Il Cinema Ritrovato 2013 ci propone un’interessante rassegna dedicata ai muti di Alfred Hitchcock e io, direttamente da Bologna, mi preparo a seguirla passo passo. Si parte con The Pleasure Garden, il primo lungometraggio diretto dal ‘maestro del brivido’. La splendida musica di Donald Sosin ha accompagnato il pubblico verso una storia che Hitchcock definì “un melodramma con varie scene interessanti”.
Patsy (Virginia Valli) e Jill (Carmelita Geraghty) lavorano come ballerine in una music-hall di Londra. Jill è fidanzata con il giovane Hugh (John Stuart) mentre Patsy presto innamora di Levet (Miles Mander) amico e compagno di affari dello stesso Hugh. Quando i due ragazzi partono per l’Africa in cerca di fortuna la situazione però precipita. Jill inizia a vendersi per ottenere fama e denaro, Levet, invece, dopo aver sposato Patsy, la tradisce con una nativa che usa per soddisfare tutti i suoi vizi. Ma tutti i nodi vengono al pettine e tra omicidi e scene ad alta tensione trionferà l’amore puro: quello tra Patsy e Hugh…
Il film è contraddistinto tra una contrapposizione tra ‘bene’ e ‘male’, dove i personaggi positivi pagano la loro purezza con il tradimento. La fotografia è nel complesso molto ben curata e il lavoro operato per il restauro contribuisce a metterla in evidenza. Vengono così valorizzati gli elementi simbolici atti a sottolineare i presentimenti di ‘malvagità’ nei personaggi di Jill e Levet: dai fiori appassiti al cane giocoso che si trasforma in aggressivo in loro presenza. Proprio i particolari fanno la differenza in questo film, con i più piccoli dettagli, specialmente gestuali, che sembrano assumere un secondo significato. Eppure nonostante tanti elementi positivi sembra mancare qualcosa a questo film, seppur piacevole, per renderlo completo. Forse paga l’intreccio troppo complesso e la varietà di ambientazioni che tendono a confondere la vicenda. Non a caso questo continuo intrecciarsi di vicende avevano fatto pensare in passato, in mancanza di un originale, alla presenza di due distinte versioni. Fa sorridere, anche alla luce di quanto si vedrà nei muti successivi, la presenza fin dal primo titolo di ballerine, tra cui alcune dai riccioli d’oro (che non può non far pensare a The Lodger ad esempio).Il restauro, operato dal BFI National Archive in associazione con ITV Studios Global Entertainment e Park Circus Film, rende pienamente giustizia a questo titolo aumentandone la godibilità per un pubblico moderno attratto anche solo dalla presenza del nome di Hitchcock alla regia. Ma The Pleasure Garden non è solo questo e ad una visione attenta nasconde veramente tante piccole perle che mostrano, con largo anticipo, la grandezza del regista. Il pubblico è sembrato diviso nei giudizi, ma a mio avviso si tratta di un film da recuperare, specie nella sua nuova veste restaurata.