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Il doping non è morto, w il doping. Che anzi gode di ottima salute

Creato il 22 luglio 2013 da Simo785

 Il doping non è morto, w il doping. Che anzi gode di ottima salute.di Alessandro Bassi

Ora è l’atletica, proprio ieri era il ciclismo. Mentre alcuni giorni fa erano molte altre discipline olimpiche tanto care alle nazioni del blocco sovietico attratte dal frutto proibito, per non parlare di certo calcio italiano degli anni’60 (per saperne di più leggete il “libro maledetto” scritto da Ferruccio Mazzola ed edito da Bradipolibri, poi leggetevi anche tutto quello che è accaduto “dopo” l’uscita del libro e della sentenza finale).

Anni pesati come giorni e passati troppo in fretta, derubricati in molti casi come errori personali o, al meglio, come strategia di alcune nazioni volta a migliorare le prestazioni e – quindi – i risultati e l’immagine politica.

La verità è che il doping fa bene a “questo” sport. Allo sport-business del nostro tempo. Allo sport da salotto, allo sport da tivvù, allo sport da bere tutto d’un fiato, come una medicina. Come una droga. È la chiusura di un cerchio, fatto bene, disegnato perfetto. Compasso preciso.

Lo sport da salotto è diventato la droga dell’uomo del XXI secolo appollaiato come non mai davanti ad uno schermo (che sia la tv di casa, computer o smartphone) indotto al bisogno di vedere tutto e subito, e quindi ad una conseguente sempre maggior richiesta di soddisfazione di questo bisogno. Lo sport-business, per accontentare questa domanda crescente deve produrre sempre più eventi, sempre più campioni (nel calcio, che è il fuoriclasse dello sport-business, si sono pure inventati il nome: top player. Che non significa nulla, ma tutti lo usano. Ah, la forza del marketing…!).

E per accrescere questa produzione deve usare tutti i mezzi – leciti o no non fa differenza, perchè in realtà non c’è differenza etica nell’assenza di un’etica – non curandosi di dare una risposta all’eterna domanda se il fine giustifichi il mezzo. Qui, invece, assistiamo ad uno scarto.

Un nuovo player accende l’entusiasmo per la nuova fiction, perchè cosa c’è di più entusiasmante della lotta? Ecco, quindi, che lo sport-business/spacciatore propone agli spettatori/consumatori un nuovo gioco: l’eterna battaglia stereotipata tra bene e male, tra lotta al doping e nuova ossessiva ricerca di pratiche dopanti. Strano che non ci abbiano ancora fatto un videogioco.

È il business, bellezza e il doping – e tutto ciò che sta attorno al mondo doping – è strumento, mezzo e fine per raggiungere risultati sportivi ed economici sempre migliori. Se la speed life in senso lato è l’unico termine che sappiamo oramai valutare e “pesare” e pertanto apprezzare allora è certo che tutta la spinta evolutiva dello sport-business tenderà alla produzione di prodotti sempre più ad immagine e somiglianza dei consumatori. Veloci, superficiali, nervosi.

Il doping non è morto, w il doping. Che anzi gode di ottima salute.

Perchè quando il talento si consuma nelle pieghe della velocità a tutti i costi, lo sport diventa business e  tutto diventa show, anche – o soprattutto – la lotta al doping e, più in generale, al fatto illecito.

 


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