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Il Femminicidio è figlio dell'atomizzazione sociale, non della Rete

Da Mirella

Il terrificante fenomeno del "femminicidio" è (anche) un capitolo dell'atomizzazione della società, dove ognuno, isolato dagli altri, cerca un "nemico da abbattare", e spesso lo trova nel vicino di casa o in famiglia. L'omofobia, il sessismo, l'anti semitismo... sono tornati a galla, anche a causa di un'inclusione fallita e di un'atomizzazione sociale che rende gli uomini (e le donne) soli, impauriti, se non terrorizzati, mentre incalza una globalizzazione che non viene spiegata a fondo. Una globalizzazione che gli individui più fragili non comprendono e che non sanno cavalcare a loro favore, per trovare lavoro invece di perderlo, ma che subiscono passivamente, venendone travolti come da uno tsunami. Tragedie individuali in un cambiamento epocale. La Rete e la globalizzazione vanno capiti a fondo, perché sono facce della stessa medaglia: il mondo Flat senza frontiere. Solo che il mondo non è piatto, ma è percorso da fenomeni carsici, che emergono all'improvviso laddove meno te l'aspetti. La Rete e la globalizzazione aiutano la meritocrazia. Il nemico è la solitudine, non la Rete della solidarietà!
Poiché crediamo nel potenziale partecipativo e democratico della rete, bisogna affrontare questi temi, mettendo i puntini sulle i. Speriamo che il presidente della Camera Laura Boldrini risponda ad Arianna Ciccone aprendo un vero dibattitoi. Perché purtroppo il femminicidio ha radici nell'atomizzazione della società, nella solitudine delle donne, nella mancata educazione sentimentale eccetera. Temi che, da quando lanciammo lo slogan "Se non ora quando?" ci stanno a cuore, a partire dal Fattore D e dalla Womenomics, per non parlare del "soffitto di cristallo" che ancora tarpa le ali alle donne nel mondo del lavoro (la disparità salariale e la conciliazione lavoro - famiglia). 


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