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Il film FOCUS – NIENTE E’ COME SEMBRA

Creato il 06 marzo 2015 da Masedomani @ma_se_domani

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New York. Notte. In un locale fashion. Una bionda mozzafiato cerca di sganciarsi dall’ennesimo uomo d’affari alticcio che le fa una sgradevole corte, si sposta dal bancone e si siede al tavolo di un uomo distinto che sorseggia un vino pregiato. Chiacchierano, ammiccano, finiscono in camera e… lei cerca di derubarlo, ma viene smascherata. Lei si chiama Jess ed è la bella Margot Robbie di “Wolf fo Wall Street”, lui è Nicky ed ha il volto del poliedrico e simpatico Will Smith (la cui filmografia è piuttosto lunga). La loro prima notte insieme finirà all’aperto, sulla neve, ad impratichirsi nel borseggio perfetto. Poi si separano, la scena cambia e ci troviamo tutti a New Orleans.

La nuova fatica del duo registico Glenn Ficarra e John Requa (“Babbo Bastardo” e “Crazy, Stupid, Love”) inizia così. L’atmosfera è strana, tutto sembra già visto, qualche cliché è presente da subito, ma la fotografia è buona, il cast pure, e dietro la macchia da presa sappiamo esserci persone abili a intrecciare suspense, divertimento e una giusta dose di romanticismo. Inizialmente non ci preoccupiamo, superati i primi venti minuti, invece, mentre i nostri ladri gentiluomini entrano nel vivo dell’azione in quel della calda e vibrante città del Sud, iniziamo a focalizzare sul guardaroba di lei, sui pettorali di lui, sulla meravigliosa colonna sonora. Il film scricchiola e avvertiamo chiaramente l’imminente crollo.

Photo: courtesy of Warner Bros.

Photo: courtesy of Warner Bros.

E “Focus” cade, con un tonfo a cui non eravamo preparati. La trama è prevedibile e se fosse solo questo il punto debole, sarebbe un non-problema. Thriller e Romance vanno spesso a braccetto, tutti ricordiamo il meraviglioso e ineguagliabile “Caccia al Ladro” e siamo adusi alla serie infinita di suoi piccoli cloni e omaggi. Ma qui i dialoghi sono da soap opera, i belloni sono presi in prestito dai fotoromanzi, la superficialità si fa largo a spallate e in sala un misto di stupore e nervosismo prende il sopravvento. Non ci vogliamo credere. Quindi, rimaniamo quieti in attesa del climax sperando che a quel punto la storia ci travolga in folli inseguimenti alla “Fast and Furious” o emerga anche solo la classe del recente “The Tourist”. Nulla da fare, a parte dei risvolti che senza successo tentano di eguagliare Lumet e il suo “Sono affari di famiglia”.

Photo: courtesy of Warner Bros.

Photo: courtesy of Warner Bros.

Nonostante le belle inquadrature, il sound caliente e la voglia di leggerezza, alla fine siamo sopraffatti dai tic compulsivi e da una gran voglia di fuggire. Tutto ci ricorda altro. I riferimenti vorrebbero essere – forse – inchini a pietre miliari del cinema, ma qui nulla va nel verso giusto. Non c’è originalità, non ci si diverte, e non si viene travolti né dall’azione né da quell’amore che si fa largo e impone a tutti di fare la cosa giusta.

Se fossimo difronte a un’opera prima, ad una prova d’esame, allora, griderei al capolavoro, per aver dimostrato impegno e studio, per aver scelto con attenzione i protagonisti e soprattutto per aver tentato di rendere il minestrone di pseudo-omaggi carino con il tocco vintage di scene di amore in perfetto stile anni ’80. Purtroppo non è il nostro caso e mi domando come possa tenere testa all’agguerrita concorrenza del week-end in sala. In televisione, invece, sui canali Family o Passion di SKY, nutro fiducia farà la gioia di coloro alle prese col ferro da stiro.

Vissia Menza


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