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Il divanismo

Da Gynepraio @valeria_fiore

“Bella fregatura, ho sposato uno sgabello e mi ritrovo un divano”. Questo dice mia madre quando guarda le foto di mio padre 30 anni e 30 kg fa, magro e biondo come Gesù. Io la capisco, perché ora è stempiato e pasciuto come Buddha*.

Ma si sa, in tre decenni succedono molte cose: il rilassamento dei costumi e dell’addome è un processo lento. Ho però visto metamorfosi molto più rapide, la più recente delle quali ha richiesto giusto una manciata di mesi. Immaginatevi una storia d’amore dalle bellissime premesse: due persone brillanti e indipendenti, ognuna proveniente da un percorso originale, ciascuna dotata di una vita intellettuale peculiare, interessi belli e diversi ma non incompatibili Ma uno dei due -lui- cade in una spirale di imborghesimento e, una volta entrato nel tunnel della coppia, si converte in quattro e quattr’otto al divanismo, ovvero la religione dello stiamo a casa a guardare un film. Il che è di per sé (e fino a un certo punto) sano e normale, visto che bisogna far entrare nella vita una persona nuova e le ore del giorno rimangono pur sempre 24. Nessuno si illude di conciliare due agende mantenendo intatti i ritmi e la rete sociale di quando si era single, senza fare neanche qualche spargimento di sangue.

Se mi sforzo, riesco a sentire i pensieri di quella persona. Ti sei innamorata di me, no? Boh, il grosso è fatto. Quindi, direi che i miei interessi, la mia ricchezza intellettuale, i rapporti d’amicizia da cui traevo linfa ed energia ormai non servono a granché. Posso infilarmi le ciabatte Defonseca e dedicarmi all’essenza borghese dell’amore. Forza, su, fammi la cortesia di mollare quei grilli per la testa che avevi prima che ci fidanzassimo (adorabili grilli, per carità) e vediamo di calmarci un po’. Ma che fai, ti vesti per uscire? E dove vai di grazia? Ah, dalla tua amica a fare quattro chiacchiere. Come sarebbe a dire “non so se torno per cena”?

Credo anche di sentire lo sgomento di lui che si ritrova con ben mezza giornata da organizzare e ha completamente disimparato -sempre nel giro di pochi mesi- a gestire il proprio tempo. Me lo vedo, con l’espressione da cagnolone bagnato, che fa zapping cercando di ricordarsi com’era, che so, andare ad una mostra senza averlo programmato. Ah, bei vecchi tempi.

Posso persino immaginare il senso di tradimento che prova lei. Brutto fedifrago, eri un diavolo della Tasmania, un tipo che una ne pensa e cento ne fa. Avrei trasformato lo sgabuzzino nella tua camera oscura, t’avrei accompagnato a fare birdwatching, a conoscere i tuoi amici del circolo di curling. Si può sapere dov’è finito quel ragazzo? Se l’è forse mangiato il divano? Com’è che non hai più voglia di fare nulla? Poi, soprattutto, com’è che quando eri single facevi dei viaggi fantastici ed ora che stai con me non mi porti manco alla Sacra del Peperone di Carmagnola?

Il finale, ve lo potete figurare anche voi.

divanismo

Il famoso divano che fagocita i fidanzati imborghesiti

*Ma se il vecchio è ingrassato, non gli si può rimproverare di aver perso lo smalto e il pessimo carattere.


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