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Il discorso del re (di Tom Hooper, 2010)

Creato il 21 luglio 2012 da Iltondi @iltondi

Secondogenito di re Giorgio V, il principe Albert (Colin Firth), Duca di York, deve conciliare la necessità di eseguire discorsi in pubblico con una forma di balbuzie piuttosto grave. Per risolvere il problema, la moglie Elizabeth (Helena Bonham Carter) gli fa incontrare tutti i più grandi specialisti di logopedia, o sedicenti tali. Ma niente di fatto. Poi viene il turno del bizzarro Lionel Logue (Geoffrey Rush), un mezzo attore australiano: contro ogni previsione, i suoi metodi riescono a portare dei miglioramenti nel giro di brevissimo tempo. Il discorso del re (di Tom Hooper, 2010)

Prologo: un microfono; gargarismi preparatori di conduttori radiofonici; esitazione di un uomo spaventato; parole inceppate, che non riescono a uscire dalla bocca. È solo l’inizio di Il discorso del re e già si entra nel vivo della tematica; basta questa prima sequenza a trasformare in immagini la contrapposizione tra i doveri del protagonista e la sua impossibilità di ottemperare agli stessi. La sceneggiatura originale (Premio Oscar) procede con sicurezza in questa ricostruzione storico-biografica, con salti temporali che racchiudono lo svolgersi delle vicende in una quindicina di anni. Pellicola emozionante, ricca di sfaccettature: dall’educazione rigorosa di un padre avaro di sentimenti (re Giorgio V) al ritratto di un uomo che brillava d’amore per le figlie (l’attuale regina Elisabetta II è figlia del principe Albert, poi diventato re Giorgio VI); dalle dinamiche interne tra regnanti, chiesa e governo agli scenari della seconda guerra mondiale (eloquenti i filmati di Hitler nelle sue orazioni di fronte alle masse); dal rapporto di amicizia con Lionel Logue (un magnifico Geoffrey Rush, ma non è una novità) a quello conflittuale col fratello Edward (Guy Pearce interpreta re Edoardo VIII, costretto ad abdicare in seguito alla sua decisione di sposare la divorziata Wallis Simpson). Oscar meritatissimi per Colin Firth, per il miglior film e per la regia di Tom Hooper (che alterna con mestiere riprese fisse, spesso decentrate, a notevoli carrelli e altri pregevoli movimenti di macchina). Helena Bonham Carter ha una straripante potenza espressiva, e lo dimostra ogni volta che appare sugli schermi.



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