Ormai è guerra aperta per Il Fatto Quotidiano contro i cattolici. Non c’è soltanto la puntuale disinformazione del vaticanista Marco Politi, di cui abbiamo a lungo parlato, ma ogni giorno è l’occasione per attaccare la Chiesa, qualsiasi notizia è buona. Tanto che sull’Huffington Post ci si rivolge a loro come quelli “che odiano il Papa”.
Non sono soltanto le notizie mistificate presentate spesso con titoli volgari a rendere questo quotidiano il fronte italiano più avanzato di intolleranza religiosa, ma sopratutto i vari blogger che pubblicano post sul sito web de Il Fatto. Gli esempi sono moltissimi e quotidiani: uno su tutti è quanto scrive Silvio Di Giorgio contro i sacerdoti cattolici, definiti in massa e senza distinzione dei pedofili a caccia di carne giovane. Questo è il livello di indottrinamento anticattolico. Ha perfettamente ragione Angela Azzaro, vicedirettrice del settimanale Gli altri quando rileva: «Il Fatto vive di questa dinamica scandalistica. Il quotidiano di Antonio Padellaro ha successo perché si inserisce in questo circolo vizioso di scandalo e populismo. Vuole colpire la “pancia” del lettore».
Anche Repubblica ha preso ormai le distanze da Il Fatto, definendolo quotidiano di “nuova destra”. In realtà sembra più di estrema destra, i metodi de Il Fatto sono fascisti e lo dimostra la pesante censura dei commenti scomodi che vige sul sito web, come più di un lettore ha denunciato. Pare inoltre, leggendo queste denunce, che gli amministratori del sito de Il Fatto abbiano creato una serie di account finti per sostenere anche attraverso i commenti la linea editoriale del quotidiano.
Tornando alla militanza anticattiolica, in questi giorni il quotidiano di Padellaro ha attaccato Repubblica per aver pubblicato ben due articoli di autori cattolici e non anticlericali. Il primo è quello dell’ex portavoce di Giovanni Paolo II, Navarro Valls e il secondo quello di un serio vaticanista, Paolo Rodari.
Caso Mahony. Rodari ha intervistato il “pm” del Vaticano, mons. Charles Scicluna sul “caso Roger Mahony”, ovvero il cardinale accusato di aver coperto degli abusi sessuali negli USA e che si accinge a partecipare al Conclave. Scicluna ha spiegato che Mahony «non è riuscito ad arginare i casi di pedofilia nella sua diocesi», lo ha anche contattato più volte dal 2002 in poi perché «cercava di capire come comportarsi». Massimo Introvigne ha ricostruito la vicenda, spiegando che Mahony non è soggetto a nessuna sanzione canonica o penale. Il cardinale accusato in realtà ha indagato e segnalato alla polizia due sacerdoti pedofili, mentre un terzo, il caso O’Grady, venne archiviato dalla polizia nel 1984 e dichiarato innocente. Mahony lo traferì, anche assicurato da due diversi psicologi che dichiararono il sacerdote “non pericoloso”. Purtroppo tutti si sbagliarono: polizia e psicologi, tant’è che O’Grady venne poi arrestato in seguito per aver abusato nuovamente.
In seguito Mahony si è fidato eccessivamente dei “centri di riabilitazione” che affermavano di poter curare i sacerdoti pedofili dalla loro malattia rimettendoli in condizione di poter riprendere senza rischi il ministero, sbagliando anche in questo caso. Dopo aver visionato i documenti Introvigne in ogni caso ha concluso che quello di Manhoy «è un falso scopo per attaccare la Chiesa e Benedetto XVI». Solo lui può rinunciare a partecipare al Conclave -e forse farebbe bene a farlo-, nessuno può escluderlo: dovrebbe essere privato del titolo di cardinale in quanto condannato per un reato, ma ancora non c’è stata alcuna sentenza.
Tornando a Il Fatto, non è affatto piaciuta ai responsabili del quotidiano la presenza su Repubblica di due cattolici coerenti e non aggressivi verso la Chiesa, in particolare hanno aggredito il quotidiano di Ezio Mauro per la presenza di Paolo Rodari, accusato di avere “posizioni filo-cielline”. Un’onta terribile evidentemente essere parte di un movimento ecclesiale vicinissimo a Benedetto XVI, tanto che quest’ultimo ha scelto come sua famiglia proprio quattro suore laiche appartenenti a Comunione e Liberazione.