A tutti è nota la bagarre di qualche giorno fa per le note interviste al Premier che hanno fatto fioccare le multe dell’Agcom. Multe tanto salate quanto assurde, che hanno colpito il Tg1, il Tg2, il Tg4 e il Tg5, e per le quali i sinistri nostrani hanno chiesto polemicamente – almeno per quanto riguarda il Tg1 e il Tg2 – che le stesse vengano pagate dai rispettivi direttori. In particolare, gli amici sinistrati hanno invocato il portafoglio minzolinesco. Il direttorissimo dovrebbe o avrebbe dovuto pagare di tasca sua l’onta subita dal Tg1.
È chiaro che davanti a questa «ironia» siamo giunti alla fantascienza della par condicio. Davvero. Sembra di vivere in un regime, dove ogni più banale libertà deve necessariamente essere regolata dalla legge, limitata, misurata ed eventualmente cancellata e punita, per impedire presunti abusi, quasi sempre a danno della sinistra politica e giornalista, che ultimamente veste gli abiti della vittima un po’ troppo spesso.
La verità è però un’altra. Questa legge sulla par condicio, fatta dalla sinistra per la sinistra, è iniqua. E lo è perché alla fine avvantaggia solo la… sinistra, che da decenni monopolizza i salotti culturali, le associazioni, le autorità e ogni spazio pubblico sociale e politico, compresa l’informazione, e forse anche gli organi che la controllano, visto che sono organi politici. Ecco perché oggi è difficile capire quando un provvedimento di censura è corretto e quando non lo è. Se l’arbitro viene nominato da una delle squadre di calcio, hai voglia di gridare e sostenere che quel goal è nullo. L’ultima parola infatti spetta al «dodicesimo giocatore», e sappiamo che quella parola è legge.
Il paradosso è di fatto chiaro. L’informazione pende a sinistra, la sinistra protesta quando la destra ha un po’ di visibilità nei Tg. L’arbitro multa la destra perché viola le regole. La sinistra è contenta e può dire che la destra viola le regole e che lei è vittima di questa violazione. L’equilibrio viene ripristinato, solo che non è un vero equilibrio, perché nell’Italia dell’informazione la bilancia è starata. Nessuno lo dice e nessuno lo dichiara.
Insomma, in qualunque modo vada, la sinistra la spunta sempre e ha sempre ragione. Altrimenti non si spiega come sia possibile che programmi smaccatamente di sinistra, ma pagati con i soldi pubblici, vengano puniti assai raramente quando hanno martellato con le loro campagne antipremier. E quando la punizione è arrivata (in verità con modalità molto leggere), non ho memoria delle proposte della sinistra di far pagare a lor signori le multe di tasca loro. Tutt’altro. L’intera stampa sinistrata è rimasta muta e zitta, e anzi ha spesso difeso i suoi colonnelli dell’informazione politicizzata, contrabbandandoli per eroi della stampa libera, al contrario dei colonnelli della parte avversa: servi e zerbini dell’unico padrone riconosciuto in Italia (gli altri, guarda caso, non esistono). Berlusconi.
Il che mi porta a ripetere ancora una volta che la sensazione peggiore non è tanto il doppiopesismo nel percepire l’impar condicio, quanto un’informazione tagliata in due. Peggio: un’informazione classificata «buona» o «cattiva», «vera» o «falsa» a seconda dell’orientamento politico che esprime. Così è buona quella di sinistra, ed è cattiva quella di destra. Così è giusta quella di sinistra, ed è ingiusta quella di destra. Così è legittima quella di sinistra, ed è illegittima quella di destra. Così è inchiesta quella di sinistra ed è fango quella di destra. Insomma, è sufficiente che l’informazione la faccia un giornalista che non è omologato a sinistra (due a caso? Minzolini e Mimun), ed ecco che quell’informazione è falsa ed è servile a qualcuno. Mentre quella di sinistra è espressione di libertà, equità e professionalità, nonostante magari anch’essa risponda alle grandi proprietà editoriali (una a caso? Quella che fa capo a De Benedetti).
È chiaramente un preconcetto dicotomico bell’e buono quello anzidetto, che nemmeno l’ordine professionale né il sindacato della stampa riesce a fugare, visto che troppo spesso entrambi si sono trovati a vestire i panni del soccorso rosso, quando al centro delle polemiche v’era l’informazione di sinistra, mentre hanno vestito i panni dell’accusa quando a essere sotto attacco v’era l’informazione cosiddetta di destra. Un doppiopesismo che lascia sicuramente l’amaro in bocca e molti dubbi sull’effettività della libertà di stampa nel nostro paese. E non certo per colpa di Berlusconi…
Magazine Società
Il doppiopesismo della sinistra sull’informazione. È questo il vero cancro che opprime la libertà di stampa in Italia
Creato il 30 maggio 2011 da IljesterPossono interessarti anche questi articoli :
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