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Il conto salato dell'ignoranza

Creato il 13 agosto 2015 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1

Il conto salato dell'ignoranza


Ricorderò sempre le parole della spilungona della classe, quella con le tette grosse e i capelli lunghi. Quel fare altezzoso di chi cammina a due metri da terra, convinto di sputare su tutto e tutti e non inciampare mai.

Era la mattina degli orali, l'ultima prova della maturità.

Il futuro sulla bocca di tutti, il mio invece cresceva silenzioso, nella mia testa, in mezzo alle lacrime di un pianto isterico, liberatorio.

"È finita - dicevo a me stessa. È finita davvero".

Dentro quella scuola, sbagliata e illuminante, ho seminato il mio futuro. Ho iniziato a farlo senza rendermene conto, senza prevedere nulla.

Il mio professore di Lettere che diceva "Valentì, zitta e scrivi!", io che lo guardavo e già sapevo che non avrei potuto dirgli "grazie" abbastanza.

In quella scuola sbagliata, fatta di derivate e sistemi, circuiti complessi e linguaggi alfanumerici, io ho trovato me stessa.

Già, quella morta di fame che si permette addirittura il lusso di studiare Lettere all'università.

Capii che Lettere era la mia strada, la mia possibilità migliore o semplicemente l'unica possibile.

Volevo insegnare, volevo scrivere, fare la giornalista...

Ed eccomi qui, a trent'anni, che tento disperatamente di far fare i compiti a mio figlio, sette anni.

Che tento di mantenere un decoro, un ordine, un senso del pudore e un occhio sempre aperto, l'altro ancora di più.

La tovaglia ancora sporca, i piatti da lavare, la cesta della biancheria gonfia e minacciosa.

Sono una donna ordinaria o fuori dal comune?
Giusta o sbagliata?

Me la cavo, nonostante non abbia una risposta.

D'altronde, chi può avere la risposta?

" Stefano Feltri però ha detto che tu, laureata in lettere, nun c'hai capito proprio gnente. Non solo, co 'sti tempi de crisi te sei permessa pure de fa Lettere, la filosofa, l'aristocratica che penza. Penzi, penzi e t'aripenzi...ma che c'avrai mai da penzà?"

"Va' su Wikipedia e fatte n'idea".

1984, giornalista e scrittore italiano.

Questa storia potrebbe finire qui, ma io vado avanti perché sono capocciona, laureata in Lettere, cosa vuoi...estremista, qualcuno direbbe.

Laureatosi alla Bocconi - mmm, e me cojoni!

(Me l'hanno insegnato all'università!!!)

Io alla Sapienza di Roma, pensa.

Radio 24, Il Foglio, quattro pubblicazioni all'attivo...

Un economista coi fiocchi!

Oggi Stefano Feltri scrive questo, sulle pagine de...sì, lo ripeto: IL FATTO QUOTIDIANO.

Tra qualche settimana molti studenti cominceranno l'università. I loro genitori che si sono laureati circa trent'anni fa potevano permettersi di sbagliare facoltà, errore concesso in un'economia in crescita. Oggi è molto, molto più pericoloso fare errori. Purtroppo migliaia e migliaia di ragazzi in autunno si iscriveranno a Lettere, Scienze politiche, Filosofia, Storia dell'arte.

"Mamma, perché questo signore ha scritto purtroppo?"

"Amore...PURTROPPO esistono al mondo persone molto, molto pericolose e ignoranti. Ecco, impara a riconoscerle. È molto, molto importante che tu legga certe cose. Fanno l'effetto della spremuta d'arancia che mamma ti prepara dopo la scuola. Le vitamine, ricordi?"

"E io devo bere tutto? Come la spremuta?"

"Bevi, ma poi sputi ciò che non ti piace. Ok?".

È giusto studiare quello per cui si è portati e che si ama?

La domanda, tuttavia, è un'altra.

È giusto studiare quello che mi suggerisce Stefano Feltri su Il Fatto Quotidiano?

La risposta è facile facile. Giuro!

I ragazzi più svegli e intraprendenti si sentono sicuri abbastanza da buttarsi su Ingegneria, Matematica, Fisica, Finanza. Studi difficili e competitivi.

Aspetta aspetta, guarda. Feltri ha la risposta che cerchiamo.

"Pensa te, troppo forte st'economista oh. Mesà che faccio economia pure io - bella zì".

Soltanto se si è ricchi e non si ha bisogno di lavorare, dicono gli economisti. Se guardiamo all'istruzione come un investimento, le indagini sugli studenti dimostrano che quelli più avversi al rischio, magari perché hanno voti bassi e non si sentono competitivi, scelgono le facoltà che danno meno prospettive di lavoro, cioè quelle umanistiche.

"Ah...ma è solo un'altra cazzata".

[...]fare studi umanistici non conviene, è un lusso che dovrebbe concedersi soltanto chi se lo può permettere. L'Italia è il Paese dove questo fenomeno è più marcato. Ma finché gli "intellettuali pubblici" su giornali e tv continueranno a essere solo giuristi, scrittori e sociologi, c'è poca speranza che le cose cambino.

Amore di mamma, adesso sei troppo preso da Nicky, Ricky, Dicky and Dawn, ma un giorno mamma ti racconterà una storia. Una storia bella, di quelle che piacciono a te e a tuo fratello.

Parla di una ragazza coraggiosa e ordinaria, che amava tanto i libri e i film in bianco e nero. Una ragazza che, dopo aver scelto la scuola per accontentare gli altri, ha scelto Lettere per accontentare se stessa. Quella ragazza poi è diventata donna, lungo i corridoi di un'Università statale, pagata dal padre, con tanti sacrifici. Ha pianto lacrime vere lì dentro, c'ha lasciato l'anima e tutto ciò che aveva.

Il giorno della tesi, quella ragazza era proprio cambiata. Non era più una bambina sprovveduta, ma una donna un po' stanca e tanto fiera di sé.

Quel giorno c'eri anche tu.

E tuo fratello tirava calci forti, decisi, quasi pronto a venire al mondo.


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