Si sono concluse le audizioni in Senato per la legge sulla scuola. La novità più rilevante è il documento unitario presentato da 32 sigle sindacali. Un documento che va al cuore del problema. Chiamata nominativa, rinnovabilità triennale del contratto, organico funzionale configurano una nuova scuola in cui i docenti -tutti i docenti- perdono autonomia e indipendenza. Cosa che non è nell'interesse della scuola né tantomeno degli studenti. Manca, inoltre, nel disegno di legge un impegni serio per il diritto allo studio.
Se la legge fosse approvata nel testo licenziato dalla Camera, si riprodurrebbe nella scuola la stessa divisione che il jobs act ha portato nel mondo del lavoro privato. Divisione tra vecchi assunti, con relativa sicurezza del posto di lavoro, e neo assunti, sottomessi da subito al contratto triennale. Tuttavia molto presto anche la gran parte dei vecchi assunti perderà le tutele ed entrerà nel calderone del rinnovo triennale (se, per esempio, l'insegnante chiederà e otterrò un trasferimento, o se dovesse finire tra i “perdenti posto”, per via della riduzione della domanda di insegnamento in quell’ambito e per quella materia). Rapidamente l’intero ceto docente si ritroverà più precario ed esposto all’arbitrio di una gerarchia che non si misura con il lavoro quotidiano dell'insegnamento e vuol essere manageriale e iperefficientistica.
Le 32 sigle sindacali chiedono che l’organico per l’autonomia sia utilizzabile solo per il potenziamento dell’offerta formativa, e non per surrogare carenze di organico nei posti comuni o nei posti per il sostegno.
Magazine Società
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