Votare un candidato i cui elettori si vergognano di firmare, un giovine liberista privo di un disegno (al massimo presenta qualche bozzetto), uno che di politica estera non parla mai, ma come si fa? Il consigliere regionale veneto Graziano Azzalin (Pd), un bersaniano, mette in guardia gli elettori di una Regione che potrebbe aprire le braccia al sindaco fiorentino, diventando una sorta di sua seconda patria elettorale. Il territorio a volte dà l’esempio ai potenti: riuscirà di nuovo a competere col folle potere dei massmedia? Segue la lettera del compagno Azzalin
Alcune riflessioni dopo il monologo del candidato alle primarie del Pd Matteo Renzi a Rovigo
Ieri a sentire Matteo Renzi, c’ero anch’io, bersaniano convinto. Aldilà dell’indubbio valore aggiunto del sindaco di Firenze, non solo al dibattito interno al Pd, ma all’intera riflessione politica, trovarmi accanto a sostenitori di Lega e Pdl mi ha fatto un certo effetto. E se è vero che per vincere è necessario allargare i propri confini, è bene chiedersi cosa implichi. Per questo, è inevitabile che quanti andranno a votare alla primarie accettino di sottoscrivere un “patto”, dichiarando di riconoscersi non solo nel volto di uno o dell’altro candidato, ma dell’intera impostazione politica del centrosinistra che quel candidato esprime: le resistenze di fronte alla regola, naturale per chi volontariamente sceglie di partecipare ad una consultazione interna ad uno schieramento politico, di essere indicati come appartenenti a quello schieramento sono inaccettabili. La pubblicazione on-line dei nomi di chi parteciperà alle primarie non pone problemi di privacy: chi li solleva, vuol dire che si vergogna di votare per il centrosinistra. Ma questo è un problema degli (ex?) elettori di un centrodestra privo di idee e di candidati.
La parola d’ordine “rottamare” esercita inevitabilmente una forte attrazione in un momento in cui la politica tradizionale è in crisi. Crisi che, è bene ricordarlo, riguarda in primo luogo quella classe politica di centrodestra che negli ultimi vent’anni ha governato a Roma come a Milano e che oggi, travolta dagli scandali e “abbandonata” da Berlusconi, sembra alla deriva. Il Pd, che avrà tante pecche, ma resta un partito con valori, principi, struttura e base, è al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica e il suo dibattito interno è aperto e democratico. E’ ciò per cui, chi ha lavorato per la costruzione del Pd, aveva come obiettivo: farne il baricentro di una nuova politica, diversa ed alternativa nelle forme e nei contenuti rispetto a quella del centrodestra.
E’ evidente che certe forme siano da rivedere, così come è giusto che certi personaggi facciano un passo indietro lasciando spazio a volti nuovi. Cosa che per altro, come conferma l’ascesa di Renzi, nel Pd è già in atto. Il problema, dunque, riguarda i contenuti. Su questo il Pd si deve interrogare, perché un conto è trovare un leader che raccolga consensi più larghi possibili, un conto è snaturare il proprio bagaglio valoriale. Renzi si pone come “postideologico” e rifiuta l’etichetta di “prodotto commerciale”, tuttavia è proprio questo il punto dolente. Nulla di male se piace anche al centrodestra, qualche problema in più se piace di più all’elettorato dell’altra parte politica che a quello che dovrebbe essere il suo. E, soprattutto, se il motivo è sì il suo carisma, ma, in particolare, la sua visione di una politica liquida, destrutturata, personalistica e priva di una visione complessiva. Sull’economia, Renzi nicchia e strizza l’occhio al liberismo spinto, sulla politica internazionale dice poco o nulla. E limitarsi a bollare queste critiche come attacchi personalistici di veterocomunisti, è una tattica che forse paga, come insegna l’esperienza del berlusconismo, ma appare una furba scappatoia. Il muro di Berlino è crollato e nessuno si sogna di ricostruirlo, ma i conflitti sul tema del lavoro, le disuguaglianze economiche, i problemi della fetta sempre più ampia di cittadini che non hanno accesso ai servizi essenziali, la compressione di tutti i diritti, questi purtroppo esistono ancora. Di questo si deve occupare la politica con la P maiuscola.
Graziano Azzalin
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