Sono convinto, dopo aver letto la storia da diversi punti di vista, che il Popolo Palestinese abbia ragione nelle sue rivendicazioni nei confronti di Israele e della comunità internazionale. Ogni popolo ha diritto a una patria, a maggior ragione ce l’ha chi una patria sostanzialmente l’aveva ma gli è stata tolta, in un modo o nell’altro, o gli è stata negata la possibilità di crearla a favore di un altro popolo. La ragione e la logica vorrebbero che ci sia spazio per due popoli e due nazioni nella martoriata Palestina, due nazioni che convivano pacificamente. Purtroppo questa è la logica, che non sempre, anzi, quasi mai prevale in queste cose.
Però i metodi utilizzati dai Palestinesi, partendo dal terrorismo internazionale impiegato come forma di lotta di liberazione dall’OLP di un tempo e da altre organizzazioni simili e meno identificabili oggi portano, come sempre quando si utilizza la violenza, dalla ragione al torto. Fin dall’attentato alle Olimpiadi del 1972 la causa palestinese ha cominciato a perdere, passando dal pieno diritto alla condanna per il metodo utilizzato.
Israele è uno stato sovrano, esiste ormai da decenni ed è universalmente accettato. Gli Israeliani hanno diritto ad uno stato così come ce l’hanno i Palestinesi. Non ha alcun senso proseguire seguendo la volontà di annientare Israele. Eppure i Palestinesi stessi ed il mondo arabo in genere continuano su questa strategia fallimentare e suicida. E’ proprio questo appoggio alla lotta estrema che proviene da parte del mondo arabo, dal fondamentalismo islamico e dagli stati canaglia integralisti e dittatoriali come l’Iraq e la Siria che aggrava ancora di più la posizione di chi vuole ottenere il riconoscimento dei diritti del Popolo Palestinese con l’uso della forza allo scopo di annientare Israele.
E’ una lotta che non raggiungerà mai il suo fine ma che destabilizza tutti gli equilibri tra occidente e islamismo politico rendendoli estremamente difficili quando non impossibili, arrivando alle estreme conseguenze degli attentati del 2001 e dei giorni nostri. Per questi attentati si prende a giustificazione la causa palestinese ma si legittima giocoforza l’irrigidimento di Israele costretta a difendersi.
A questo punto nessuno potrebbe condannare un attacco dello Stato Ebraico contro chi appoggia il terrorismo, attacco che, però, potrebbe avere conseguenze catastrofiche sugli equilibri mondiali.
Luca Craia