Il disoccupato NON va in vacanza. Giusto perché si sappia… cioè, giusto perché lo sappiano quei pochi che ancora non lo sanno: il disoccupato, VIVE in vacanza tutto l’anno e quindi, se anche ha qualche soldino in tasca per le vacanze, d’un tratto si accorge che ..ehi! potrebbe benissimo investirlo in qualcos’altro di più cool.
Tipo pagare le bollette di luce e gas che continuano arrivare con sospetti ritmi mensili e comodissimi ricalcoli al rialzo.
Oppure per pagarsi l’affitto, il cui canone non è di certo di quelli della famiglia “equi” (anzi gravita intorno alla sfera di azione degli “strozzi”).
Oppure pe comprarsi robe assolutamente inutili come scatolette di roba da mangiare, pasta, carne, riso, magari un paio di mutande in saldo a 2,5€. Insomma le opportunità sono variopinte e infinite, il mondo ne è pieno.
Di tasse, balzelli, spettanze da versare. Solo gli altri, quelli che hanno debiti con i disoccupati (o con i pochi imprenditori che ancora non sono annegati nel mare di tasse e debiti), posso permettersi di saltare rate di pagamenti, spettanze, saldi a ricevimento fattura, ma i disoccupati NON.
I disoccupati NON possono saltare un pagamento, che subito si trovano il fisco alle porte, i solleciti dalle società di servizi, la banca che chiama perché il conto è in rosso.
E i disoccupati NON possono sentirsi nemmeno occupati, quando gli capita l’immensa fortuna di esserlo, perché ormai in giro ci sono solo lavori così:
“Salve cerco volontaria baby sitter senza retribuzione che possa prendersi cura dei miei due bimbi di 3 e 2 anni, che sia solare , divertente con voglia di fare , perche’ loro danno da fare e vogliono fare, affidabile e con esperienza per il mese di agosto. Possibilmente che abiti nei dintorni e automunita per essere sempre reperibile. Orario 9-13 e poi dalle 16-18 . Italiana . Chiamate solo se realmente interessate visto che si tratta di volontariato. Disponibile a qualche optional la sera nei fine settimana.”
Quelli che io chiamo “Bottega delle fette di culo”, gestita da gente che ti dice: ma si vieni a lavorare per me, ti do io lavoro. Chiaro, prima mi devi dimostrare chi sei, che hai “voglia di fare” e poi per il pagamento vediamo eh.. vediamo. Come no. Vediamo un sacco di promesse, chiacchiere, fregnacce, ma soldi, quelli non li vediamo mai.
E anche quando li vediamo, si volatilizzano dal portafoglio peggio dell’uomo invisibile. Non restano mai, quei bastardi, a passare la villeggiatura nel nostro portafoglio: partono sempre per altri lidi: casse del supermercato, conti bancari delle società di servizi…
E anche quando arriva un lavoretto, per cui uno vorrebbe correre per strada a ballare, perché si sente baciato dalla fortuna, benedetto dalla dea bendata, l’orizzonte temporale è sempre così delimitato e deprimente da raffreddare subito gli animi. Le scuse sempre le stesse: non ci sono soldi (a me lo dite?), non possiamo investire, non è il momento, a settembre chissà… proviamo un mese, poi si vedrà.
E così, il disoccupato temporaneamente occupato NON si sente meno disoccupato, meno precario, o più occupato (e poi sai che sbatti cambiare il blog in giovanecarinaeXdisoccupata??). Si sente solo felice, per quel mese che lavora, e poi ancora più triste, quando non lavora più. Si sente costantemente sulla corda, dal primo giorno di quel mese che lavora, perché non riesce a togliersi dalla testa il tarlo della domanda: e domani che ne sarà di me? E dopodomani? E cos’ho che non va, che non trovo qualcuno disposto a investire su di me in pianta stabile? Perché devo vivere sempre in forse? Perché devo elemosinare un lavoro, 15 giorni e qualche euro in più, quando a me nessuno regala nulla?” e così via.
Perciò i disoccupati, anche quelli che magari ci vanno in vacanza (lowcostissimo, appoggiandosi ai divani degli amici con le case al mare e campando di acqua salata e un tozzo di pane – facendosi insomma mantenere da qualche buonanima di amico, se ancora ne hanno) in vacanza NON ci si sentono.
E come potrebbero?
Il tarlo rode, rode, e viene in vacanza con noi.