Venerdì 17 aprile, presso la Sala delle Lauree della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università Sapienza di Roma, è stato presentato il nuovo libro, edito da Rubettino, dello storico Eugenio Di Rienzo dal titolo Il conflitto russo-ucraino: geopolitica del nuovo (dis)ordine mondiale. L’evento, che ha riscosso un notevole successo di pubblico, è stato organizzato congiuntamente dall’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e dal Master in Geopolitica e Sicurezza Globale dell’Università Sapienza. L’autore, Professore ordinario di Storia Moderna presso il Dipartimento di Scienze Politiche del primo ateneo romano, presentando al pubblico il suo ultimo contributo editoriale, ne ha discusso i contenuti in un incontro-dibattito che ha visto la partecipazione di esperti di geopolitica ed Europa orientale in un’atmosfera di aperto confronto tra posizioni molto diverse riguardo la crisi ucraina.
I lavori sono stati aperti dai saluti del Prof. Paolo Sellari, Direttore del Master in Geopolitica e Sicurezza Globale della Sapienza, che a sua volta ha portato i saluti istituzionali di Tiberio Graziani, Presidente dell’IsAG. Accennando alla grandissima attualità del tema affrontato dalla conferenza Sellari ha evidenziato, poi, come incontri del genere contribuiscano a ricondurre la geopolitica nel suo ambito scientifico, soprattutto in questo periodo nel quale si tende ad abusare di questo termine, facendone spesso un uso improprio.
Il Dott. Matteo Marconi, tutor e docente del Master in Geopolitica e Sicurezza Globale nonché moderatore del dibattito, ha definito l’evento organizzato dall’IsAG una «presentazione ma, al contempo, anche una discussione critica del testo», considerando quest’ultimo un contributo di alto livello pubblicato nel frangente in cui gli argomenti storici trattati sono nel pieno del loro svolgimento.
Il Prof. Roberto Valle, docente di Storia dei Paesi slavi presso l’Università Sapienza, ha sostenuto apertamente che per comprendere a pieno la natura del conflitto attuale è necessario prendere in considerazione il Kulturkampf esploso all’inizio del XIX secolo e che ha contrassegnato la storia dell’Ucraina nella formazione di una sua narodnost’, ossia un’identità nazionale. Valle ha precisato che la questione ucraina è un prologo della fine dell’ordine europeo post-moderno, ma non solo: è anche un’occasione per ripensare a questo, auspicando un’Europa strutturata in maniera «polifonica». A ciò ha fatto seguito una disamina delle storiche contrapposizioni russo-ucraine: il problema ortodossia-uniatismo, la questione golodomor, l’opposizione Pietro I-Mazepa e lo schieramento dei due popoli durante la Seconda Guerra Mondiale. La Russia, che secondo Valle non è interessata alla disintegrazione dello Stato ucraino, ma alla sua decostruzione, tenta di risolvere la delicata questione attraverso un compromesso da raggiungere con USA ed UE, un accordo che varrebbe anche come implicito riconoscimento dell’Unione Eurasiatica da parte di questi ultimi.
Il Dott. Marconi, successivamente, ha evidenziato tutta la contraddittorietà del comportamento delle forze in gioco (quella russa e quella occidentale): entrambe, pur sostenendo la sovranità ucraina, non si sono fatte scrupolo nel violarla al fine di perseguire i loro scopi. La Russia, minacciata dall’Occidente su quattro fronti (economico, politico, simbolico e strategico), ha intenzione di destrutturare l’Ucraina tramite la riunificazione della Crimea ed il conflitto nel Donbass, approfittando, dunque, delle sue divisioni interne, proprio quelle divisioni che hanno contribuito a trasformare questo Paese in un terreno di scontro tra imperi definiti ancora «timidi» dinanzi alle loro prerogative. In conclusione, Marconi ha tenuto a sottolineare come l’epoca attuale, contraddistinta dalla globalizzazione, sia, principalmente, l’«epoca degli imperi».
Il Dott. Dario Citati, Direttore del programma «Eurasia» dell’IsAG, ha provveduto a tracciare un’analisi dei rapporti UE-Russia intercorsi prima del conflitto ucraino e contrassegnati, da parte russa, da buone relazioni bilaterali con molti Paesi europei, dalla volontà di abolire i visti per ragioni commerciali e dal progetto di sviluppo di un libero mercato da Lisbona a Vladivostok. Considerate queste ottime premesse, secondo Citati, la Russia non è mai stata interessata alla rottura dei rapporti con l’Europa. Le sanzioni anti-russe (che ricordano, a tratti, le prerogative del vecchio CoCom, ossia ostacolare le relazioni economiche con il blocco socialista) le trattative riguardanti il TTIP ed il lobbismo che ha causato il fallimento del progetto South Stream costituiscono la prova di come agli USA faccia comodo tenere divise Europa e Russia, anche spingendo per un’Ucraina unita ed orientata verso il blocco NATO. Gli USA, secondo Citati, hanno tratto giovamento anche dalla riunificazione della Crimea alla Russia, potendo, in questo modo, attrarre verso di loro la restante Ucraina, ben consci dell’ «artificialità» e delle divisioni interne di questo Paese. Citati ha poi sottolineato il comportamento contraddittorio che caratterizza entrambe le parti: l’Ucraina delegittima politicamente i separatisti delle regioni di Doneck e Lugansk accusandoli di «terrorismo», salvo, poi, sedersi insieme a loro al tavolo delle trattative; la Russia, dall’altra parte, si rapporta col blocco NATO in maniera ambigua, poiché si contrappone ad esso nel difendere i propri interessi strategici in Ucraina, ma si astiene dall’ostacolarlo su altri fronti come accade, ad esempio, in Afghanistan.
