"Il corsetto" - Un racconto a puntate (Parte 2)

Cari lettori e lettrici, eccoci ritrovati per la seconda parte del racconto "Il corsetto".Dopo aver conosciuto Marianne nella prima parte è giunto il momento d'incontrare l'altra protagonista della storia.Per chi si fosse perso la prima parte, la potete trovare Qui . Buona lettura!    IL CORSETTO(parte II) Isabel cercava di stare dritta e di trattenere il fiato più che poteva, mentre la cameriera dietro di lei tirava con foga i lunghi lacci bianchi del corsetto, comprimendole leggermente l’addome e il petto. Altre due cameriere, nella loro austera divisa, si affaccendavano ai suo piedi: una era intenta a imbastire l’orlo della sua ampia gonna di seta amaranto e l’altra, circondata da scatole di diverso colore, le mostrava le scarpette da poter abbinare per il ballo di quella sera. Il ballo in suo onore, voluto dal marito per festeggiare la lieta e tanto attesa notizia: Isabel stava per dare finalmente un erede a Sir Thomas Cavendish. 

Inspirò lasciando entrare quanta più aria poteva nei polmoni e cercò, attraverso lo specchio, di prestare attenzione alle scarpette di raso che la ragazza ai suoi piedi avvicinava alla gonna, per lasciarle valutare il contrasto e l’abbinamento più adeguato. Scarpette rosse, nere, bianche, abbellite con fibbie, paillettes e lustrini luccicanti.«Credo che le bianche siano le più adatte… uff…» espirò rumorosamente quando la cameriera alle sue spalle ebbe passato i lacci in altre due asole del corsetto ed ebbe tirato.«Jane, forse così è troppo stretto… anche se di poche settimane sono in attesa di un bambino, non voglio svenire asfissiata davanti ai miei ospiti e fare una figuraccia.» continuò prima di trattenere nuovamente il fiato.«Sissignora!» rispose Jane allentando la presa.Poco dopo il bellissimo corsetto francese era ben allacciato intorno al busto della giovane donna che poté finalmente rimirarsi allo specchio. Si trattava di un corsetto proveniente da Parigi, appartenuto alla regina Maria Antonietta e che il marito le aveva portato come dono dal suo ultimo viaggio in Francia. Di inestimabile valore, il prezioso capo di abbigliamento si componeva di un corpo centrale retto da stecche mobili che ne consentivano la rigidità, lacci bianchi e spessi per consentirne la chiusura in un disegno di incroci sulla schiena e due spalline di raso finemente lavorate. Due colori si univano in un gioco di ricami intorno al busto: una soffice seta amaranto si stagliava come sfondo e la si poteva intravedere sotto l’intrico di pizzo francese bianco, che sovrapposto ne decorava l'intera superficie, lasciando del colore di fondo scoperte solo le due spalline cascanti. Lungo tutto il perimetro del decolté erano state finemente appuntante delle piccole cascanti gemme di opale bianco e al centro, come un bocciolo sbocciato tra i due seni, un grande rubino, tondeggiante, rosato, pendeva voluttuoso, maestoso, superbo e lussurioso. «Stasera sarai il fulcro della festa, mia cara.» La voce di Sir Cavendish si levò dal fondo della stanza. Le tre cameriere si mossero come sincronizzate e postesi alle spalle della padronatennero il capo chino e la postura dritta in segno di rispetto, pronte a eseguire nuovi ed eventuali ordini.«Oh, Thomas, cosa ci fai qui? Non sono ancora pronta. Come vedi necessito ancora di un acconciatura adeguata per questo nobile capo che indosso» disse la donna voltandosi verso il marito, un tono di stizza nella voce. «Volevo solo assicurarmi che tutto procedesse come stabilito. Dopo le tue continue nausee di questi giorni ero incerto se rimandare o meno questo ballo.» disse l’uomo lisciandosi i baffi neri ben curati e senza accennare ad avvicinarsi. «Sto molto meglio adesso, grazie e poi se dovessimo rimandare questo ballo, Dio non voglia, rischierei di non poter più indossare questo corsetto regale per un bel po’ ed io, perdona la mia vanità, sogno un’occasione come questa da anni.»«Sono sicuro che susciterai l’invidia di molte donne e i desideri di altrettanti uomini. Mi auguro non il mio rammarico a causa della civetteria che ti contraddistingue.» sentenziò l’uomo sulla soglia, con una sfumatura di rimprovero nella voce, lo sguardo fermo e diretto, la postura elegante nel suo completo nero con panciotto. I due coniugi si guardarono un attimo negli occhi, poi Sir Thomasabbandonò la stanza, lasciando dietro di sé una scia di tensione. Appena ebbe richiuso la porta alle sue spalle, con un gesto di stizza Isabel si diresse alla toeletta, seguita da Jane, la sua prima cameriera. Afferrò la spazzola e la passò alla domestica che iniziò a districarle la chioma castana, mentre lei, con mani tremanti di rabbia, apriva il portagioie alla ricerca del gioiello adatto con cui forgiare il suo elegante collo.«Non è sufficiente che l’abbia sposato, nonostante abbia vent’anni più di me; non gli basta che sto per dargli un figlio, no, prima mi vizia come una bambina perché insicuro o pentito di tenermi rilegata qui e poi tenta anche di farmi sentire in colpa se per una volta ostento la mia giovinezza in pubblico.» sbottò cercando lo sguardo della cameriera che, non osando parlare, le stava dividendo i capelli in due grandi ciocche.«Tutto questo è frustrante!» alzò le sopracciglia in modo teatrale: «Cosa pretende? Non lo sa quanto è noiosa la vita in questo maniero? Certo che no! Per lui esistono solo gli affari e i suoi soci del circolo. Mentre io, la sua giovane mogliettina, devo passare tutto il mio tempo qui, lontana dal bel mondo, leggendo i libri della sua biblioteca e passeggiando nel parco. Io voglio vivere, emozionarmi e invece sento che la mia vita sta per finire, proprio ora che metterò al mondo suo figlio.» Si sfogò la donna scoppiando in singhiozzi tanto forti che Jane fu costretta a interrompersi.«Signora, se posso permettermi, vorrei farle presente che per molte donne, la vita non comincia che il giorno in cui possono avere tra le braccia la propria creatura.» osservò la ragazza, timida e imbarazzata. Isabel, che si era portata una mano alla gola e l’altra alla bocca, sollevò gli occhi bagnati di pianto e la fissò attraverso lo specchio, sorpresa. Deglutì e disse:«Non quando il figlio che aspetti è solo la conseguenza di un contratto. Il figlio di un uomo sposato esclusivamente per interesse del proprio padre e per il quale una moglie giovane e devota è solouna proprietà come tante altre.» strillò alzandosi di scatto e battendo con forza una mano sul piano della toeletta facendo tremare gli oggetti ivi posti. Il rubino al centro del corsetto oscillò impetuosamente, riflesso nello specchio. Jane abbassò lo sguardo e strinse la spazzola tra le mani; non sapeva se essere più dispiaciuta per la situazione di quella giovane donna o per la creatura che portava in grembo, ma decise di tenere per sé ogni altra opinione e così rimase compostamente in silenzio, ad aspettare che la sua padrona si calmasse e tornasse a sedere, per proseguire il suo lavoro. Antonella Iuliano
Continua... (a presto con la terza parte)