a leggere questi quattro racconti, viene da concludere che Tanizaki è misogino. le donne che ne sono protagoniste infatti hanno tutte qualcosa di diabolico che porta gli uomini alla perdizione o alla follia. questo qualcosa può essere inconsapevole e innocente come nel caso del racconto che dà il titolo al libro, o frutto di una natura perversa come negli altri tre. la teoria esposta nella prefazione però è un'altra, e cioè che non si tratti di misoginia, ma della sua personale visione della bellezza che non è mai perfetta, ma è sempre contaminata da un elemento negativo: ecco perchè queste bellissime donne sono in realtà dei demoni. avevo letto questo libro molti anni fa, dopo averlo acquistato in un negozietto di Venezia, uno di quelli specializzati in edizioni fuori commercio o, in generale “particolari”, e l'avevo scelto senza avere idea di chi fosse Tanizaki: mi bastava che fosse giapponese. allora però non lo apprezzai quanto ora. credo davvero che per apprezzare certe cose occorre la giusta disposizione d'animo, e a quei tempi la faccenda del fazzoletto da naso descritta nel primo racconto mi fece talmente schifo che di fatto fu l'unico particolare che ricordai di questo libro. in effetti ho riscontrato questo nelle mie letture giapponesi, peraltro ancora scarse: spesso vengono inseriti elementi o situazioni che per noi occidentali sono “disturbanti”. modesto e personalissimo parere, ovviamente.
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a leggere questi quattro racconti, viene da concludere che Tanizaki è misogino. le donne che ne sono protagoniste infatti hanno tutte qualcosa di diabolico che porta gli uomini alla perdizione o alla follia. questo qualcosa può essere inconsapevole e innocente come nel caso del racconto che dà il titolo al libro, o frutto di una natura perversa come negli altri tre. la teoria esposta nella prefazione però è un'altra, e cioè che non si tratti di misoginia, ma della sua personale visione della bellezza che non è mai perfetta, ma è sempre contaminata da un elemento negativo: ecco perchè queste bellissime donne sono in realtà dei demoni. avevo letto questo libro molti anni fa, dopo averlo acquistato in un negozietto di Venezia, uno di quelli specializzati in edizioni fuori commercio o, in generale “particolari”, e l'avevo scelto senza avere idea di chi fosse Tanizaki: mi bastava che fosse giapponese. allora però non lo apprezzai quanto ora. credo davvero che per apprezzare certe cose occorre la giusta disposizione d'animo, e a quei tempi la faccenda del fazzoletto da naso descritta nel primo racconto mi fece talmente schifo che di fatto fu l'unico particolare che ricordai di questo libro. in effetti ho riscontrato questo nelle mie letture giapponesi, peraltro ancora scarse: spesso vengono inseriti elementi o situazioni che per noi occidentali sono “disturbanti”. modesto e personalissimo parere, ovviamente.
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