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Il filo rosso

Creato il 08 ottobre 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

PaneQuotidianoSandra Bonsanti, giornalista e scrittrice è l’ospite di Pane Quotidiano, Rai3 perchè ha appena terminato un libro che parla di una scia di sangue, di morte e di silenzi italiani. Da Calvi a Sindona. Dalla P2 a Craxi, fino a Falcone e alla mancata elezione di Prodi.

Un Italia della corruzione e della massoneria deviata, delle stragi mafiose, degli eccidi politici, della magistratura minacciata e dell’informazione asservita.  Fatti del nostro passato che sono il nostro presente . Il gioco grande del potere è il libro in questione, scritto da una giornalista che di cose ne ha viste tante.

Sandra Bonsanti, in quattro decenni da cronista in prima linea, ha preso appunti. Taccuini racchiusi in tanti scatolo

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ni che, recuperati e analizzati “per vedere se ancora oggi, parlavano come allora“. Taccuini da mettere in ordine per  dare un senso al proprio lavoro.  Appunti privati che non possono trovare spazio su un giornale. Le lettere, le minacce di morte, gli oscuri avvertimenti dell’Italia peggiore. Ma anche le confidenze intime, gli sfoghi e le passioni di un’altra Italia, che annovera i nomi di Ugo La Malfa e Tina Anselmi, Paolo Baffi e tanti servitori dello Stato rimasti sconfitti dal “gioco grande del potere”, come lo chiamava Giovanni Falcone.

Questo libro è dunque un insieme di dettagli che riletti, oggi, ci danno un’immagine nitidissima di un sistema che, ancora oggi è qui. Quell’eterna ambiguità tra Stato e Antistato, troppo spesso confusa e inestricabile. ” Quel filo che uno sente che c’è, ho voluto metterlo in ordine e vedere cosa ci diceva oggi”.  Una palude fangosa in cui si mescolano neofascismo e massoneria deviata, mafie di vario genere e poteri finanziari, servizi segreti e criminali comuni, una zona grigia di compromissioni, cointeressenze, condivisioni, mossa dalla ricerca di denaro e potere. “Perchè è lì l’origine del presente, tante cose che non si capiscono, sono legate ad accordi che non avvengono alla luce del sole, che si perdono nel sottobosco, nel silenzio, nel buio”.

Un criptogoverno che ruota attorno a persone che  chiedono semplicemente di partecipare al gioco, il gioco grande del potere, appunto, si tratta in s

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ostanza di starci. Ai morti innocenti va la memoria degli anniversari. I colpevoli invecchiano nei loro turpi ricordi. Questa è la nostra Italia, che non vuole rivangare il passato, non vuole sapere. Bocche chiuse e menti chiuse. Una democrazia impoverita dal perverso intreccio tra istituzioni e interessi, dalla palude dell’indistinzione e della connivenza. E finché non si riesce a liberare lo Stato da queste incrostazioni la speranza di un riscatto resta debole. ” Sarebbe bellissimo condividere con tutti un ‘Italia in cui tutto è chiaro. Proprio la mancanza della verità, l’assenza delle risposte su punti importanti, momenti che hanno visto morti e centinaia di feriti, questi silenzi pesano e finchè non c’è verità, non ci sarà mai la cosidetta pacificazione”.

Un ventennio fondato sul ricatto e sul finanziamento ai partiti. Personaggi oscuri hanno popolato la nostra storia, ancora coperti da silenzio. Fili che partono da lontano. Fili di un antistato non chiarito, che fa si che non ci si possa liberare di questa parte malata della politica, fino a quando non sarà fatta chiarezza.

Accanto al paese impestato agisce l’altra Italia, quella fatta da persone semplici, chiare e giuste, forse, perdenti, alla luce dei grandi avvenimenti e dei grandi partiti di massa ma, che  rappresentano la

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tradizione e l’eredità di quelle piccole minoranze che hanno in precedenza lottato per sollevare l’Italia dall’onta del nazifascismo. “Abbiamo questa immensa, bellissima tradizione perché non farne la radice del nostro presente”?  

Abbiamo una giovane Costituzione, di cui essere fieri, dobbiamo pretendere che venga attuata, non cambiata, perché scomoda. Una Costituzione che chiede ai cittadini una presenza, un’attività.  Il futuro ci sarà soltanto quando la politica sarà improntata alla trasparenza degli atti, allora potremo essere un popolo tranquillo che cerca il bene comune e non il bene di qualcuno, perché l’interesse privato non può essere di tutti. Principi e valori, insomma, contro il potere-denaro. Chi vincerà? La partita è aperta.


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