Il filtro

Creato il 22 agosto 2012 da Tnepd

Fa parte del sentire comune la consapevolezza che se un idealista si mette in testa di candidarsi alle elezioni, ben presto viene allontanato a forza di sgomitate da aspiranti candidati meno idealisti e più pragmatici di lui. Con la scusa della real politik, e basandosi su una visione competitiva del modus operandi, gli aspiranti candidati intenzionati a fare carriera politica si accaparrano i posti migliori in cima alla lista, come le macchine da corsa che partono in pole position In definitiva, i volponi smaliziati riescono facilmente a mettere fuori gioco le pecore ingenue. Incredibile a dirsi, anch’io sono passato attraverso esperienze del genere. Durante i cinque anni in cui sono stato candidato con i Verdi, dal 1983 al 1989, non sono mai stato messo a capo lista e non sono mai stato eletto, nemmeno nelle votazioni di qualche riunione di condominio. Non è di me che voglio parlare, ma siccome vedo analogie tra la mia defenestrazione dai Verdi, avvenuta nel 1989, e ciò che è successo nel giugno scorso a un esponente del Movimento 5 Stelle, quello che mi preme evidenziare sono i meccanismi che animano la cosiddetta democrazia partecipativa e, se quanto sto per raccontare ha qualche significato profondo, mettere in chiaro il fallimento della democrazia stessa come metodo di gestione della società. Se un Pinco Pallino qualsiasi può minacciare un altro Pinco Pallino in virtù di una presunta superiorità, chiedendogli di mettersi da parte, in previsione della corsa al seggio di consigliere regionale, significa che il primo Pinco Pallino ha in mente una visione gerarchica della politica e prova ad avvalersi dei rapporti di forza per imporre se stesso a discapito di altri. In altre parole, il signor Michelangelo Giumanini, di Tavagnacco, dopo essersi fatto eleggere come promotore del Movimento 5 

Stelle, ha fatto una telefonata minatoria al signor Anthony Santelia, di Codroipo, chiedendogli in sostanza di rinunciare a candidarsi alle prossime elezioni regionali. Se si pensa che lo stipendio di un consigliere regionale in Friuli Venezia Giulia va dagli 8.000 ai 12.000 euro mensili, si capisce qual è stato il movente che ha portato il signor Giumanini, il 19 giugno scorso, a comportarsi mafiosamente con il suo collega Santelia. Il quale, subodorando un evento del genere, dato che ancora prima c’erano state telefonate poco gentili nei suoi confronti, ha avuto la prontezza di spirito di accendere la sua sofisticata fotocamera digitale, durante il colloquio telefonico, e registrare le minacce del suo collega di movimento. Nel mio caso, 23 anni fa, fui estromesso d’imperio dalla lista di candidati in cui mi trovavo perché venni arrestato, mettendo così i Verdi nella condizione di perdere TOT voti a causa del mio arresto, mentre nel caso dei due rappresentanti del M5S la rottura si è sviluppata lentamente, poiché subito dopo le elezioni del maggio scorso, il Giumanini, pur essendo organizer, non frequentava le riunioni del progetto regionale, iniziate un anno e mezzo fa. Personalmente disapprovo il vezzo del M5S di usare termini stranieri e preferisco riferirmi ai due personaggi di questa controversia giudiziaria con il termine promotore, o al massimo organizzatore. Fin qui si potrebbe parlare di miserie umane, ovvero di azioni compiute dai protagonisti dando ascolto agli impulsi meno nobili dell’animo umano, e invece, paradossalmente, l’arresto che subii 23 anni fa fu dovuto al mio tentativo di sabotare un cantiere edile in cui stavano costruendo un allevamento di cavie e se si pensa che al giorno d’oggi tutti i partiti rubano, forse non è poi così privo di dignità farsi arrestare per aver cercato d’impedire un’ingiustizia ai danni del popolo oppresso degli animali, ma evidentemente già all’epoca vigeva la gerarchia anche fra i neonati Verdi e i candidati più pragmatici di cui parlavo prima ebbero buon gioco a chiedere la mia testa, con la scusa che gli elettori non avrebbero capito le motivazioni del mio gesto. Probabilmente, neanche loro le avevano capite. Tornando al nostro caso, constatata la strana assenza del responsabile di zona, Anthony pensava tuttavia che non si può tirare la gente per la giacca, anche se un promotore dovrebbe avere il dovere morale di non disertare le riunioni. Ma il Giumanini aveva altri progetti in mente e mirava ad ottenere il controllo dell’intera provincia, promettendo poltrone a nord, minacciando al centro e sabotando il sud. Poi, accortosi che la sua assenza alle riunioni non sortiva alcun effetto pratico, si vide costretto ad usare metodi d’intimidazione mafiosa per sbaragliare l’avversario. E qui, se le mie ipotesi sono corrette, è davvero triste vedere personaggi politici ridotti a considerare come un avversario da battere colui che in teoria dovrebbe essere un collega con cui collaborare, unendo gli sforzi per rendere più forte il gruppo. Oltretutto, i metodi mafiosi non fanno parte della cultura dei friulani e anche solo minacciare una persona è un comportamento che stride con il sentire comune, almeno nelle mie zone. E’ vero che anch’io ho il reato di minacce nel mio curriculum vitae, altrimenti detto fedina penale, ma vuoi mettere la differenza? Minacciare un macellaio o un cacciatore non è la stessa cosa che minacciare un collega di partito. Nel mio caso si tratta di aguzzini che combatterei volentieri con le armi, in stile partigiano, se solo la cosa non mi creasse gravi conseguenze nel contesto di questa società necrofila; nell’altro caso si tratta di un signore che difende il suo – non ancora ottenuto – posto di lavoro. Se un operaio dell’ILVA ha diritto di difendere il suo posto di lavoro, può un aspirante candidato fare la stessa cosa quando ancora non è stato eletto?

