La redazione. In occasione dell’Expo al Salone del mobile la galleria Paola Colombari di Milano presenta la mostra Religious Contemporary Design. La gallerista presenta un portfolio di designer da Karim Rashid , David Palterer , Antonio Cagianelli , Pawel Grunert, Luca Sacchetti ad Artisti come Blue and Joy , Maïmouna Patrizia Guerresi , Matteo Peretti. L’inaugurazione alla galleria Paola Colombari si inserisce all’interno del Milano design week che coinvolge in fuori salone molte gallerie di via Maroncelli che da alcuni anni sta subendo interventi di riqualificazione urbana. Germinando all’interno di un bacino complesso di teorie che vanno dal Feng Shui allo spirituale futurista, il design spirituale fonda le sue basi sulla trascendenza del materiale, sfruttando i prodotti propri del design, per veicolare dei messaggi di natura animistica. All’interno del filone del design spirituale non esiste tuttavia ancora una direzione univoca e gli artisti che si prestano al gioco molto serio dell’interpretazione della religione secondo forme e materiali propri della contemporaneità si trovano e si esprimono secondo coordinate poliedriche rivelando risultati spesso divergenti tra di loro. C’è chi come Blue and Joy mima e pur deride con cristiana rassegnazione l’amico sulla croce, c’è chi invece adotta uno stile più sommesso nel palese, pur arricchendo il risultato con quell’energia che l’opera spirituale sempre conserva. La mostra The Religious Contemporary Design apre quindi allo studio di una fetta di mercato che solo i futuristi, preveggenti in molti campi degli studi sulle arti visive contemporanee, avevano già affermato. Come si legge nel manifesto firmato da Fillia con Caligaris e Curtoni: “interpretare questa spiritualizzazione meccanica è segnare l’inizio di un’arte sacra moderna”. Superati i cardini dell’interpretazione meccanicistica il design oggi conserva nella serialità quell’aura – cioè quella spiritualità – che l’oggetto unico ha per statuto, sancendo di fatto una democratizzazione dell’arte. Come possono conversare opere cosi diverse tra loro, ancor più come possono dirsi religiose opere che fanno parte del contesto d’uso? L’interrogativo è ancora aperto. Esiste infatti una differenza sostanziale tra l’interpretazione dell’oggetto e la sua contestualizzazione, e il movimento dell’alto genio che l’ha prodotto, più semplicemente esiste una doppia interpretazione del religioso, una interna e propria dell’opera, e una che si affranca al gesto dell’artista come creatore. Nella sintesi tra queste due spinte consustanziali, l’oggetto di design sembra definitivamente pulire gli orpelli di religiosità a cui siamo abituati rendendo sia il simbolico che l’anima contenuta, mostrandosi al pubblico e ai futuri fruitori con un’ironia e una versatilità importanti. Nell’esposizione proposta da Colombari, Pawel Grunert si distingue, indicando un’ opzione molto attuale: combinare naturale ad artificio, funzionalità ad essenza. Il tema della religiosità, troppo spesso chiuso nella sfera propria di incensi e ostensori, si svecchia, pagando così facendo lo scotto della sua secolarizzazione.
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