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Il futuro dei blogger rappresenta la morte della critica letteraria?

Creato il 15 ottobre 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Alessandra Zengo Cari lettori, 
eccomi ritornata per una nuova incursione su Diario, da brava blogger-latitante che si aggira nel dietro le quinte di questo spazio virtuale. Qualche giorno fa una lettrice commentava sul post del giveaway ricordandomi che da un po' trascuro i miei doveri di brava admin (grazie Nina!). Così dopo una segnalazione di Elena e un link di Andrea eccomi qui a parlarvi again (vi sarete stufati, eh?) del blogging (letterario, course!), e di come entra in conflitto con la critica letteraria tradizionale. 

Il futuro dei blogger rappresenta la morte della critica letteraria? I blog hanno un grande pregio: l'entusiasmo. Un entusiasmo dato dalla libertà della propria «attività» svolta free nella rete e che avvicina il lettore a quella figura evanescente che è il recensore. Il blogger è una persona che, pur vivendo nell'etere di Internet— quasi non esistesse davvero nella realtà , riesce a fidelizzare il lettore, avere un contatto più diretto con il proprio pubblico, cosa che non accade con un giornalista di una grande testata che, nella maggior parte dei casi, scrive un pezzo per i grandi gruppi editoriali. Un esempio significativo. Poche settimane fa, Pordenone Legge, Sala della Camera di Commercio. Ho assistito a numerose conferenze stampa e i miei “colleghi non erano blogger, ma giornalisti: tutti muniti di smartphone, moleskine, quotidiano (alcuni) e, ovviamente, una penna con cui prendere appunti. Qualcuno anche una gomma da masticare con cui fare le bolle rosa. La sala conferenze era gremita per Todorov e Augias, semivuota per gli autori italiani, specie se esordienti e pubblicati da una casa editrice media. Non basta, quindi, aver scritto un buon libro, ma il nome dell'editore stampato sulla copertina aiuta, e molto. Ma lo snobismo verso gli «strati bassi» non è appannaggio del solo giornalismo: si sta espandendo anche nel gruppo dei lit-blog, costantemente in aumento. Qual è il futuro dei lit-blog, quindi? Soppianteranno la critica tradizionale, dunque? Non credo. Penso invece che sarà la critica tradizionale ad adattarsi al cambiamento, modellarsi e prendere nuova forma. La critica più diffusa, e favorevole per chi pubblica, diventerà quella dei blogger. Come? Non solo blogger indipendenti nati sulle piattaforme di blogger e wordpress, ma anche giornalisti impegnati quotidianamente con un blog per una delle grandi testate, per esempio, che inevitabilmente dovranno adattarsi ai tempi che cambiano. Una scrittura immediata, più informale, più “amica”, che accolga il lettore e lo faccia sentire partecipe della materia di cui si scrive. 

I blogger diventeranno la nuova «classe dominante» (vi dice niente il termine borghesia e Il manifesto del partito comunista di Marx?) a scapito dei cari e vecchi giornalisti? Può darsi. Anzi, forse è la risposta più plausibile alla questione. Dati alla mano. Il 12% dei lettori USA ammettono di affidarsi al consiglio dei blogger prima di procedere all'acquisto in libreria (e la percentuale è destinata ad aumentare), la vendite grazie ai blogger sono aumentate. Perché? Come dicevo prima, il lettore tende a fidarsi maggiormente del blogger: sia perché scevro (almeno, quasi sempre) dalle  “ingerenze” degli editori e da “altri condizionamenti” (leggi: soldi), sia perché può facilmente identificarsi con il soggetto scrivente e le sue preferenze in ambito libri. In Italia non funziona ancora così, dove il ruolo del blogger è ancora marginale, sebbene quasi tutte le case editrici si stiano aprendo a questo nuovo fenomeno in ascesa (con criteri più o meno condivisibili). Più potere ai book-bloggers? Ni. Bisognerebbe fare i dovuti distinguo. 
Il futuro dei blogger rappresenta la morte della critica letteraria? Parliamo di Peter Stothard, editor di TLS (Times Literary Supplement) e giurato del Man Booker Prize, intervistato il 25 settembre scorso per la rinomata testata inglese The Indipendent che intitola l'articolo The bionic book worm. 
He has been left hugely critical over the decline in current standards of literary criticism, and says the rise of bloggers will leave the industry "worse off".
Le opinioni in merito sono contrastanti. La critica letteraria ha diminuito i suoi standard qualitativi? Vero. I blogger peggiorano la situazione? In parte. Esistono blog/siti di letteratura puntuali, attenti, critici (come dovrebbero essere per definizione, pur mantenendo l'impostazione da blog); altri (la maggior parte, forse) assomigliano di più a un blog personale. Ma la denominazione resta la stessa: «Io ho un blog letterario», dicono. Ma non sono la stessa cosa. 
Criticism needs confidence in the face of extraordinary external competition. It is wonderful that there are so many blogs and websites devoted to books, but to be a critic is to be importantly different than those sharing their own taste… Not everyone's opinion is worth the same.
Come dargli torto? Non esiste solo «De gustibus non disputandum est» dietro cui barricarsi quando si recensisce un romanzo. Un blogger, se vuole svolgere al meglio il suo “lavoro”, deve saper discernere le qualità oggettive e soggettive di un libro. Deve aver sviluppato uno spirito critico differente da quello del comune lettore, importante per la sopravvivenza di un recensore-web. Altrimenti recensore diventa solo un sinonimo di lettore che scrive un pensiero random sul libro appena conclusoÈ così forse, ma non dovrebbe esserlo. Sicuramente. 
The rise of blogging has proved particularly worrying, he says. "Eventually that will be to the detriment of literature. It will be bad for readers; as much as one would like to think that many bloggers opinions are as good as others. It just ain't so. People will be encouraged to buy and read books that are no good, the good will be overwhelmed, and we'll be worse off. There are some important issues here."
Ed è qui che il buon Sir Peter Stothard è caduto, scivolando nella famigerata buccia di banana. Quali prove esistono a favore di questa tesi? Nessuna. Anzi, i blogger incentivano la lettura, soprattutto tra i più giovani. Bella o brutta che sia, è un bene. Un bene perché saranno poi il tempo e l'esperienza che ne affineranno i gusti letterari. E comunque non tutti i lettori devono per forza leggere letteratura impegnata, esiste anche l'intrattenimento, trash magari (ogni riferimento è puramente casuale), ma pur sempre adatto per passare qualche ora tranquilla. E che magari rende più piacevole il fatturato degli editori a fine anno

Voi, invece, cosa ne pensate? 

Io intanto vi lascio alle vostre profonde elucubrazioni mentali in merito, ci diamo appuntamento prestissimo (promesso!). Prossimo post: le mie ultime, si fa per dire, letture. Ci sarà da divertirsi. 

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