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Il femminile nelle culture native americane: dee creatrici e distruttrici (parte 1)

Creato il 28 maggio 2015 da Davide

Secondo le tradizioni degli Hidatsa, agricoltori dell’Alto Missouri di lingua Siouana, che vivevano in case multifamiliari di zolle di terra, poco dopo che Primo Creatore e Lone Man (Uomo Solo) ebbero creato la terra e gli animali maschi, una donna sacra di nome Village-Old-Woman (Vecchia Villaggio) che viveva a sud apprese di questa nuova terra e decise di creare le femmine di ciascuna specie creata dagli altri due dei allo scopo di perpetuare la vita e dare agli Hidatsa creature femminili da venerare.Molto dopo aver creato le femmine, ella venne a sapere del popolo che abitava presso il fiume Knife e seguì il Missouri fino alla sorgente per vie sotterranee, ma non riuscì a trovare il villaggio. Da questa ricerca nacquero il letto del fiume e quelli dei suoi tributari. Ella tornò sottoterra al fiume Knife, dove entrò nell’utero di una donna del villaggio e così nacque tra gli Hidatsa. Quando diventò adulta creò le Sante Donne nei boschetti delle quattro direzioni, Donna Lassù e tutte le divinità femminili, introducendo ogni tanto nuove pratiche e cerimonie, oggetti e fagotti sacri. Ordinò anche che le Sante Donne fossero venerate in ogni cerimonia, stabilendo così l’eguale importanza del sacerdozio maschile e femminile. In tempi storici la società religiosa delle Holy Women, Sante Donne, era composta da donne anziane che avevano comprato i loro diritti individualmente dalle madri dopo aver sognato le Sante Donne. Le componenti della società erano soprattutto figlie di Sante Donne e mogli o sorelle di proprietari di fagotti sacri di Donna Lassù. La società però soffrì della concorrenza di un’altra società femminile di anziane, la società Bisontessa Bianca. Il capo della società delle Sante Donne era l’impersonatrice di Village-Old-Woman e le altre rappresentavano le Sante Donne dei boschetti delle quattro direzioni, spiriti femminili benevoli identificati con le gazze, uccelli “femminili”, “guerrieri” e “lunari”. Esse partecipavano a ogni cerimonia e danzavano per il ritorno dei guerrieri.
Donna Lassù era una specie di Dea della Morte, uno spirito malevolo che, insieme a suo fratello, il Sole, era gelosa e vendicativa e aiutava i nemici se si sentiva trascurata nelle offerte. Donna Lassù e il Sole erano cannibali che si cibavano dei caduti in battaglia, degli animali uccisi e inviavano la siccità nei campi. Per questo venivano lasciate loro offerte vicino alle tombe. I riti di cura di Donna Lassù miravano soprattutto ad allontanare il suo maleficio, per evitare aborti spontanei, nascite premature, pazzia e paralisi. Gli uomini che sognavano Donna Lassù diventavano suoi “prigionieri”, trasformandosi in travestiti o “berdache” (omosessuali), che erano considerati membri della società delle Sante Donne.
