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Il garage ermetico, Moebius

Creato il 27 gennaio 2011 da Libriconsigliati

Il garage ermetico

Il garage ermetico

Titolo: Il garage ermetico

Autore: Moebius

Editore: Edizioni BD
Pagine: 112
Prezzo: € 12,00
Pubblicazione: 2010
ISBN: 978-88-6123-477-2

Valutazione Libri Consigliati: imperdibile.

Il garage ermetico, asteroide anomalo tra le stelle del Leone, sasso siderale a forma di palla da tennis, è il mondo del Maggiore Grubert, faccia da Clarc Gable in divisa coloniale d’ordinanza compreso, anzi soprattutto con, l’elmetto. Il maggiore, a bordo della sua astronave Ciguri, a foggia di scarabeo stercorario, attorno a quella palla sospetta ci gira, orbita, la protegge. Questa è la missione che si è dato, proteggere la sua creatura. Questo almeno il filo conduttore apparente dell’opera: la salvezza del quasi tondo agglomerato cosmico dalle mire di tanti, primo fra tutti il terribile Bakalite.

Volutamente senza né capo né coda, inverosimilmente sconclusionata e incoerente: se queste fossero caratteristiche di un’opera di un altro autore dovremmo chiudere subito il discorso e consigliargli di cambiare mestiere, ma questo è Moebius, uno dei più grandi disegnatori viventi, creatore di una multiforme opera letteraria, seminale esempio d’arte moderna che alla sceneggiatura del fumetto convenzionale preferisce un libero vagabondaggio grafico. Pura deriva degli occhi tra città delineate a tocchi d’inchiostro come fossero foreste di  totem megalitici, astronavi costruite sull’anatomia di coleotteri e pidocchi, la varietà del vestiario dei personaggi e una folla di esseri umanoidi, alieni, bestie degne di un paradiso terrestre preistorico e paesaggi sterminatamente metafisici capaci di passare dall’horror vacuo dei  percorsi urbani a una desolata inquietudine alla De Chirico.

Federico Fellini parlò di Moebius come di un Doré moderno, e aveva ragione. La finezza dell’alternanza dei tratti, da una linea rarefatta a un più fitto tratteggio risultano di rara delicatezza pur nella calca selvaggia, ma raffinata, delle accumulazioni di cui molte delle tavole del Garage sono oggetto.

Moebius nasce Jean Giraud, ma per definire il rapporto tra Moebius e Jean Giraud si potrebbe felicemente istituire un parallelo, distante per gli ambiti, ma calzante da un punto di vista concettuale.  Moebius sta a Giraud quanto Ziggy Stardust sta a David Bowie. Ziggy è un alieno partorito tra le stelle e sperduto sulla terra, può esercitare la propria diversità perché non obbligato a seguire i dictat di un mondo che non gli appartiene. Moebius è tutto questo, rapportato al fumetto: non deve obbedire alle regole di Giraud, anzi è ontologicamente portato a ignorarle. L’anarchico Moebius abbandona il più compassato Giraud per farsi un giro fuori dalla realtà e l’addio è così plateale da apparire nella stessa storia in cui Moebius inizia a prendere le matite in mano.

Giraud, infatti, nel 1976 è alle prese con Blueberry, la sua opera seria, saga western di cui Garage rappresenta uno svago, una pausa tra una consegna e l’altra: in questo frangente Giraud partorisce Moebius, alla fine di ogni puntata di Blueberry il suo riottoso alter ego potrà far a meno della sceneggiatura procedendo con un automatismo onirico libero da ogni schema, da ogni battuta, da qualunque preimpostazione.

Su Garage avviene quel “divorzio” di identità, nelle primissime scene seguiamo un panciuto e barbuto cowboy tipico delle storie di “Blueberry”. Subito qualcosa cambia, il mandriano suddetto dice cose senza senso, a guardar bene la  bestia che cavalca è un somaro con un corno tra gli orecchi e, ad aspettarlo dietro un albero, c’è un alieno con gli  occhiali da sole: ecco l’addio metaletterario di Moebius a Giraud con un salto dimensionale, dalla vecchia frontiera a un iperbolico mondo extraterrestre.

La “grandezza della sconclusionatezza” del Garage è la creazione di miriadi di micro storie che non approdano a una conclusione degna di questo nome, di personaggi già talmente delineati in una sola apparizione da poter portare avanti una storia da soli, la possibilità infine di dare autentica espressione al sogno, dove realmente nessuna logica è afferrabile, nessuna dimensione spaziale o temporale è minimamente rispettabile. Il garage ermetico è vera opera onirica, dove è possibile che il personaggio cambi i tratti del suo volto di quadro in quadro, dove è possibile transitare, come semplicemente da una stanza all’altra, tra ambienti diversissimi di un “chi sa quando” impossibile mondo a venire.

Giuseppe Del Buono per Libri Consigliati

L’AUTORE

Jean Giraud, Moebius, è nato in Francia, a Fontenay-sous Bois nel 1938. È da considerare il più grande autore di fumetti fantastici e di fantascienza. Dal 1962 al 1974 pubblica la grande saga western di Blueberry. Tra le pause di questo costante impegno nasce Il garage ermetico, firmato con lo pseudonimo di Moebius. Alla fine del ’74 insieme a tre autori fonda il gruppo Les Humanoïdes Associés (gli umanoidi associati) con il quale pubblica una rivista storica: Métal Hurlant, sulla quale convergono i migliori autori di fantascienza a fumetti. Moebius è autore di memorabili personaggi quali Arzach e di storie a quattro mani come l’Incal del 1981 creata con Alejandro Jodorowsky.


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