Il discorso dell’avvocaticchio, la riflessione del burocrate, la meditazione del privilegiato. Il coniglietto Giorgio, nel senso di Napolitano, ha continuato la penosa tradizione dei capi di Stato italiani che firmano leggi incostituzionali, che danno l’incarico di presidente del consiglio e sottoscrivono la nomina a ministro di persone che non hanno alcun merito per ricoprire alte cariche istituzionali.
Rappresentazione metaforica del capo dello Stato italiano
Gli italiani hanno paura, si trovano a un passo dalla disperazione, chissà quanti meditano il suicidio per l’orrore di un avvenire segnato da mostruosità e da un’illegalità incontenibile. E le istituzioni rispondono lasciando devastare il territorio, togliendo diritti al lavoro, lasciando morire le imprese piccole e medie, promettendo riforme che non si fanno mai e soprattutto evitano accuratamente di dare speranza, di saper interpretare il bisogno di fiducia e di coraggio degli italiani.
Napolitano, come per un certo periodo Mario Monti, è stato però esaltato come il salvatore della patria e protetto e venerato come una divinità laica dai giornali di potere, da Eugenio Scalfari e da altri fenomeni che obbediscono solo a rigide opportunità. La stampa non ha lavorato per gli italiani ma per il potere: qui il Watergate non sarebbe mai stato scoperto. E quali contropoteri ci sono in Italia? Il frammentario e rutilante mondo di internet, le conversazioni tra la gente, al bar, nei luoghi di lavoro, nella vita di ogni giorno. Ma è un pulviscolo di ragioni che non si incontrano. Il sentimento dei cittadini è un indicatore fondamentale, e per questo i politici non hanno voluto dire la verità. Chi lotta nei partiti per il rinnovamento sappiamo come viene trattato dai padroni delle acciaierie e delle ferriere.
I politici non hanno rivelato i rischi della crisi. Non hanno detto che una generazione non avrà nulla. Mario Monti, gelido come un killer, l’ha detto. E’ stato sincero ma non ha rimediato al disastro.
E i politici continuano a non dirci la verità sui pericoli che corriamo.
Napolitano è stato così immorale da firmare il lodo Alfano, clamorosamente e palesemente incostituzionale. E’ riuscito a dare il terzo incarico di presidente del consiglio a un editore dotato, in quanto imprenditore, di un potere enorme e quindi ineleggibile, e a considerare persone degne della carica di ministro
napolitano (Photo credit: vignettando con Dario Levi)
anche la showgirl Mara Carfagna, duramente criticata nel suo stesso partito perché candidata al Parlamento scavalcando persone “più meritevoli”. Elencare quel che ha firmato e accettato Napolitano, ciecamente e senza dire una parola come suo dovere (perché è capo di stato degli italiani, non solo garante di un sistema formale di regole) richiederebbe ore. Condoni fiscali, scudo fiscale, leggi ad personam, decreti ultracomplessi pieni di norme e tematiche molto diverse tra loro, che richiedevano un esame approfondito e he invece l’ex premier imputato e condannato ha voluto far passare con il pretesto dell’urgenza. Napolitano ha replicato solo inviando “osservazioni” a tali abnormità, osservazioni ovviamente mai tenute in considerazione.
Il coniglietto Giorgio non è stato il primo a scaldare la poltrona favorendo delinquenti conclamati. In Italia i presidenti della repubblica firmano leggi che hanno dell’incredibile, come la legge De Lorenzo, il noto ladrone. Quella legge del ’92 dava a Formigoni e alla sua cricca la possibilità di distruggere la sanità. Le proteste non servirono a nulla. Viene tanto esaltato Pertini, ma chi ha aperto la strada a un ladrone come Craxi? Che istituzioni abbiamo avuto? L’ultima vergognosa scelta è stata quella di sciogliere le Camere pochi giorni prima – bastava aspettare il 31 dicembre – che i nuovi referendum sul lavoro e le pensioni ecc. avessero valore. Uno schiaffo pieno di prepotenza e supponenza a 500mila italiani.
La sinistra condannata all’eterna opposizione avrebbe dovuto tutelarci: non l’ha fatto, non ci è riuscita, ha fallito governando poco e in modo non molto dissimile dai predecessori di questo Stato altamente immorale. E ora ci riprova.
Napolitano a volte ha segnalato la procedura incongrua – abuso di voti di fiducia, “riforme della scuola” che gridano vendetta, regali agli amici dei politici che fanno paura – ma ha sempre lasciato fare. Ha firmato, come avesse voluto leggere le fiabe di Andersen e avesse dovuto firmare la richiesta di prestito in biblioteca. Di questo passo, considerando la nostra repubblica come un banale elenco di regole, si troverà sempre l’astuto personaggio che aggirerà le formalità. E’ il momento di far politica mettendoci l’anima e cambiando le cose. Il baratro, altrimenti, ci aspetta.
Napolitano è espressione di un’élite gerontocratica di sinistra che non vorremmo più vedere perché non ha saputo ostacolare in alcun modo il malaffare. Berlusconi e i suoi hanno fatto tutto quello che hanno voluto dagli anni Sessanta in poi, continuando ancor oggi a minacciare una magistratura iperprudente che non li ha mai ostacolati veramente.
E non solo la politica richiede un impegno appassionato, straordinario, deciso, serio, ma qualunque attività che abbia un rilievo pubblico.
Credo che sia ovvio questo. Ma se dobbiamo continuare a sorbirci fiabe e panzane assurde, è meglio leggere Andersen e pensare a lavorare se si può.