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Il coraggio di Emil

Creato il 26 marzo 2014 da Simo785

A cura di Bruce Wayne

Emil Zatopek è stato molto a lungo un vero e proprio mito. Fu il primo, nel 1951, a coprire venti chilometri in corsa in meno di un’ora, e lo stesso fece nel 1954 coi dieci chilometri, che impiegò 29 minuti a percorrere. Tutto questo gli diede l’opportunità di essere ricoperto di onori nella sua patria, la Cecoslovacchia, dove il partito comunista gli diede l’incarico di colonnello dell’esercito e lo riconobbe come una voce influente nelle “stanze dei bottoni” nazionali.

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Tuttavia Zatopek commise un grave errore. Perché nel 1968, mentre nel resto del mondo la protesta giovanile infiammava predicando la necessità di portare “la fantasia al potere”, nella sua Cecoslovacchia il leader Alexander Dubcek avviò una politica riformista tesa a democratizzare il Paese. Una linea che Zatopek appoggiò incondizionatamente fin dal gennaio di quello stesso anno – Dubcek aveva preso il potere quattro giorni dopo Capodanno –, malgrado fossero ben noti a tutti i malumori con cui l’Unione Sovietica accoglieva quelle novità.

L’esito di quella situazione è cosa risaputa. La “primavera di Praga” poté durare fino ad agosto, perché il 20 di quel mese l’Unione Sovietica ed i Paesi alleati del Patto di Varsavia – eccezion fatta per la Romania – inviarono un contingente armato pronto ad occupare la Cecoslovacchia  ricondurre il tutto entro binari più ortodossi. Emblema di quella vicenda rimase Jan Palach, studente praghese che si diede fuoco di fronte ai carri armati sovietici in segno di protesta. Ma Zatopek non fece marcia indietro, ed anzi continuò a rivendicare la necessità di una svolta democratica nei Paesi ad Est della “cortina di ferro”, tanto che perse le cariche a cui aveva avuto modo di accedere negli anni precedenti.

Per una curiosa coincidenza della storia, era quello l’anno in cui, alle Olimpiadi di Città del Messico, gli americani di colore John Carlos e Tommie Smith alzarono al cielo il pugno sinistro in nome del “black power”. Qualcosa cambiava, anche se ancora oggi non si può dire di aver ultimato il cammino allora avviatosi.

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