Magazine Cultura
Autore: Daria Bignardi
Editore: Mondadori
Pagine: 200
Data di pubblicazione: 30 Ottobre 2012
ISBN: 9788804616214
Prezzo: 18.00 €
Sinossi:
Arno e Sara si incontrano da ragazzini e istintivamente si amano. Un pomeriggio d'estate lei lo lascia, dicendogli che "le piacciono gli amori infelici". Si ritrovano molti anni dopo, decidono di sposarsi: sono allegri, innamorati, sembrano felici. Arno è convinto di darle tutto se stesso e non si spiega le malinconie e le bugie che affiorano poco a poco. In fondo, la sua vita gli piace così com'è: suona il violoncello alla Scala, ha avuto tre figli dalla donna della sua vita, non si fa domande. Ma il disagio di Sara col tempo aumenta, finché una mattina Arno non sarà costretto da un evento inconcepibile a chiedersi chi è davvero la persona con cui ha vissuto tredici anni, la donna che ama da sempre. Con titubanza, inizia a seguire una pista di ferite giovanili e passioni soffocate e, con crescente sgomento, ritrova il bandolo di storie insospettabili. Può una donna restare con un uomo che pensa di amarla ma non ha mai voluto conoscerla davvero? Può un uomo accettare che sua moglie non si fidi di lui? Si può vivere senza esprimere se stessi? E come incide il dolore nelle nostre vite? Abbiamo tutti le stesse carte in mano?
Ho finito pochi minuti fa di leggere questo romanzo e sono stata indecisa per qualche secondo se scrivere subito o lasciare sedimentare il tutto. E poi ho deciso di buttare giù una recensione a caldo perché a volte stare a riflettere troppo, a rimuginare, non va nemmeno troppo bene.
Protagonisti di questa storia sono Arno e Sara, un uomo e una donna che si sono conosciuti da ragazzini e si sono innamorati, poi si sono allontanati e persi di vista per poi ritrovarsi ormai trentenni. Rivedendosi pare che tra loro l'amore non sia mai finito, soprattutto per Arno che non ha mai dimenticato Sara, l'ha sempre sognata, pensata, rimpianta. Si rincontrano una sera, per caso, a Milano e riprendono da dove avevano lascaito. Poi si sposano e hanno dei figli e, per tredici anni, la loro vita prosegue normale, cullata dal tran tran quotidiano che regola le giornate di una famiglia con tre figli.
Poi, una mattina, esattamente quattro giorni prima di Natale, Arno si sveglie e non trova più Sara. La cerca per casa e quello che trova è solo una lettera in cui gli dice che se n'è andata perché ha bisogno di stare da sola, di prendere le distanze da quella quotidianità che le sta stretta. La prima reazione del marito è di incredulità: non può essere che la sua Sara lo abbia lasciato, è impossibile che quella moglie e madre perfetta abbia compiuto un gesto tanto sconsiderato. Sarà solo uno scherzo, tornerà sicuramente a casa, in fondo manca poco al Natale.
Ma quando i giorni diventano settimane e le settimane diventano mesi, quando anche la rabbia è passata, Arno è costretto a guardare in faccia la realtà e affrontare il problema. Verrà a scoprire di non conoscere sua moglie, si renderà conto di aver vissuto con un'estranea e dovrà fare i conti anche, e soprattutto, con se stesso.
L'acustica perfetta è il terzo romanzo che Daria Bignardi scrive, ma è il primo che leggo, perché, di tutti e tre, è quello che mi ha ispirato di più. Ammiro e stimo molto lei come giornalista ma ho sempre storto un po' il naso di fronte alla sua scelta di diventare scrittrice e, dopo aver letto questo suo lavoro, ho avuto la conferma che i miei non fossero solo pregiudizi.
Attenzione, non sto dicendo che scriva male o che questo sia un romanzo pessimo, sconsigliato e da non leggere, però è un romanzo in cui manca qualcosa, quel qualcosa che ti fa affezionare ai protagonisti, che ti coinvolge completamente nella storia, che ti fa dimenticare che esiste anche un mondo intorno oltre a te e al romanzo che stai leggendo.
E credo che questo dipenda dal fatto che la scrittura, curata e magistrale, lo sia al punto da risultare quasi asettica. Come si diceva ieri parlando di questo libro con Strat from scratch, la Bignardi è un'ottima gioralista, molto razionale e, quando diventa scrittrice, questa razionalità non la perde. Il risultato è un romanzo scritto in modo eccellente ma le cui vicende non coinvolgono totalmente ed incondizionatamente il lettore.
Per lo meno, non hanno coinvolto totalmente me.
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