Da oggi 16 ottobre Mc Donald’s in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano chiude. Più che una questione economica (c’era di mezzo un appalto, ovviamente), era anche una questione ideologica. Già, perché a suo tempo il SeL (ossia il partito del sindaco in carica), aveva esternato, tramite il vendoliano Luca Gibillini, che la presenza della multinazionale nel salotto buono di Milano non era opportuna in quanto era rappresentativa del fordismo (?) e della distruzione del territorio in varie zone del globo. Non solo, ma non era rappresentativa di un modo autoctono di mangiare. E qui si dà la zappa sui piedi, in quanto tollerano dappertutto spacci kebab e di altri cibi etnici. A suo tempo invece il PD aveva espresso l’opinione che, perdendo il Mc Donald’s, la Galleria non sarebbe stata più per tutti, ma solo per gente danarosa. La catena infatti è un posto “democratico” dove tutti fanno la coda per mangiare senza alcuna distinzione di “censo”, e frequentato inoltre da turisti e famigliole che non vogliono dissanguarsi mangiando fuori casa, e non solo hamburger e chips, ma anche insalatone nostrane condite con olio di oliva..
Comunque, poiché pecunia olet di patatine fritte ed hamburger, il posto del fast food verrà occupato da una milanese verace, Miuccia Prada, milanese solo nel portafoglio e non certo nel cuore, perché fa quotare la sua azienda ad Hong Kong e non a Piazza Affari e perché si lamenta che nel campo della moda Milano non è all’altezza e quindi fa sfilare la sua linea giovane (Miu-Miu) a Parigi anziché nella sua città.
Quindi dalla multinazionale per tutti con pasti a pochi euro alla multinazionale (perché pure Prada lo è) per pochi, con vestiti ed accessori da migliaia di euro. Così le signore bene che alloggiano nell’adiacente Hyatt a 5 stelle potranno fare tranquillamente i loro acquisti senza aver bisogno della limousine che il prestigioso hotel mette a disposizione dei clienti più facoltosi.
E così si passerà dal locale dove vieni servito da personale il più delle volte extracomunitario, alle hostess plurilingui con divisa firmata, un bel salto, non c’è che dire.