A cura di Piksi4.
Due personaggi dal carattere agli antipodi, ma con la stessa straordinaria capacità di essere vincenti e di trasformare le loro squadre.
Ancelotti e Simeone, i due trainer che hanno condotto Real Madrid e Atletico Madrid all’atto finale della Champions League 2013-2014, in un derby inedito per questi palcoscenici, hanno in comune l’Italia.
Uno, Ancelotti, ci è nato e ivi ha costruito la sua grande carriera di calciatore prima (soprattutto Roma e Milan) e di allenatore poi (ancora Milan).Esperienze che gli sono servite per accreditarsi come uno dei migliori tecnici del mondo, e per guidare in successione Chelsea, Psg e appunto Real, vincendo titoli in serie.
L’altro, Simeone, è partito dalla natia Buenos Aires per affermarsi sui nostri campi, prima all’Inter poi alla Lazio (un curioso derby, anzi due, nelle frequentazioni societarie, dunque…).
Dopo alcune annate alla guida di compagini argentine, la parentesi al Catania è poi servita al Cholo per spiccare il volo verso la Liga, dove con i colchoneros ha costruito le sue fortune, buon ultimo lo scudetto conquistato sabato scorso.
Uno, l’emiliano Carlo, conosciuto soprattutto per l’aplomb e la calma con cui affronta interviste, confronti diretti e apparizioni in panchina, sempre controllato nelle proprie manifestazioni emotive.
L’altro, il sudamericano Diego, che fa invece della grinta e della determinazione, sublimata nelle prestazioni delle sue squadre, la caratteristica preponderante, incapace di star fermo in panchina, quasi dodicesimo in campo.
Due allenatori tra i più grandi.
Uno ormai affermato e cercato da tutte le migliori squadre europee, l’altro relativamente giovane a questi livelli, ma le cui ultime prove autorizzano a considerare come uno dei futuri crack della panchina.
Il match che si disputerà a Lisbona sabato 24 maggio sarà lo scontro tra le espressioni migliori del calcio europeo di punta, quello spagnolo, campione europeo e mondiale in carica.
Due squadre zeppe di talento (soprattutto il Real) e di atleti determinati a primeggiare, guidate da due ‘prof’ della tattica e della strategia.
Le affinità tecniche tra i due non sono molte, decisamente personale è il modo di perseguire il risultato.
Ancelotti è abituato dai tempi del Milan a gestire primedonne e campioni affermati, e così è stato anche nei passaggi successivi in Inghilterra e Francia, in squadre a cui non mancava certo il denaro e le possibilità di acquisto.
Simeone ha sempre fatto di necessità virtù, allenando a lungo compagini (escluso il River Plate) dal blasone meno glamour, e poi l’Atletico Madrid, cugino povero dei blancos, sempre alle prese col bilancio zoppicante.
Uno più dedito al gioco offensivo , l’altro che basa sulla difesa la forza della squadra.
Il 55enne parmigiano sa come gestire le attese e l’avvicinamento alle grandi partite, ne ha giocate tante sia sul campo che ai bordi dello stesso. Ma dopo la Coppa di Spagna, ha fallito l’attacco allo scudetto, ed ora tutto il popolo del Bernabeu gli chiede a gran voce la ‘decima’ per non rendere poco affascinante il suo primo anno alla corte di Florentino Perez.
Dal canto suo, Diego da Baires arriva alla finale da outsider, senza aver nulla da perdere, per di più con la grande carica e il sollievo di aver già messo in bacheca lo scudetto, coronamento di una stagione fantastica, retta sulle spalle di titolari numericamente limitati ma dal cuore grande come tutto il Calderon.
Se vince il Real, sarà leggenda.
Se sarà l’Atletico a prevalere, sarà miracolo.
Comunque vada, sicuramente vincerà il calcio, di cui Ancelotti e Simeone non possono che chiamarsi maestri.