Forse Anthony stava mettendo a rischio senza accorgersene i sogni del signor Michelangelo. Forse, data la non più giovane età di costui, il Santelia stava mettendo in pericolo l’ultima possibilità del Giumanini di accaparrarsi una sicura seggiola di dipendente pubblico. Se è così, evidentemente il Giumanini non si è accorto del crescente malumore della gente verso la classe politica, precipitata nei sondaggi a livelli di gradimento mai visti fino ad oggi. In negativo, ovviamente. C’è chi di tanto in tanto, sul web, butta lì l’idea di un politico appeso ad ogni lampione di città e sarebbe una tragica beffa se, dopo essersi fatto eleggere e assicuratosi lo stipendio di 10.000 euro mensili, il Giumanini andasse a far bella mostra di sé come pendaglio da forca. Sarebbe un’amara soddisfazione per il minacciato Santelia, che potrebbe finalmente alzarsi dall’umida riva del fiume dov’era seduto. Per istinto bisognerebbe diffidare di coloro che hanno avuto esperienze politiche con altri partiti, perché sono portatori di una mentalità vecchia, sclerotica e avvelenata. Infatti, Giumanini viene dall’Italia dei Valori. Probabilmente, come un virus di cui sono portatori sani, gli esponenti che hanno avuto il battesimo del fuoco presso altre formazioni politiche, prima o poi si manifestano in tutta la loro virulenza e a poco serve che Beppe Grillo chieda che il suo movimento non venga contaminato dal vecchio modo di fare politica. Casi come quello di Giumanini denotano come sia quasi impossibile impedire l’infiltrazione di elementi di corruzione e di livellamento verso il basso. Mi diceva l’altro giorno Anthony, facendo una passeggiata con i cani, che in questo periodo, dopo il successo di Parma, il M5S è 