La Vecchia Che Non Muore Mai era una dea della vegetazione e sembra derivare dai Mandan Nuitadi, la più antica popolazione dell’Alto Missouri, che influenzarono con i loro riti gli altri Mandan, gli Hidatsa e in seguito i Crow e i Cheyenne. I riti più semplici e comuni della Vecchia Che Non Muore Mai erano eseguiti dalle donne individualmente o come gruppo familiare e consistevano soprattutto di semplici offerte di carne e pezzi di pelle conciata posta su bastoni negli orti durante il volo degli uccelli migratori verso nord o verso sud. Qualche volta una donna mentre lavorava nei campi sognava questi spiriti agricoli rappresentati dai volatili e alzava nel suo campo un alto palo a cui appendeva un fardello sacro personale di nuova costituzione come “protettore”. Dopo il raccolto, però, i fagotti sacri erano ritirati e custoditi in casa fino a primavera, pena la cattiva fortuna nei campi se erano lasciati esposti all’aperto d’inverno. Oltre a questi semplici rituali che coinvolgevano le donne di una famiglia, c’erano cerimonie incentrate sui sacri fardelli della Vecchia Che Non Muore Mai, che i proprietari organizzavano nel periodo della migrazione degli uccelli acquatici in primavera e in autunno. Possiamo senz’altro pensare che la Vecchia Che Non Muore Mai e Donna Lassù siano due aspetti delle Grandi Dee venerate in altre culture agricole neolitiche. Un’idea simile si ritrova nel mito cosmogonico dei popoli di lingua irochese: tra gli Irochesi e gli Uroni la Vecchia dapprima appare come una potenza positiva e creatrice, poi con inspiegabile cattiveria appoggia in tutto il gemello malvagio e assassino della propria madre, che rappresenta le forze distruttive della natura, rientrando così nell’aspetto della dea della morte. Donna Sole dei Cherokee conserva anch’essa un aspetto benefico e uno malefico.
Il mito cosmologico degli Uroni e degli Irochesi appartenenti alla Lega delle Cinque (in seguito Sei) Nazioni è simile e narra di una Donna Celeste che cadde dal cielo, un tema comune anche a molte altre popolazioni indiane e che presenta molte varianti.La Donna Celeste chiamata la Vecchia, Aataentsic degli Uroni o Eagen’tci dei Seneca rappresenta un personaggio “lunare”; viene inviata, secondo molte versioni, vergine ma incinta, da un personaggio di carattere solare nel mondo di sotto la volta del cielo, attraverso il buco ottenuto sradicando temporaneamente l’albero al centro del mondo superiore, un melo (una pianta portata in America dagli europei e facilmente assimilata nell’economia indigena), che è anche qui simbolo di immortalità, che produce tutti i possibili fiori e frutti per tutto il popolo celeste e che in cima porta un globo luminoso per illuminare quel mondo. Nella caduta ella strappa dei semi e dei pezzi di radice dell’albero e così porta la vegetazione (e quindi l’agricoltura) sulla nuova patria. Viene avvolta in un raggio di luce fabbricato dalla Bestia del Fuoco e cade attraverso il vuoto. Gli animali la vedono e decidono di soccorrerla, trovando un luogo dove possa atterrare. A turno si tuffano nell’oceano primordiale e raccolgono del fango da posare sul dorso della Tartaruga, formando così la superficie della Terra, che viene ritualmente chiamata anche Grande Tartaruga, un simbolo femminile di grande importanza. Il pugno di fango pescato da Topo Muschiato forma lo spazio che viene fatto ingrandire dalla donna: ella cammina in cerchio, dando così inizio alle stagioni e al tempo. Per continuare a far crescere la terra, la donna cammina nel senso del sole, muovendosi nella direzione in cui ancora si muove la gente nelle danze rituali.
