Il diario di Cipputi nell'Italia malata

Da Brunougolini
C'era una volta chi scriveva libri sugli operai. Come Gad Lerner (1987 "Operai"). Come Walter Tobagi (1980 "Che cosa contano i sindacati"). Oggi escono molte opere dedicate ai precari giovani e non più giovani. Scelta importante ma che non spiega il silenzio sugli altri, quelli che in teoria sono detentori di un posto fisso, ma che in realtà sono trascinati nella crisi, precari anche loro. Un silenzio spiegato anche dal fatto che i Cipputi non sono più componenti di una classe forte e unita. Oggi sono sparpagliati e divisi, non fanno più paura, non eccitano i cronisti.
Ecco perché è importante il libro di Rinaldo Gianola (Diario operaio, Ediesse). Ha fatto quel che si faceva negli anni di Lerner e Tobagi, ha percorso la penisola per conto di questo giornale e ha poi raccolto l’inchiesta nel volume. Ha interrogato quelli che stanno sui tetti, quelli che vanno in cassa integrazione, quelli ridotti al ruolo di “esuberi”.  Eccolo in Sardegna davanti all'Alcoa presidiata o nell'isola dei cassintegrati per la Vinyls. E’ un lungo viaggio che spazia dai lavoratori dei celebri divani di Natuzzi in Puglia, all’area industriale di Brindisi (124 kilometri quadrati senza un preciso destino economico) alla Fiat di Pomigliano dove i primi colpiti sono i contratti a termine. E poi alla Merloni di Fabriano, il paradiso perduto della lavatrice, nella siderugia di Piombino, alla Omsa di Faenza. Sale al Nord, a Borgosesia dove il settore del tessile-abbigliamento ha perso 27 mila occupati nel 2009. Fino alla Brianza, la Silicon Valley italiana dove si diceva che nascevano più aziende che bambini ma ora sente i primo morsi della crisi.
E poi Milano che aveva 200 mila metalmeccanici e ora è la città dei muratori. Con i caporali sparsi nelle principali piazze a raccogliere mano d’opera a buon mercato. E ancora Brescia, Arzignano, Porto Marghera. E Valdagno dove non c’è più la caduta della statua del conte Marzotto ma ci sono padroncini che prendono giovani in cooperativa  pagati due lire senza certezze.
Scorrono davanti ai nostri occhi – come in un film - i Cipputi dai vari dialetti. Sono le tante facce del lavoro moderno: immigrati, precari, falsi “soci”, la Lega che prende il posto della Dc e i vescovi che suppliscono i partiti di opposizione. Tante storie che parlano di conflitto ma anche di soluzioni. Con l’ex sindaco di Venezia Cacciari che ricorda: "negli anni sessanta e settanta eravamo all'avanguardia nell'ingegneria, nell'informatica, nella  chimica nel nucleare…”.  Altri che ricordano come le imprese avrebbero dovuto cambiare il passo prima della crisi e scommettere sull’innovazione, non sulle delocalizzazioni, alla caccia di salari sempre meno costosi ma anche di prodotti meno competitivi. E’ il volto di un Italia malata con medici in altre faccende affaccendati.  Ma anche delle medicine possibili.

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