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Il disegno per spaccare il Paese, matite e pastelli offerti da Confindustria

Creato il 05 novembre 2014 da Postik @postikitalia

Il disegno per spaccare il Paese, matite e pastelli offerti da Confindustria

Renzi con piglio autoritario dichiara che non concerta coi sindacati: frenano le riforme e rappresentano il vecchio, ma non spiega come mai non smette di intrallazzare con Silvio, visto che neanche lui è un pupetto: dal colpo di fulmine del Nazareno le cene e i pranzi con la più grande disgrazia del paese dopo il fascismo lievitano in modo incontrollato.

Con i sindacati Renzi nicchia, rimanda, si rende irreperibile, nonostante sia perennemente connesso grazie a un’antenna wireless piantata al posto della spina dorsale, ma quando ha un appuntamento con Silvio è preciso come un orologio svizzero. Per quanto ci si sforzi nel non voler pensare male il dubbio ti viene.

Il “Nuovo avanzato” è un tantinello pregiudizievole: snobba gli operai e ammicca al pregiudicato! Illo tempo giustificò l’incontro del Nazareno con la retorica sul bene del paese, era legittimo parlare con tutti per trovare una strada comune. All’epoca davvero non gli faceva schifo nulla, ascoltava chiunque senza neanche la prenotazione via mail: cani, porci, Berlusconi e Verdini; adesso ha la puzza sotto il naso!  I sindacati sono così out, poco glamour: Landini ha troppe felpe e un pessimo barbiere, la Camusso è aggressiva e, a dirla tutta, poco femminile, in confronto la Bindi è la Bardot, e nessuno può permettersi una cena da 600 euro con lui. Questa è gente che non serve, non è utile allo scopo, ammesso che lui sappia bene cosa sta facendo – molto spesso gli ordini gli arrivano senza istruzioni!

Anche gli operai sono poco allettanti: in primo luogo sono ancora troppi e messi insieme sono più un fastidio che una risorsa.

Il nuovo non prevede classe operaia, definizione antichissima, troppo antica per esser tenuta in considerazione. E poco conta se esiste ancora e si fa sentire nelle piazze, basta solo non nominarla più e arginare la sua presenza nei luoghi che contano per inscenare la sua estinzione.

La soluzione è semplice per un governo tutto slogan e zero fatti, dichiarare fuori moda e anacronistico tutto ciò che crea problemi all’immagine di modernità che si vuol mostrare. Il sindacati non scaricano gli aggiornamenti dal 1978, la cultura operaia è un residuato marxista e con i pensionati basta avere solo un po’ di pazienza e pian pianino ci accorgeremo che in realtà non sono mai davvero esistiti.

Tra un po’ chi sentirà parlare più di trattative e concertazione? Di tutela e dei diritti dei lavoratori? Ricorderemo tutte queste cose come lungaggini inutili appartenenti a epoche lontane e oscure, un vero e proprio medioevo della modernità, con l’illusione di avere ancora dei diritti sventolati solo a parole ma di fatto cancellati dalla “cosiddetta” ventata di modernità.

Emblematico a tal proposito è stata l’assemblea di Confidustria presieduta da Renzi alla Palazzoli spa di Brescia.  In quell’occasione gli operai della fabbrica non solo erano in ferie forzate ma per nessun motivo potevano avvicinarsi allo stabilimento. Sono accaduti scontri, ci sono state manifestazioni, ma la distanza tra il governo e i lavoratori era lì in bella mostra. Questo evento non è solo un fatto di cronaca cronaca, è l’inequivocabile dimostrazione che le istituzioni hanno preso totale congedo dalla società del paese. L’accaduto è un discrimine netto e chiarissimo che dimostra senza ombre di dubbio in che direzione sta andando questo esecutivo.

L’inutile fiume di parole del premier rasentava quasi il fastidio – e non possiamo soffermarci su ciò che non è degno di nota – perché ciò che stava accadendo era sin troppo chiaro. Le istituzioni non possono fare più a meno di “arginare” il disagio, piuttosto che accoglierlo tentano addirittura di descriverlo come un atto sovversivo, come “un disegno spaccare il paese”, usando le parole dello stesso Renzi.

Matteo qui gioca male con la psicologia inversa: prima di sedersi a palazzo Chigi sventolava a destra e a manca la bandiera della giustizia sociale, elencava i mali e i disagi del paese e ora che se li trova davanti come presidente del consiglio parla di disegno sovversivo?

Chi sta davvero utilizzando la crisi sociale a proprio uso e consumo? Chi la vive e protesta in piazza perché si vedrà spogliato delle proprie tutele e dei propri diritti o chi prima l’ha cavalcata per salire al potere e adesso non solo la rinnega ma le getta sopra il sospetto della sovversione?

Chi sta davvero approfittando del dolore del persone? Chi è senza lavoro o  è precario e protesta contro il Jobs Act, o chi ha parlato fino a ieri della precaria Marta, delle mamme senza lavoro e dei figli dei figli dei nostri figli a vanvera alla Leopolda e poi si trincera letteralmente nei padiglioni della Palazzoli, con la polizia i cancelli, per poter parlare a Confindustria?

Persino nell’esser paraculi bisogna avere un limite e qui lo si sta superando, anche se ho sempre creduto – per mia somma ingenuità – che un limite invalicabile lo aveva segnato il ventennio berlusconiano.

fonte foto: Pillini

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tag: Renzi,Jobs Act,Palazzoli,Scontri,Sindacati,operai,Camusso,Landini,Berlusconi


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