In attesa degli eventi italiani che ci porteranno ai cambiamenti necessari per inoltrarci nel futuro, uno stacco mentale, una sana fuga nel passato per esplorare l’evoluzione raggiunta da Degas nella pratica del nudo, dall’approccio accademico e storico dei suoi esordi all’iscrizione del corpo nella modernità nel corso della sua lunga carriera in un documentario dal titolo “Il corpo nudo” in onda su Sky arte.
Donne che si lavano in un catino o in una tinozza, era una sfida contemporanea. Donne nella loro intimità. Corpi nudi come nessuno li aveva ancora rappresentati. Questa precisa volontà spiega lo studio di un numero rilevante di pose che rappresentano altrettanti potenziali elementi da inserire nella composizione finale. Tra tutti gli artisti del suo tempo Edgar Degas è quello più interessato al nudo, che comprende gran parte della sua opera. Solo Renoir avrebbe potuto fargli concorrenza, ma a differenza di Degas, Renoir non dipinge nudi in pose ancora sconosciute. D
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Nel 1886 prende parte all’ultima mostra impresionista ed è la prima volta che espone così tanti nudi. Nudi presentatai con un titolo banale, “Donne al bagno”.Una serie di donne che fanno il bagno, che si lavano, si asciugano, si pettinano e si fanno pettinare. Fanno scalpore, e tutta la critica ne parla, chi lo accalama per il rigore dei suoi temi naturalistici e chi lo critica aspramente scandalizzati da donne accovacciate. Torsioni che li rendono vivi tra schiuma e acqua, mani che si toccano il fondoschiena, gesti naturali descrittivi che sottolineano l’essenza dell’arte di Degas. Una gestualità sorprendente che supera la posa. Degas usa e predilige il pastello, una tecnica che gli permette di tradurre subito in colore il gesto veloce del disegno. A differenza della pittura ad olio, non bisogna attendere che sia asciutto per passare un altro strato. L’artista può tornare più volte sulle linee per tradurre le vibrazioni della luce sui corpi. Degas cerca di superare i rivali che la critica chiama impressionisti. Anche lui è etichettato come tale, ma lo accetta solo per mostrare le sue opere. Non si sente impressionista.
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Quello che cerca con la frenesia del voyeur non è il corpo nudo, ma i gesti, la posa, i movimenti, gli atteggiamenti che solo l’intimità permette. Non sceglie il percorso dei suoi amici impressionisti, rivolge lo sguardo alle persone che incontra, gente normale che gli permette di rimuovere la visione accademica comune del corpo, per analizzare nuove pose, di cui nessuno prima di lui si era mai occupato. Ecco allora l’attimo fugace delle sue ballerine, il prima o il dopo dell’azione. Quello che lo incanta è il gesto, l’immediatezza. Ballerine che non ballano, ma si sistemano i vestiti, si riscaldano, si preparano per la scena, si riposano. Lo chiamano “il pittore delle ballerine” ma la danza è un pretesto per dipingere gesti, movimenti, tessuti. Lui vuole il momento estetico fissato sulla tela, la sua armonica rappresentazione.
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