La parola è passata, dunque, all’autore del libro, il Prof. Eugenio Di Rienzo, che ha chiarito la motivazione che giustifica la pubblicazione del suo nuovo contributo: l’indignazione nei confronti dell’atteggiamento parziale e pressappochista con il quale i mass-media trattano l’argomento. Il colpo di Stato ucraino, secondo Di Rienzo, è solo l’ultimo atto di una strategia pensata per minare le basi geostrategiche della sicurezza russa, spingendo Kiev tra le braccia della NATO. L’autore del libro ha, poi, paragonato con preoccupazione l’attuale periodo di tensione al 1914, visto l’accerchiamento che la NATO sta conducendo nei confronti della Russia disponendo truppe in Lituania e Polonia. La riannessione della Crimea, per Di Rienzo, è soltanto una manovra difensiva attuata dalla Russia al fine di difendere il suo sbocco ai mari caldi. Il Professore ha, infine, auspicato la collaborazione russo-europea, dal momento che proprio la Russia potrebbe essere il partner ideale nella lotta condotta dall’Occidente nei confronti dell’integralismo islamico, una «grande sentinella d’Europa ad Oriente» ricordando le parole del celebre scrittore russo Aleksandr Puškin. Estromettere la Russia dal discorso europeo, per Di Rienzo, potrebbe risultare un grave errore strategico, considerando anche il possibile bipolarismo futuro USA-Cina.
I lavori sono stati ultimati da un vivace dibattito che ha coinvolto alcuni ospiti presenti in sala: il Generale Massimo Coltrinari, Direttore del Programma “Armi e strategie” dell’IsAG, ha spiegato come, in questo momento, la NATO non abbia la forza sufficiente per approntare una campagna offensiva in Ucraina. Stesso discorso vale per la Russia, che ha dovuto ricorrere ai separatisti per difendere i propri interessi strategici nella zona, rischiando di perdere il controllo della situazione.
In seguito, l’Ambasciatore Guido Lenzi ha precisato che gli accordi relativi all’espansione della NATO, presi all’epoca con l’URSS, sono stati, di fatto, annullati, vista la successiva comparsa di attori geopolitici nuovi. Secondo Lenzi, la NATO credeva di poter collaborare proficuamente con la Russia; l’ascesa al potere di Putin è coincisa con una drastica inversione di rotta: ne sono una prova le prevaricazioni russe verso l’ex-Presidente ucraino Janukovič nel momento delle trattative riguardanti l’avvicinamento dell’Ucraina alla zona UE, vero timore russo, secondo Lenzi. Il Prof. Antongiulio De’ Robertis, al contrario, ha esternato il suo disappunto in merito al comportamento della NATO, colpevole di aver smesso di perseguire l’obiettivo della stability, finanziando la rivolta di Maidan. La Russia, secondo De’ Robertis, si sta soltanto difendendo dalla rottura degli accordi precedentemente stipulati con l’Occidente.
Il dibattito è stato concluso dagli interventi del Ministro Consigliere presso l’Ambasciata ucraina a Roma, Yevgheniy Yenin e dal Terzo Segretario dell’Ambasciata russa, Artem Kalabukhov: per il primo, l’Ucraina è pronta a riconoscere ampia autonomia al Donbass soltanto dopo lo svolgimento di regolari elezioni con il controllo della comunità internazionale. Yenin, considerando la Russia provocatrice del conflitto ed invocando la protezione e la solidarietà politica ed economica dell’Europa, ha, poi, sottolineato quanto sia pericoloso giustificare la politica di Putin ed avallare le motivazioni russe. In risposta, Kalabukhov ha ribadito la totale estraneità della Russia nel conflitto e la totale assenza di truppe russe nelle aree di guerra, notizia confermata, peraltro, anche da generali ucraini e francesi. Ha ribadito la totale legalità della riunificazione crimeana avutasi tramite regolare referendum, confermando la disponibilità al dialogo della Russia a differenza della controparte ucraina che, secondo Kalabukhov, «vuole andare fino in fondo».
(Testo di Giannicola Saldutti, foto di Giorgia Licitra e Anastasia Latini)