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Il falso problema dei 6000 emendamenti al Senato

Creato il 30 luglio 2014 da Nicola933
di Erica Vaccaro Il falso problema dei 6000 emendamenti al Senato - 30 luglio 2014

Palazzo Madama Di Erica Vaccaro. Continua lo scontro a Palazzo Madama sulla riforma del Senato. La proposta di mediazione lanciata ieri dall’esponente dei dissidenti Pd, Vannino Chiti, è naufragata portando con se le speranze di chi contava in una svolta. La proposta Chiti era stata quella di concentrarsi sui grandi temi, votare gli emendamenti fondamentali e posticipare a settembre le dichiarazioni di voto finali. In cambio l’impegno dei dissidenti del Pd a ritirare la maggior parte degli emendamenti. Una proposta che aveva come presupposto il ritiro anche da parte di Sel di una parte dei 6000 emendamenti ma che non ha trovato seguito nelle fila dei Senatori di Sinistra Ecologia e Libertà. Fallito anche questo tentativo il Senato ha ripreso la votazione dei singoli emendamenti ma dal Pd sono partite molteplici accuse nei confronti dell’ex alleato Sel che con il suo ostruzionismo non farebbe altro che bloccare il percorso di riforma del Senato. Ma siamo sicuri che i 6000 emendamenti presentati da Sel siano un problema reale?

La tecnica utilizzata da Sel è molto semplice, si chiama ostruzionismo e non è certo una pratica sconosciuta agli altri partiti. Quello che più crea indignazione nell’ala Pd è che una minoranza di soli 7 senatori possa bloccare il percorso di riforme. Ma come possono 7 senatori bloccare una riforma? 6mila emendamenti possono rallentare il percorso ma non hanno il potere di interromperlo. Se anche la votazione di tutti gli emendamenti dovesse concludersi a fine settembre, trattandosi di riforme che riguardano l’assetto istituzionale dello stato, non sarebbe un grosso problema per l’Italia. Il problema piuttosto ce l’avrebbe Matteo Renzi che dall’inizio del suo mandato fissa scadenze che non riesce a rispettare e rimandare anche il primo voto sul Senato a dopo la pausa estiva sarebbe per lui l’ennesima sconfitta. Dunque i nemici di Matteo Renzi non  sono ne i 7 senatori di Sel ne la mole infinita di emendamenti.

L’unico nemico di Renzi è il tempo, e la materializzazione di questo nemico immaginario si deve a Renzi stesso. Nessuno in Italia crede che la validità di una riforma, ancor più se costituzionale, dipenda dai tempi di approvazione. Invece di affannarsi a fissare scadenze che poi non riesce a rispettare Renzi dovrebbe concentrarsi sul tentativo di trovare la più ampia condivisione possibile e dovrebbe cominciare con i dissidenti del suo stesso partito. Se non lo facesse il nemico di Renzi diventerebbe il voto segreto e il rischio di andare sotto al Senato potrebbe diventare realtà. Ci sono altre riforme, come quella sulla legge elettorale che esigerebbero un approvazione più rapida. Lì non si tratta di riformare la Costituzione ma di dare seguito ad una sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato l’attuale “Porcellum”. Se domani si andasse al voto gli italiani si ritroverebbero una legge elettorale non approvata in parlamento ma delineata dal potere giudiziario. La riforma della legge elettorale è stata approvata in prima lettura alla camera ma Renzi non intende continuare il percorso di riforma fino a quando non avrà ottenuto un primo risultato sul Senato. Un circolo vizioso che non sembra condurre da nessuna parte.

“Ogni cosa ha il suo tempo” verrebbe da dire  ma “Il tempo passa e se ne porta il tutto”.


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