Voglio analizzare con voi il documento che Fulvio Centoz, segretario del Pd, ha letto durante il primo Congresso dell’UVP e che ha scatenato le ira dei tre consiglieri del partito con tanto di loro autosospensione. A parte il doveroso pistolotto iniziale in francese che si può riassumere nella frase: sans reves pas de changement possible, e l’inevitabile riferimento a Chanoux, il nostro comincia a insinuare la necessità di affiancare al sogno la realtà. Volgere lo sguardo al cielo è indispensabile, ma per chi fa politica (e non solo) tenere i piedi ben ancorati a terra è più mai necessario. – “Sogno e realtà, ideali e pragmatismo, lotta e dialogo. La sfida di oggi è per me più che mai questa.” – In sala i primi colpi di tosse. Veri borbottii di insofferenza quando Centoz è entrato nel merito della questione: “Da un lato, il dibattito è comprensibilmente focalizzato solamente sul Consiglio Regionale, PERO’, già oggi occorre prevedere che rientri nell’alveo della discussione interna ed esterna alle nostre diverse formazioni politiche.”. Insomma Centoz ha voluto ribadire la centralità del ruolo del partito nel dibattito politico. Ha forse torto? E apre, citando Napolitano, a quelle che vengono chiamate con negatività le larghe intese (ma cosa c’è di più maturo e di civile di una larga intesa? Meglio il conflitto perenne? La lotta dura e pura? Per conquistare cosa, il sole dell’avvenire?). ” Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società”. Qualcuno osa dire che queste sono parole insensate?
Aggiunge quelle del segretario della CGIL, Domenico Falcomatà,: “La situazione di stallo politico che sta affrontando il Consiglio regionale è insostenibile. La Valle d’Aosta ha bisogno oggi di un Governo che lavori… Qualunque maggioranza possa formarsi la politica ha il dovere di affrontare le sofferenze delle imprese, dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani“. Non ho letto parole infuocate contro di lui, anzi è stato riconfermato segretario a larga maggioranza, eppure Falcomatà auspica anche lui e al più presto un’uscita dallo stallo in cui si trova la politica e invita quest’ultima a dirottare lo sguardo verso terra. Un invito che è una implicita critica. Ma la frase detta da Centoz: “Se abbandonare l’aula una volta come gesto simbolico può indurre l’altra parte a ragionare, perseverare su questa strada non credo porti ad alcun risultato.” , ha scatenato invece le ira dei tre consiglieri: Donzel, Fontana, Guichardaz. Un malessere così forte da far loro consegnare una lettera in cui si autosospendono dal partito. Ma non è forse vero? Fino a quando i consiglieri snobberanno le poltrone? E cosa porterà questo loro gesto? Lo sanno? Lo hanno previsto? Il documento del segretario del PD si conclude con una proposta: privatizzare alcune società partecipate per “avviare un cambiamento radicale della nostra economia soffocata da una presenza dell’attore pubblico tale da impedire una sana concorrenza e affievolire la libera iniziativa privata.”. Conscio della scomodità della proposta, Centoz si augura che il suo contributo possa arricchire il dibattito con un contributo concreto al cambiamento. A me è parso un documento pacato, giustamente critico, con delle proposte concrete. E credo che in questo momento così particolare, la Valle d’Aosta abbia bisogno di pacatezza, di sano confronto e soprattutto di pragmatismo.