La nazionale belga
INCHIESTE (Milano). Qualificazioni mondiali: non sempre nel calcio moderno l’evoluzione è circoscritta a piccole realtà cittadine, che grazie a ingenti quantità di denaro cercano di raggiungere risultati e gloria. La nazionale belga è esempio concreto e positivo di come si possa invertire la marcia involutiva di un paese, perseguibile e praticabile da molte realtà calcistiche attuali (Italia non esclusa), frutto di pazienza e attesa. Nonostante il blasone non certo di prima categoria, con gli sforzi intrapresi in queste ultime stagioni, il Belgio sta passo dopo passo confermandosi tra le potenze emergenti a livello mondiale. Non a caso, la squadra allenata da Marc Wilmots si ritrova al decimo posto del ranking Fifa, fotografia di una crescita costante e continuativa in queste ultime stagioni.
Infatti, in particolare dopo il 2002, la selezione belga non si è mai più imposta a livello internazionale. Altresì vero è che, dal 1904, data di nascita della KBVB (federazione calcistica belga, ndr), i risultati raggiunti sono stati quasi nulli. Solo qualche piazzamento onorevole ha fatto sì che la realtà belga rimanesse integra nel panorama calcistico. Ultimo in ordine di tempo il quarto posto alle Olimpiadi di Pechino, sintomo di questa (ri)crescita che evidenzia il grande sforzo di giovanili, come quella di Liegi, utili alla causa dell’intero Paese. Prima dell’Olimpiade cinese del 2008, solo un ottavo di finale ai mondiali del 2002, perso poi contro il futuro campione Brasile, ha segnato il passaggio nel nuovo millennio. Il miglior posizionamento mai raggiunto fu un quarto posto a Messico 86′, mentre in competizione europee è dal 2000 che si ha più traccia della selezione belga. Un dato interessante riguarda gli scontri diretti contro le altre nazionali: il miglior rapporto tra vittorie e sconfitte è con la grande e vicina Francia, contro cui il Belgio ha trionfato in 29 partite delle 71 giocate, perdendo solo 24 volte.
La nuova generazione, che tanto sta facendo bene nelle qualificazioni ai Mondiali, ha lasciato i suoi primi segni nel 2007, quando l’allora U21 arrivò seconda all’Europeo. Oggi il Belgio si ritrova primo nel proprio girone, con una qualificazione che sembra ormai una certezza, dati i pochi match ancora da disputare. Le vittorie sono state raggiunte esprimendo una qualità di gioco impressionante, condita da una solidità rara in nazionali con età media così bassa (25 anni).
Non si può, stranamente, parlare di punti di forza, dato che il Belgio si sta confermando gruppo pericoloso in ogni zona del campo, potendo contare anche su una panchina discretamente lunga e di qualità indubbia. A difesa della porta battagliano per un posto due portieri tra i migliori d’Europa, come Courtois e Mignolet, rispettivamente titolari nell’Atletico Madrid e nel Liverpool. La zona difensiva, punto critico e fragile degli anni passati, sta trovando una dimensione importante: Vertonghen (Tottenham), Vermaelen (Arsenal), Van Buyten (Bayern Monaco), Alderweireld (Atletico Madrid) e il capitano Kompany (Manchester City) sono nomi validissimi per poter reggere un gioco votato all’offensivismo.
Offensivismo che parte proprio dal centrocampo, in un 4-2-3-1 che ormai è diventato un must nel calcio moderno. La fase di schermo davanti alla difesa può essere affidata a Fellaini (Manchester United), Defour (Porto) e Witsel (Zenit), ottimi interpreti di questo ruolo. Dietro l’unica punta, la scelta è davvero ampia: il gioiello è certamente Hazard (Chelsea), ma Chadli (Tottenham), Mertens (Napoli), De Bruyne (Chelsea), Dembelè (Tottenham) e Mirallas (Everton) non sono certo da meno.
Di certo, poi, in avanti non manca la fame di gol: la potenza fisica di Lukaku (Everton) e la bravura di Benteke (Aston Villa) sono elementi imprescindibili della nazionale belga, che può contare anche sulla stella del futuro Zakaria Bakkali (Psv). La certezza è una: meglio non incontrarli in Brasile.
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