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Il corpo nudo

Creato il 25 febbraio 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Sky-Arte-HDIn attesa degli eventi italiani che ci porteranno ai cambiamenti necessari per inoltrarci nel futuro, uno stacco mentale,  una sana fuga nel passato  per esplorare l’evoluzione raggiunta da Degas nella pratica del nudo, dall’approccio accademico e storico dei suoi esordi all’iscrizione del corpo nella modernità nel corso della sua lunga carriera in un documentario dal titolo “Il corpo nudo” in onda su Sky arte.

Donne che si lavano in un catino o in una tinozza, era una sfida contemporanea. Donne nella loro intimità. Corpi nudi come nessuno li aveva ancora rappresentati. Questa precisa volontà spiega lo studio di un numero rilevante di pose che rappresentano altrettanti potenziali elementi da inserire nella composizione finale. Tra tutti gli artisti del suo tempo Edgar Degas è quello più interessato al nudo, che comprende gran parte della sua opera. Solo Renoir avrebbe potuto fargli concorrenza, ma  a differenza di Degas, Renoir non dipinge nudi in pose ancora sconosciute. D

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egas  esalta la schiena, il collo, le anche, i piedi e mette in volto in secondo piano addirittura lo nasconde, quello che lui vede e vuole far vedere sono i corpi che si muovono liberamente.

Nel 1886 prende parte all’ultima mostra impresionista ed è la prima volta che espone così tanti nudi. Nudi presentatai con un titolo banale, “Donne al bagno”.Una serie di donne che fanno il bagno, che si lavano, si asciugano, si pettinano e si fanno pettinare. Fanno scalpore, e tutta la critica ne parla, chi lo accalama per il rigore dei suoi temi naturalistici e chi lo critica aspramente scandalizzati da donne accovacciate.  Torsioni che li rendono  vivi tra schiuma e acqua, mani che si toccano il fondoschiena, gesti naturali descrittivi che sottolineano l’essenza dell’arte di Degas. Una gestualità sorprendente che supera la posa. Degas usa e predilige il pastello, una tecnica che gli permette di tradurre subito in colore il gesto veloce del disegno. A differenza della pittura ad olio, non  bisogna attendere che sia asciutto per passare un altro strato. L’artista può tornare più volte sulle linee per tradurre le vibrazioni della luce sui corpi.  Degas cerca di superare i rivali che la critica chiama impressionisti. Anche lui è etichettato come tale, ma lo accetta solo per mostrare le sue opere. Non si sente impressionista.

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A differenza degli Impressionisti, Degas non amava lavorare “en plen air”, preferendo decisamente la luce artificiale degli interni, che gli dava una maggiore libertà e la possibilità di manipolare i soggetti e modificarne a suo piacimento la “posa”, nella quale nulla, secondo quanto diceva egli stesso, doveva essere lasciato al caso. Preferiva l’intimità dell’atelier, è un artista che si concentra più sulla figura umana che sul paesaggio. Preferisce decrivere la vita del suo tempo, vuole distinguersi e corre da solo. È questo quello che vuole, entrare nella storia della pittura come innovativo coi i suoi nudi inediti e imporsi sul realismo. Nudi precedenti, bucolici e accademici di Manet, nudi che si prestano ai simbolismi e allegorie. Lui vuole altro, vuole essere un contemporaneo. Lui vede le sue donne, che si lavano, si pettinano, si asciugano insomma sono immerese nella vita quotidiana. Non modelle abituate a pose accademiche, donne  accovacciate, chine sul proprio corpo, che si toccano i piedi, la schiena le ascelle, immerse nella quotidianità con la naturalezza delle pose. ” le mie donne sono persone semplici, oneste che non si occupa d’altro che della propria cura fisica, io le mostro senza civetteria come se le osservassi dal buco della serratura”.

Quello che cerca con la frenesia del voyeur non è il corpo nudo, ma i gesti, la posa, i movimenti, gli atteggiamenti che solo l’intimità permette. Non sceglie il percorso dei suoi amici impressionisti, rivolge lo sguardo alle persone che incontra, gente normale che gli permette di rimuovere la visione accademica comune del corpo, per analizzare nuove pose, di cui nessuno prima di lui si era mai occupato. Ecco allora l’attimo fugace delle sue ballerine, il prima o il dopo dell’azione. Quello che lo incanta è il gesto, l’immediatezza. Ballerine che non ballano, ma si sistemano i vestiti, si riscaldano, si preparano per la scena, si riposano. Lo chiamano “il pittore delle ballerine” ma la danza è un pretesto per dipingere gesti, movimenti, tessuti. Lui vuole il momento estetico fissato sulla tela, la sua armonica rappresentazione.

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Le “ballerine” e “le donne facendo toletta” sembrano lavori fatti in sequenza cinematografica, affascinanti per i tagli altamente innovativi, per le impaginazioni decentrate, per le inconsuete angolazioni. Già ossesionato in gioventù, dal movimento, dall’attimo rubato alle azioni, preludio della coreografia che utilizzerà per tutta la vita, Degas cerca di fermare con il colore un attimo di vita. Realizza così quei quadri di costume. Uno sguardo furtivo che fanno lo stile di questo artista delle linee ondulate, musicali, intime che  arricchiranno  tutta la sua produzione artistica. Una scintilla di colore che colpisce il contenuto. La fugacità di ogni gesto in un’orgia di colori. Estasiato dal corpo e in particolare dai nudi che modellerà all’infinito. Immerso nel piacere di ricominciare a guardare e riprodurre linee, atteggiamenti, forme e colori fino a raggiungere l’astrazione finale del suo ultimo periodo. Via le vasche da bagno, solo le bagnanti, essenza pura, solamente corpi,  in mezzo alla natura, ancora nudi dipinti da Degas fino alla morte.


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