Giancarlo Antonetti e Giulia D’Angelo
Tanto tuonò che piovve…, dopo tutto il clamore che siamo stati capaci di suscitare, l’aforisma, attribuito a Socrate, descrive alla perfezione la riuscita dell’evento che abbiamo organizzato per parlare della marineria sorrentina. Dentro, fuori, sotto, sopra, i nostri amici, vecchi e nuovi, hanno occupato ogni spazio occupabile e la libreria non poteva accoglierne di più già due ore prima dell’ora prevista. E la conclusione della serata non poteva essere migliore, ospiti del prestigioso resort a due passi dalla libreria il The First Luxury Art Hotel Rome dove abbiamo degustato i raffinati vini, il Terre di Ala, un blend di Sauvignon e di Remillon, e il Villa Tirrena, Merlot e Shiraz, offerti dalla cantina Paolo e Noemia d’Amico, sponsor della serata. Per ricordare l’evento proponiamo la sintesi dell’intervento di Giancarlo Antonetti, “custode” della memoria storica della marineria sorrentina presidente di Asso Vela a Tarchia, animatore del trofeo De Martino per gozzi a vela latina che si tiene tutti gli anni a Sorrento.Giancarlo Antonetti
Sabato 29 novembre, nella più antica e prestigiosa libreria del mare italiana fondata da Giulia D’angelo che per l’occasione era gremita di veri appassionati del mare tanto da darmi l’impressione di trovarmi su di una nave al mio comando veramente galleggiante, quanto da sentirne i movimenti di rollio e beccheggio; alle sette della sera mi presentavo come Giancarlo Antonetti il presidente dell’Asso vel’a’ Tarchia Associazione nata per il recupero e la salvaguardia del patrimonio marittimo della penisola sorrentina: le vecchie imbarcazioni, le attrezzature le attività artigianali e le metodologie costruttive dei maestrio d’ascia; in definitiva la memoria storica della marineria Sorrentina.Mi dilungavo un po’ troppo nel raccontare che già dal 1200 durante la guerra tra Angioini ed Aragonesi sull’arenile di Alimuri a Meta si costruivano i primi legni da guerra, che le vicende narrate da coloro che le vissero danno il senso della loro dura esperienza, della rara perizia e dell’intuito personale; che già nel 1719 venne fondato il “monte dei marinai schiavi” per riscattarli dai rapimenti dei pirati barbareschi; che già nel 1782 furono istitute le prima scuole nautiche e che i piccoli paesi della penisola sorrentina pullulavano di armatori, costruttori navali, maestri d’ascia velai, calafati, capitani nostromi marinai e mozzi; che già nel 1862 “L’Associazione di mutua assicurazione della marina Mercantile Sorrentina” iscriveva nei suoi ruoli oltre 400 navi italiani ed estere.
Sorrento
La decadenza della cantieristica sorrentina in legno era da attribuire all’avvento delle navi in acciaio e che gli armatori abituati ad un’economia familiare non ebbero né i mezzi né il credito per poter adeguare le loro flotte e che le tradizione marinara della penisola sorentina resta affidata ai naviganti fedeli e prudenti ancora oggi presenti su tutti gli oceani ed anche alle barche recuperate durante i ventisei anni di attività del Trofeo Eduardo de Martino regata di barche a vela in legno da me ideata nel Golfo di Sorrento Ne ho cosciute tantissime:Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.
Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.
Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.
Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.
Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.
Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche che si graffiano un po’
sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.
Conosco delle barche che non hanno mai smesso
di uscire una volta ancora, ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi fianco a fianco
in avanti a rischio di affondare.
Conosco delle barche che tornano in porto
lacerate dappertutto, ma più coraggiose e più forti.
Conosco delle barche che tornano sempre
quando hanno navigato. Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.
(Jacques Brel).
E con la speranza, che non mi abbandona mai, di conoscere tante altre barche, a Dio piacendo, nelle prossime edizioni del trofeo Eduardo de Martino, ho bevuto un ottimo bicchiere di rosso offerto dagli sponsor della serata, Paolo e Noemia D’amico.
Giancarlo Antonetti