Il presidente russo Medvedev
Che in Russia esistesse un problema legato all‘indipendenza dei media, era cosa nota. Tuttavia, questa “non-notizia” diventa “notizia” se a riconoscere questo problema è addirittura il numero uno del Cremlino: dalla Germania, dove si trova in visita di Stato, il presidente Dmitrij Medvedev si è detto pronto a considerare l’ipotesi della creazione in Russia di un’emittente pubblica indipendente dal governo e dal mondo imprenditoriale, a patto che emergano fonti di finanziamento adatte alla concretizzazione del progetto. Medvedev non sembra infatti convinto dell’efficienza di un sistema di finanziamento basato sul pagamento del canone: “Far pagare una tassa a ogni cittadino potrebbe causare dei problemi, per questo è necessario trovare un altro canale di finanziamento”, ha dichiarato il presidente russo.
Il futuro dell’emittenza russa, secondo Medvedev, dovrà passare per l’autofinanziamento ossia per la raccolta pubblicitaria: “Se un’emittente riceve sostegni finanziari da un qualsiasi ente, pubblico o privato, finisce prima o poi per diventarne serva. Per questo sarebbe meglio lasciare che i media, soprattutto quelli a carattere locale, seguano un percorso di sviluppo indipendente”.
Ad oggi i giornali e le emittenti russe realmente indipendenti dalla politica e dalla finanza sono davvero una manciata. I grandi potentati economici, più o meno vicini al Cremlino, hanno il loro quotidiano e il loro canale televisivo, e ciò non porta certo alla divulgazione di notizie svincolate da influenze e pressioni, tanto che la Russia occupa il 173° posto (su 196) nel Rapporto 2011 sulla Libertà di Stampa stilato dalla Ong Freedom House.
Tuttavia, internet sembra essere l’unico mezzo di comunicazione a sfuggire ad ogni forma di controllo da parte delle autorità russe, tanto da diventare uno dei principali strumenti di critica e di dissenso al governo. Proprio la scorsa settimana erano girate voci su di una possibile azione censoria dell’esecutivo contro il web, sul modello impiegato in Cina da alcuni anni: un’ipotesi seccamente smentita dallo stesso presidente russo, anch’egli accanito internauta, che a maggio aveva anche respinto una richiesta dei servizi segreti di bloccare l’utilizzo di Skype, Msn e Gmail, considerati pericolosi per la sicurezza nazionale per via dei loro protocolli informatici criptati.