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Sorge il sole su Casalecchio di Reno, paesino a pochi passi da Bologna. La temperatura è rigida, ma i primi raggi di sole iniziano a riscaldare l'aria e i cuori delle persone che si apprestano ad affrontare la quotidianità. È il 6 Dicembre 1990. Numerosi ragazzi affollano il cortile della succursale dell'Istituto Tecnico Salvemini: si odono risate, schiamazzi, qualcuno si accorda su come trascorrere il giorno dell'Immacolata. Insomma sta per cominciare una normale giornata scolastica, preceduta dal suono della campana che richiama tutti alle rispettive classi. Sono le 8:00.
Aereoporto militare di Villafranca (Verona) ore 9:47. Un Aermacchi MB 326 dell’Aeronautica Militare Italiana decolla per un volo di addestramento. Ai comandi dell'aereo si trova il Tenente Bruno Viviani. Durante il volo, presso Ferrara, si accorge che qualcosa non va' nel velivolo e contatta la Torre di controllo di Padova:
VIVIANI: "Sono a Nord di Ferrara, piantato motore 150 nodi, 4500 piedi, 356".
PADOVA (centro radar militare): "Ricevuto, intenzioni?".
VIVIANI: "Emergenza".
PADOVA: "Ricevuto".
VIVIANI: "Se ci arrivo mi dirigo direttamente verso campo di Ferrara, direttamente".
PADOVA: "Ricevuto".
Sono le 10:37. Un minuto dopo il centro radar contatta il velivolo.
PADOVA: "Intende effettuare un atterraggio di emergenza sulla pista di Ferrara?".
VIVIANI: "Si è forse riacceso, comunque non fa più del 70%, con 150 nodi, provo ad andare a Bologna”.
Nell'istituto scolastico tutto procede tranquillo. La seconda A, composta da 14 ragazze e 2 ragazzi, è alle prese con una interminabile lezione di tedesco. Qualcuno si distrae guardando fuori la finestra che dà sul cortile, la grammatica tedesca non si fa amare particolarmente. Improvvisamente un rombo: a quel punto tutti distolgono l'attenzione dall'insegnante e si voltano verso la finestra. Ma è un rumore anomalo, diventa ogni istante più vicino, sempre più vicino finché i vetri esplodono e un gigantesco mostro di metallo squarcia le mura penetrando dentro l'aula ed esplodendo in una gigantesca palla di Fuoco.
L'Aermacchi in panne non arriva mai a Bologna ma si schianta sull'Istituto Tecnico Salvemini. Il pilota resosi conto ormai tardi (stava sorvolando un centro abitato) di non poter più controllare l'aereo, aziona il dispositivo di espulsione di emergenza, lasciando l'aereo al suo destino. Questo, dopo aver effettuato un paio di "evoluzioni", perde sempre più quota finché va ad impattare contro l'edificio. Lo scenario che si presenta ai primi soccorritori è apocalittico. Si trovano davanti un edificio completamente avvolto dalla fiamme (il carburante presente nel velivolo ha preso fuoco al momento dell'impatto) con un grosso buco in una delle pareti. Il Cortile che prima era sinonimo di spensieratezza, adesso ospita numerosi adolescenti anneriti che si gettano dalle finestre per sfuggire al fumo e alle fiamme. Vengono subito issate delle scale di fortuna per permettere ai ragazzi di salvarsi, in attesa dell'arrivo dei vigili del fuoco. Il Bilancio è drammatico: 12 ragazzi morti (tutti della seconda A) e 88 feriti per ustioni, intossicazioni e fratture. 72 di questi riportano invalidità permanenti tra il 5 e l'85 per cento. Numerosi genitori sotto shock fanno la fila davanti al centro di Medicina Legale, con la speranza che i resti che gli mostreranno non appartengano ai propri figli. Non immaginano neanche lontanamente che oltre al danno, l'aver perso i loro congiunti appena quindicenni, si prospetta all'orizzonte anche una colossale beffa. Inizialmente non si capiscono le cause della tragedia e vengono formulate le ipotesi più disparate, dal guasto meccanico al malore del pilota. Poi, anche grazie alle registrazioni delle conversazioni tra pilota e centro radar, si stabilisce che la causa è stata un guasto tecnico, rilevato molto tempo prima dell'impatto. Una volta che l'inchiesta stabilisce le cause, parte l'iter giudiziario a carico del tenente Bruno Vivani, per il suo superiore, comandante Eugenio Brega, e per l'ufficiale della torre di controllo di Villafranca, colonnello Roberto Corsini. Ai tre, anche se in modi diversi, viene imputato il fatto che, una volta resosi conto del guasto, "il pilota avrebbe dovuto tentare un atterraggio di fortuna a Ferrara, o puntare verso il mare per poi paracadutarsi".
Il Processo si è dimostrato qualcosa di assurdo, perchè in teoria ha visto lo Stato (Ministero della pubblica istruzione) contro lo Stato (Ministero della Difesa). Solo che i tre militari sono stati difesi dall'Avvocatura di Stato e quindi di fatto le Istituzioni si sono schierate con l'Aereonautica, tutelando così chi ha provocato il danno e non chi lo ha subìto. I genitori delle vittime, che avevano mandato i propri figli in una scuola statale, in un luogo cioè che ritenevano sicuro, al processo, hanno ritrovato lo Stato non come alleato ma come avversario. La sentenza di primo grado condannato gli Imputati Viviani, Brega e Corsini a pene superiori ai due anni, per disastro aviatorio colposo e lesioni colpevoli, e il Ministero della difesa a risarcire i danni (per responsabilità civile). Nel secondo grado di giudizio la Corte d'Appello di Bologna ha ribaltato la sentenza ed ha assolto i militari. Infine il 26 gennaio 1998, la 4ª Sezione della Corte di Cassazione di Roma ha respinto gli ultimi ricorsi dei familiari delle vittime e confermato l'assoluzione per tutte le parti coinvolte, perché "il fatto non costituisce reato". Nessuno è colpevole. Nessuno pagherà per quelle vite spezzate, per la sofferenza dei genitori che quella mattina hanno affidato i loro sogni, le loro speranze a una Istituzione pubblica e un paio d'ore dopo hanno ritrovato il tutto chiuso dentro un sacco nero della spazzatura, insieme a quel che restava dei loro figli. Questa è l'ennesima pagina nera della nostra storia, troppo in fretta dimenticata, ma che ci dimostra, se ancora servisse, da che parte sta la Politica (quella economicamente più forte) nel momento del bisogno dei cittadini. Per lo Stato Italiano i veri colpevoli di questa vicenda sono :Deborah Alutto, Laura Armaroli, Sara Baroncini, Laura Corazza, Tiziana De Leo, Antonella Ferrari, Alessandra Gennari, Dario Lucchini, Elisabetta Patrizi, Elena Righetti, Carmen Schirinzi e Alessandra Venturi. Rei di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, peccato fosse una scuola statale.
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