Il futuro dei Celtics e il probabile addio a Paul Pierce

Creato il 18 maggio 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Sono finiti i tempi dei “Big Three” e dei “Big Three + Rondo“. A Boston, quest’anno, si è dovuto fare i conti con una realtà ben diversa da quella che dal 2008 ha prepotentemente riportato i biancoverdi nelle vette della NBA da dove mancavano da troppo tempo. L’annata di Pierce e soci non è stata fallimentare anche considerando l’alto numero di infortuni, ma questi Celtics non sono quelli di qualche anno fa, in grado di far tremare la NBA come nei favolosi anni ’80. La squadra non è stata mai competitiva per le prime posizioni della Eastern Conference, e fa effetto vedere che il record pre e post infortunio di Rondo sia migliore proprio quando il n°9 era indisponibile (20-23 con Rondo, 21-17 senza). Aggiungiamo poi le 31 partite saltate da Bradley e le 36 dal rookie Sullinger (anch’esso come Rondo assente nei playoff) che hanno indebolito una panchina già corta di suo e avremo una visione ancora più ampia della travagliata stagione a Boston, che ha visto la sua fine contro i New York Knicks al primo turno nonostante due zampate di Celtics Pride.

Dalla fine di gara-6 in poi però, i discorsi da fare sono altri. Si parla infatti del futuro della franchigia indissolubilmente legato alle decisioni di Pierce e Garnett sulla loro permanenza o meno in biancoverde. La patata bollente è nelle mani di Danny Ainge, ad oggi il GM meno invidiato dell’intera Lega probabilmente, che deve decidere di chi liberarsi fra due dei giocatori più rappresentativi dei Celtics nell’ultimo ventennio. The Big Ticket già a febbraio era stato accostato a numerose trade, ma la sensazione che serpeggia negli ambienti vicini ai biancoverdi è che a fare le valigie sarà The Captain come lo stesso Ainge ha lasciato intendere dicendo che “sarà una decisione molto difficile da prendere“.

La carta d’identità di Garnett e Pierce dice ormai 37 primavere per il primo e 36 per il secondo, ed è più che comprensibile che la dirigenza voglia sacrificare uno dei due per rinforzare un gruppo che ha comunque buone prospettive per le stagioni a venire. Rondo è uno dei primi cinque play della Lega, Bradley una buona alternativa ad esso oltre che probabilmente il miglior difensore sulla palla dell’intera NBA e Jeff Green e Brandon Bass si sono dimostrati all’altezza della situazione. Aggiungiamo un veterano come Terry e capiamo come i Celtics con qualche aggiustamento in più ed una eguale dose di infortuni in meno possano essere ancora considerati una contender. Ultimo, ma non meno importante, è il futuro di coach Rivers che ha ancora un altro anno di contratto e sul quale si è susseguita più di una voce su un suo possibile divorzio dai Celtics. Ainge ha però confermato che “Doc allenerà i Celtics” l’anno prossimo, e probabilmente c’è da credergli. Perdere il coach e uno tra Pierce e Garnett insieme sarebbe un colpo durissimo per l’ambiente Celtics, che sta rinnovando in modo intelligente la squadra con una progressiva rinuncia ai protagonisti del recente passato ma senza stravolgimenti che potrebbero destabilizzare troppo l’ambiente.

Pensare cha gara-6 contro i Knicks potrebbe essere stata l’ultima apparizione al Boston Garden di The Truth in maglia Celtics rende triste chiunque ami la NBA, sapendo però che Pierce ha incarnato come nessuno dopo Bird lo spirito e l’orgoglio di essere un Celtic.


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