Sulla Terra ha una figlia, che ha un parto virginale (è messa incinta dal Vento) e dà alla luce due gemelli., Colui che Regge il Cielo, il Bianco, o Ioskeha degli Uroni, chiamato anche Germoglio dai Mohawk e Uomo Fatto di Fuoco dai Wyandot (i rifugiati Uroni- Petun della regione occidentale dei Grandi Laghi che poi furono trasferiti in Kansas e Oklahoma e Canada) rappresenta la vita primaverile, il principio solare, la pace e nasce dall’apertura naturale; oggi i tradizionalisti fanno riferimento a lui come alla Mente Buona o il Luminoso. L’altro è l’Oscuro, la Mente Malvagia. il Foruncoloso, Tawiscara (quarzo, cristallo) degli Uroni ed è chiamato anche Selce o Gelo. Nasce dal fianco o da un’ascella della madre, uccidendola e rappresenta il principio invernale e ctonio, la guerra e la morte, il coltello di selce. Dal corpo della madre Germoglio crea il sole (la faccia) e la luna (dal seno) e le stelle (le palme delle mani). E’ interessante vedere come questi astri siano di qualità inferiore, passiva e astronomica. Non rappresentano i principi solari e lunari: la Luna, come sorgente di vita e di morte e divinità femminile è infatti la Vecchia e il Sole come sorgente di Luce e di potere maschile è il personaggio celeste che ha provocato la caduta della Vecchia su questo universo di mezzo e che Germoglio cercherà e troverà, facendosi riconoscere come erede legittimo al termine di onerose prove magiche. Dal corpo della madre egli crea anche le piante coltivate: Dove erano i piedi, dalla terra germogliò una pianta che diventò la patata, dove riposavano le dita nacquero i fagioli, dove era l’addome nacque la zucca, dove erano i seni nacque la pianta del mais e nel luogo sopra la sua fronte nacque la pianta del tabacco. … Quando la nonna (La Vecchia o Donna del Cielo) vide le piante spuntate dalla tomba della figlia e Spirito Buono che se ne prendeva cura, gliene fu grata e disse: “D’ora in poi noi potremo vivere di queste cose, ed esse potranno essere cotte in recipienti sul fuoco e il grano sarà il tuo latte e ti sosterrà. Dovrai far crescere il grano in colline simili a mammelle, in modo che il grano possa far fluire la vostra vita”. Poi la Donna del Cielo condusse Spirito Buono per l’isola e gli insegnò come produrre piante e alberi . L’Oscuro Gelo crea il tramonto del sole, le piante selvatiche nocive come i rovi e quelle velenose, ma anche le piante medicinali e rende più difficoltosi il rapporto dell’uomo con la natura: alle bestie miti create dal fratello oppone i predatori; fiumi, montagne e laghi sono meno facili da attraversare. Questa coppia di gemelli rivali rappresenta le due metà dell’anno e assomiglia alla corrispondente coppia egizia di rivali Osiride-Seth, che hanno caratteristiche simili, solo che nel mito irochese il fratello distruttivo è quello che soccombe: viene ucciso con un corno di cervo (simbolo di rinnovamento) ed è relegato in una caverna sotterranea; altre culture indiane invece preferiscono la coppia gemellare collaboratrice, dove il maggiore è “maschile” e il minore è “femminile”.
La maschera di Child-of-the-Water. Figlio dell’Acqua, dei Navajo possiede nella parte anteriore dei disegni a forma di clessidra in bianco, che rappresentano degli scalpi (riproducono la tipica acconciatura sulla nuca) e proprio in mezzo, a coprire gli occhi e il naso un triangolo nero con il vertive verso il basso, un’ inconfondibile immagine del triangolo pubico femminile.La natura “femminile” del gemello “debole” è presenta anche presso gli Apache, dove i cavalli bianchi, considerati “femminili” non hanno la stessa considerazione nel mito che godono presso i Navajo : infatti il solo rapporto importante che essi hanno con una divinità si trova nella mitologia degli Apache White Mountain, dove un cavallo bianco è la cavalcatura di Figlio dell’Acqua. Dato che i colori associati con Figlio dell’Acqua sono gli stessi associati a sua madre, il bianco e il giallo, e dato che esso è identificato con la Luna in tutto il mito, ciò spiega la natura priva di virilità del cavallo bianco (Clark 1983:23-24) (segue)
Riferimenti
Clark, L. H. They Sang For Horses. The University of Arizona Press, 1966 (1983).
White, R. The Middle Ground, Indians, Empires, and Republics in the Great Lakes Region, 1650-1815, Cambridge 1991
Bowers, A.W.Hidatsa Social and Ceremonial Organization, Washington 1963
Hertzberg, H.W. The Great Tree and the Longhouse. The Culture of the Iroquois, New York 1966.
Parker, A. C.Leggende dei Pellirossa, Milano 1995. pag. 26.


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