Magazine Racconti
Titolo: Il DiaconoAutore: Andrea G. ColomboEditore: GargoyleUscita: Ottobre 2010ISBN: 9788889541470Pagine: 488Prezzo: 15 euro
Siamo porte. Ciascuno di noi, ovunque sul pianeta. Varchi spalancati attraverso cui il Male può irrompere e infettare la nostra realtà. Sino a oggi, i varchi erano tenuti sotto controllo da una Volontà più alta e da un delicato equilibrio di forze. Ma come predetto dalle profezie, l’equilibrio è stato spezzato e qualcosa di estremamente pericoloso è riuscito a passare. Qualcosa di così antico da non aver lasciato negli uomini neppure il ricordo di sé. È in mezzo a noi, ora, e si trascina dietro tutto l’orrore che per millenni è stato faticosamente tenuto alla larga da questa realtà.Forse non c’è più alcuna via d’uscita. Forse non c’è abbastanza Bene sulla Terra per contrastare tutta la malvagità che sta per contaminare questo mondo. Forse, la salvezza è nelle mani di un monaco senza memoria, senza nome, senza passato. Un uomo la cui vita e potere sono un enigma che deve essere risolto in fretta, prima che sia troppo tardi. I suoi confratelli lo chiamano semplicemente Diacono ed è il più pericoloso e temuto esorcista che sia mai apparso sulla Terra, dai tempi di Gesù Cristo.Non resta più molto tempo ormai. Lo scontro finale è prossimo. Non ci sarà alcuna pietà. Per nessuno. Il tempo della mietitura è giunto. Tra l’Uguanda, il Brasile, la Spagna, l’Italia e soprattutto la Città del Vaticano, tra arditi andirvieni spazio-temporali rivelatori di una Storia millenaria, un originalissimo affresco terrifico che conferma Andrea G. Colombo scrittore di genere di indubbio mestiere.
Grande esperto di genere, Andrea G. Colombo è nato nel 1968 a Legnano. Ha diretto la rivista “HorrorMania” e ora anima il sito horror.it. Numerosi suoi racconti sono apparsi nella collana Mondadori “Segretissimo”. Il Diacono è il suo primo romanzo e ne parla così: “Da duemila anni a questa parte, pare che le cose non siano essere cambiate granché. La ricerca ossessiva di qualcosa che non possiamo raggiungere o possedere è causa di infelicità: il desiderio per donne o uomini troppo belli, l’invidia per corpi perfetti elevati a modello ed esempio, sono a volte fonte di aberrazioni incomprensibili, di frustrazioni, di insoddisfazione. Credo che oggi ci siano troppe persone infelici per i motivi sbagliati. E temo che la colpa non sia loro, ma di un sistema che induce aspettative e desideri del tutto irrazionali. Se non è opera del Diavolo questa.”
"Farnese guardò il cellulare come se si trattasse di un manufatto alieno.Facendo molta attenzione, quasi temesse di ustionarsi, lo avvicinò all’ orecchio. -Pronto?- -Chi sei?-, chiese di nuovo la voce. Un brivido serpeggiò sulla schiena del cardinale. Farnese sentì all’improvviso diffondersi nell’aria un intenso profumo di viole. Non erano mai state piantate viole nei giardini vaticani. Mai. Infilò la mano sotto la tonaca e impugnò il crocefisso di metallo dell’Ordine. Sentì la pelle delle braccia accapponarsi. -Voglio parlare con il vescovo- disse bruscamente nel microfono. Era un ordine, non una richiesta. -Non puoi- rispose lo sconosciuto. -Dimmi chi sei, coraggio…- insisté. L’aria si fece più fredda. Farnese capì che a Barcellona era successo qualcosa di brutto. Parecchio brutto. Sentì la schiena bagnarsi di sudore. -Fammi parlare col Vescovo. Subito. Te lo ordino in nome del Padre, del Figlio e dello…- La risata che seguì fu fragorosa. -Tu non puoi parlare con nessuno, prete, perché sono morti- . La voce si fece via via più roca e bassa, sino a diventare quasi un ruggito. -Sono tutti morti!-"
La mia recensioneAppartenente all’insolito e ibrido genere letterario dell’horror a sfondo teologico, “Il Diacono” di Andrea G. Colombo è un romanzo di notevole spessore, intenso e colto, degno del miglior Stephen King. In primis per lo stile letterario, una scrittura di altissima qualità, ricca di termini insoliti e originali, di immagini vivide e allo stesso tempo concrete, che pur lasciando spaziare la fantasia del lettore, rimangono saldamente ancorate all’universo del "possibile". È proprio questa caratteristica, infatti, che rende questo romanzo così avvincente e inquietante: gli eventi narrati, per quanto fantasiosi, sono tuttavia possibili, trovano spunto e terreno fertile nella vita di tutti i giorni, nei luoghi – conventi, piazze, ospedali, stazioni – che noi tutti frequentiamo abitualmente. Inoltre la trama presuppone e lascia ampiamente immaginare, un lavoro di ricerca profondo e accurato, che ha spaziato in lungo e in largo tra i misteri della fede e la geografia di luoghi esotici, da sempre impressi nell’immaginario collettivo. Anche la struttura della narrazione – capitoli brevi, continuo cambio di scena e di personaggi, come in un velocissimo dramma da teatro – contribuisce all’unicità di un’opera che porta una ventata di freschezza nel monotono panorama “orrorifico” italiano. La trama, parecchio intricata, è ricca di flashback e personaggi, ma mai confusa, donandoci un epiologo d'effetto: a differenza di quanto accade in altri thriller, infatti, il finale è degno di tale nome, a dimostrazione del fatto che Colombo padroneggia la trama con abilità ed esperienza.
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