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Il fuoco continua ad ardere. Più in basso.

Da Nubifragi82 @nubifragi

Ci ho pensato a lungo. Per intenderci, non meno di un minuto e quaranta secondi. Dite che è poco e così ci fan solo quelli che agiscono senza riflettere? Ma io ho riflettuto un’oretta buona! Si, lo so, c’è qualcosa che non funziona. Quando ci si volta indietro i conti sfuggono sempre. Quando si tenta di riordinare le fila nel nostro passato, c’è sempre qualcosa che non torna. E’ una lunga equazione matematica, di quelle inzuppate di segni più e meno che basta dimenticarne uno e le carte non sono più quaranta. Insomma, non so bene quanto ho pensato e cosa ho pensato.

Ripartiamo. E’ morto Ray Manzarek, tastierista dei Doors. E’ molto tempo che non ascolto un album dei Doors, forse tre o più anni. Quando avevo diciotto anni ascoltavo i Doors almeno due tre ore al giorno. Tutti i santi giorni. Era quella fase in cui si esce dall’adolescenza e la vita ti sbatte in faccia qualche responsabilità. Non troppe, a dir il vero, c’è pur sempre la cappa genitoriale che ti protegge come fa il mediano con il numero 10. In ogni caso, quanto basta per sentire quella sensazione di spaesamento che a volte si tramuta in vuoto. Quanti vuoti percorrono la nostra esistenza, si nasce cadendo nel vuoto, si sperimenta lanciandosi nel vuoto perchè non c’è tempo di fare altrimenti. Ma il vuoto è brutto, è una parola che si associa ad altre parole negative: solitudine, lontananza, incomprensione. Il vuoto ci separa dal resto, da quello che vorremmo ma non è, da quello che vorremmo essere ma in verità non siamo. Ci sono tanti modi per tentare di colmare quel buco. Io trovai i Doors. Non tanto Jim Morrison, la cui personalità strideva e stride tutt’ora con la mia, ma i Doors, la loro musica sognante e obnubilante, una rassegnata carovana di nuvole che usavo come tappeto per non guardare giù, dove c’è il vuoto.

Ed ora tutto ciò fa un pò di tenerezza. Forse non ascolto più i Doors da così tanto perchè quella tastiera di Ray Manzarek mi suggerisce che non è più tempo, che non ne ho più bisogno. E in fondo è così, o si continua a mettere il piede a terra e guardare com’era bella la strada in pianura o prima o poi quella salita va affrontata e quanto più il dislivello sale è necessario lasciare zavorre lungo il percorso.

Nel mio percorso non ho potuto fare altrimenti. Dentro me non vi ho dimenticato. Continuate ad accendere quel fuoco. Visto da qualche tornante più in alto, è un bellissimo spettacolo.



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