi risultati per l’abbattimento di ben tre delle quattro testate lanciate e decidendo la costruzione di altre tre postazioni missilistiche, questa volta sul confine Orientale. Secondo gli esperti di strategia militare Israele avrebbe voluto sperimentare l’efficacia difensiva con vettori a corta gittata, come sono i Qassam, in cui servono reazioni rapide per evitare danni, mentre è imminente la più grande esercitazione missilistica congiunta con gli alleati di sempre: gli Stati Uniti.

Intanto nel Nord del paese, ai confini di Libano e Siria, l’esercito ha effettuato massicci addestramenti delle truppe come sempre stato fatto in quelle zone, con una differenza rispetto al passato; la preparazione delle truppe ad intervenire come esercito di occupazione in aree abitate. Le alte gerarchie militari informano che l’occupazione di nuovi territori è la maniera con cui rafforezaranno la vittoria, la domanda è: da cosa? O meglio, da chi?

La risposta è una sola: l’Iran. Il paese come ormai sappiamo da tempo ha avviato un programma di ricerca nucleare, ufficialmente a scopo civile, ma “nasconderebbe” la volontà a dotarsi di una bomba atomica. Le pressioni delle istituzioni internazionali hanno accresciuto il senso di accerchiamento e la paura verso l’Occidentale, grazie anche alle nuove sanzioni economiche, ottenendo come risposta l’opzione di chiudere alle navi lo stretto di Hormuz, dove transita il 40% del petrolio mondiale. Senso di insicurezza nazionale accresciuto per le vicende di uno dei caposaldi iraniani verso il Mediterraneo; la Siria, che ha iniziato con le rivolte un processo di destabilizzazione preoccupando non poco gli Ayatollah. La risposta sarebbe stata d’inviare mezzi e uomini al servizio di Al Assad provato nei mesi precedenti dalla cattura, ad opera delle milizie ribelli, di Pasdaran benché il governo li abbia fatti passare come soggetti mossi da  iniziativa propria, ed è storia recente la notizia delle due fregate iraniane che per la prima volta, passato lo stretto di Suez, sono entrate nel Mediterraneo attraccando proprio in Siria, ufficialmente per una sosta, ma sembrerebbe con un numero consistente di mezzi per continuare la repressione degli insorti. Si nota nella reazione una grande difficoltà della politica estera iraniana a mantenere una posizione salda nello scacchiere Persiano con gli alleati di sempre, la Russia del bi – presidente Putin, obbligata ad alleggerire la difesa nei loro confronti e della Siria isolandola nel confronto internazionale.

Possiamo quindi comprendere come, assieme ai problemi economici legati alle sanzioni ONU, il rischio di sentirsi attaccati porterebbe al muoversi per prima. Non solo con l’arricchimento dell’uranio al 20%, soglia con cui si preparano ordigni bellici, anche con i test missilistici del due gennaio, nuovo campanello di allarme per Israele e i suoi alleati.

Il conflitto che non vedi
Tra i molti missili Qader e Nour lanciati dalle navi e dalle postazioni missilistiche, vi erano anche due missili a lungo raggio Sejil – 2. I primi due citati sono razzi dalle distanze molto contenute, raggiungono massimo i 125 Km, ma i Sejil  arrivano fino a 2.500 Km di distanza e la Quinta flotta americana, di stanza in Bahrein, è a 225 Km mentre Israele è a circa 1000. Tutto questo ci fa comprendere come anche gli Stati Uniti vogliano partecipare in prima persona in un possibile conflitto.

Con la circolazione di una fittizia data d’inizio conflitto, settembre prossimo, la cosa sconcertante però è l’assenza d’informazione dei movimenti di una e l’altra parte, eccetto i blog interessati alle vicende dell’area, e se tutti aspettano con trepidazione il 21 dicembre l’apparire di due Maya che annunciano la fine del mondo o l’inizio di una nuova era per improbabili new age, Iran e Israele possono rovinare tutto anticipando la data.

Simone Colasanti


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