alle prese in tutta Italia con casi analoghi a quello capitato in provincia di Udine. Tanto è vero che il 21 giugno scorso, dopo aver presentato esposto ai carabinieri per il reato di minacce, Anthony ha telefonato a Milano, alla segreteria del movimento, per chiedere di essere assistito dagli avvocati di Grillo e una ragazza gli ha risposto che lei neanche li conosce, gli avvocati di Grillo. Bisogna infatti puntare sulla partecipazione della gente. Chi lo fa già – chi si è rimboccato le maniche – deve imparare a camminare con le proprie gambe e non aspettare aiuti o direttive da un qualche inesistente comitato centrale. Se ancora dovesse essere poco chiaro perché il Giumanini abbia voluto che Santelia lasciasse il movimento, si può ulteriormente ipotizzare che il responsabile di zona avesse in mente di candidare persone scelte da lui, e il suo vice Anthony non rientrava nelle sue simpatie, come se fosse giusto che i candidati siano scelti da un singolo individuo, e non dall’assemblea, e come se le candidature si componessero sulla base della simpatia. Forse è sempre stato così, anche nella Democrazia Cristiana, ma come ho detto in premessa io faccio parte delle pecore ingenue e non dei volponi scaltri, e certe cose mi sfuggono. Tuttavia, sono convinto che dovrebbero essere candidati ed eletti i più onesti e sinceri, coloro che hanno dato prova di avere idee chiare e di sapere come implementarle, quelli che Shakespeare definiva come dotati di “merito paziente” . E invece, proprio a causa dei tempi lunghi con i quali le persone di pregio si fanno conoscere, ecco che qualche frettoloso approfittatore di passaggio si mette di mezzo, cercando d’imporre la propria nullità mediante gl’intrighi e le alleanze truffaldine. Evidentemente, in Italia siamo maestri in quest’arte, ma è sempre spiacevole quando il fenomeno emerge nella vita reale, quando si verifica un corto circuito di questo squallido genere. Infatti, un risultato il promotore Giumanini, che fra l’altro era stato destituito dalla carica in agosto, nel corso di un’assemblea pubblica, ha ottenuto. Quello di aver gettato discredito sull’intero movimento. Basta leggere i commenti qualunquisti dei lettori del Gazzettino per capirlo. Vabbé che i lettori del Gazzettino sono composti per la gran parte dalla feccia del popolo veneto e friulano, ma la sensazione, dopo la denuncia di Anthony, è stata quella anche per me: il gruppo politico di Grillo è uguale agli altri, siamo punto a capo e non c’è speranza di soluzione. Qualcuno potrebbe accusare Santelia di aver fatto male a denunciare la telefonata minatoria, perché “i panni sporchi si lavano in famiglia”, ma io penso che la magistratura potrebbe invece aiutare il movimento mettendo nelle condizioni di non nuocere un elemento estraneo che pensava di agire secondo schemi di comportamento immorali non meno che antiquati. Anzi, si spera che i giudici possano “metterci una pezza” anche nei casi analoghi che si stanno verificando dappertutto nello Stivale. E se proprio questa corsa al seggio da parte d’inetti approfittatori dovesse essere inarrestabile e configurarsi come fisiologica, allora è stato meglio che si sia saputo subito. Meglio adesso che fra vent’anni, dopo infinite ruberie come fecero Democrazia Cristiana, Partito Socialista e altri furfanti del genere. Io fin qui ho sentito una sola campana. Dovere di reporter m’imporrebbe di sentire anche l’altra, ma siccome sono propenso a dar credito alle persone e poiché Anthony mi ha descritto i termini e le parole usate dal Giumanini per intimidirlo, non ho ragione di credere che mi abbia mentito e mi sentirei a disagio se mi trovassi faccia a faccia con la parte avversa.

Del resto, fra un po’ la cosa finirà davanti al giudice di pace, i giornali ne parleranno diffusamente (quando c’è da dare addosso a Grillo non si tirano certo indietro) e se Giumanini mi chiederà di replicare avrà un articolo tutto per lui, per spiegare le sue ragioni, anche se le minacce e le ingiurie lo squalificano pesantemente già da ora. Ho partecipato a un incontro pubblico e ho visto come lavora il M5S. Non vorrei che elementi che mirano unicamente alla carriera rovinassero questo interessante esperimento della vita politica italiana. Non ne abbiamo bisogno! Se il signor Giumanini teme di non potersi accaparrare la gallina dalle uova d’oro, io come anarchico possibilista temo di veder naufragare per l’ennesima volta tutte quelle belle idee di rinnovamento della società, a partire dai temi economici, dell’energia e della protezione dell’ambiente. Tutti temi affascinanti di cui anche i Verdi si erano fatti promotori finendo miseramente anche loro nel tritacarne prosaico dell’opportunismo politico. Forse, se non esistesse quel meccanismo che agisce come buttafuori per gli idealisti e che opera come un filtro, trattenendo il buono e lasciando passare il marcio, la società sarebbe sicuramente diversa. Video meliora proboque: deteriora sequor (vedo il meglio ma al peggio m’appiglio), constatava rassegnato Ovidio nelle Metamorfosi.

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