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Il critico e la scena del contemporaneo

Creato il 12 settembre 2010 da Robertoerre

Palcoscenico

  L'incontro di Bassano del Grappa, in occasione del convegno dedicato alle “Realtà della scena performativa contemporanea” promosso dal Comune di Bassano e Regione Veneto, nell'ambito di Bmotion (festival dedicato alle compagnie giovani dedite alle arti performative), ha sancito la nascita del C.Re.S.Co. - Coordinamento delle realtà della scena contemporanea italiana. Una genesi nella quale è scaturita una dialettica tra coloro che il teatro, in particolare quello dedicato alla scena contemporanea, lo seguono con dedizione e impegno, compreso il ruolo del critico. Nell'accezione più nobile del termine, intesa quale assunzione di responsabilità nel recensire e monitorare l'attività teatrale, la danza, le varie espressioni di performing art, la musica, dove per i critici si intende coloro siano spinti da una sincera passione nel contrastare l'impoverimento culturale nella nostra società attuale. La discussione collegiale e per gruppi di lavoro ristretto ha focalizzato l'attenzione sulle problematiche /carenze strutturali e gestionali (legate in gran parte all'esiguità delle risorse economiche), in cui si ritrova, in particolar modo, l'attività performativa/teatrale di chi opera sulla scena del contemporaneo. Un dibattito dove la figura del critico è rimasta in una posizione marginale, rispetto alla necessità di ridefinire quali compiti svolga. Ha ancora un senso dare vita ad una critica sempre più adottata dalla Rete e sempre meno presente sulla carta stampata? L'atto costitutivo del Coordinamento al quale hanno aderito operatori e artisti, non porta la firma dei critici giornalisti, pur presenti a Bassano. Scelta non dettata da una precisa volontà polemica o di negazione della necessità di creare un organismo a sostegno dell'azione culturale, condivisa da tutti i critici presenti. L'astensione è stata dettata dalla necessità di garantire una funzione di neutralità , a garanzia di un'onestà intellettuale necessaria. Ritengo sia legittimo poterlo segnalare, alla luce delle le motivazioni ascoltate durante la costituzione del C.Re.S.Co, pur convinto della necessità di a fianco di chi lavora nelle diverse realtà sceniche. L'appello di Fabio Biondi, direttore artistico del Teatro dell'Alboreto-Mondaino, ha dato slancio alla necessità di unirsi e compattare le singole peculiarità, capacità, sforzi, talenti, passioni, per dare vita alle quelle “buone pratiche” che Sergio Lo Gatto, (critico teatrale di klteatro.it) afferma come indispensabili per la “salvaguardia e il sostegno alla produzione ....”di tutto quanto appartiene alla sfera di un mondo che io definirei “vicino/lontano”, ovvero il contemporaneo. Lontano non tanto verso l'esterno quanto al suo interno in una dinamica relazionale che coinvolge i critici e il ruolo che vanno a ricoprire. Scrivere e recensire determina delle conseguenze culturali? Oppure è semplicemente un'azione che legittima l'esistenza stessa del critico in funzione di uno scopo ben preciso, grazie al quale le istituzioni politiche, demandate alle politiche culturali, verifichino la rassegna stampa della quantità (e forse qualità) di pubblicazioni a favore di un festival piuttosto che di un collettivo artistico, gruppo o compagnia, a cui segue la decisione di erogare i finanziamenti con più o meno facilità. Siamo coscienti che la qualità e la serietà impiegata nel redigere un giudizio critico, scarsamente retribuita, salvo rare eccezioni, valga, spesso, come presenza numerica al fine di giustificare l' evento teatrale artistico e legittimare il gesto artistico realizzato. L'interrogativo è: cosa vado a provocare con le mie parole di assenso/dissenso nel decretare un giudizio? La risposta più sensata , a mio avviso, la si ritrova nel pensiero del regista Peter Brook, il quale nel suo “Il teatro e il suo spazio”, scrive a chiare lettere chi è il critico: “Colui che rende sempre un importante servizio al teatro quando va a snidare l'incompetenza.... un vero alleato per scoprire chi attraversa il teatro irresponsabilmente.... I nostri rapporti con i critici possono apparire tesi, ma in profondità si tratta di rapporti indispensabili”.

Roberto Rinaldi

  

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