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IL DELITTO DEL DIAVOLO – LE REGINE (1970) di Tonino Cervi

Creato il 06 agosto 2010 da Close2me

il delitto del diavolo le regine“Le frequenti e insistite divagazioni erotiche, il ripugnante realismo di qualche scena di violenza e alcuni risvolti ideologici della vicenda – l’esaltazione della libertà svincolata dalla morale – motivano la classifica IV”. Questo il giudizio lapidario, tratteggiato da una superficialità peculiare di chi non ha compreso l’opera, del Centro Cattolico Cinematografico all’uscita de Le regine.
In realtà risulta più pertinente il sottotitolo del film, che definisce la vicenda che lo spettatore si appresta a vedere una favola thrilling.
“David, amante della libertà, viaggia per il mondo con la moto. Incontra il diavolo sotto vesti umane che con abilità lo indirizza in casa di tre streghe trasformate in stupende fanciulle. Queste lo provocano e lo soddisfano sessualmente fino a sottometterlo. Quando vorrebbe andarsene, rivendicando la sua libertà, viene ucciso”
La pellicola, esplicita metafora del periodo storico della contestazione, della cosiddetta controcultura e dell’emancipazione femminile identifica un’anomala incursione di Cervi nel genere thriller fantastico, strada che il regista abbandonerà immediatamente propendendo per la commedia leggera (Chi dice donna, dice donna, Il turno) o il dramma sentimentale (Ritratto di borghesia in nero). Un vero peccato perché la sensibilità del regista, coadiuvato in sceneggiatura da Benedetto Benedetti ed Antonio Troiso, è parecchio originale ed insolita: principalmente per quanto riguarda il lato visivo della vicenda, autentico pregio che consacra la pellicola ad effettivo status di culto. Scenografie optical o sfacciatamente pop (la cucina delle streghe ne è un esempio esaustivo), tre donne definite da altrettante bellezze, il cui fascino rapisce vicendevolmente lo spettatore ed uno smarrito David/Ray Lovelock. Costumi, accessori ed incredibili acconciature (queste ultime opera del celebre coiffeur milanese Aldo Coppola) completano una messa in scena i cui intenti erano probabilmente di trasmettere atmosfere esoteriche ed arcane ma che, a conti fatti, si dimostra appesantita da un senso estetico di derivazione decisamente psichedelico, indissolubilmente legato al momento storico affrontato dal film. Gianni Santuccio, nel ruolo del diavolo capitalista, è immenso. Lovelock risulta abbastanza in parte (canta anche due brani della colonna sonora) meglio tuttavia il cast femminile, all’interno del quale svetta la presenza di Silvia Monti/Samantha, mai tanto solare ed attraente.
Degna di nota la locandina originale disegnata dal maestro De Rossi, che si integra appieno con la poetica magica e conturbante della pellicola.


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