La cerimonia dei funerali di Stato per i caduti in Afghanistan, gli ultimi 4 (con la speranza che siano davvero gli ultimi, abbiamo già raggiunto ben 34 caduti!), è sembrata alquanto stanca. Poca gente, poca partecipazione, le solite facce, in prima fila, la disperazione dei famigliari.
Un rito d’obbligo.
Ci stiamo abituando?
Non è possibile, non possiamo, non dobbiamo permettere che ciò accada, sia che si condivida o non si condivida il fatto che i nostri soldati siano in Afghanistan a combattere. Dobbiamo pensare che sono state spezzate delle giovani vite, figlie di questo paese.
Nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, il celebrante del rito funebre è stato un arcivescovo militare (Vincenzo Pelvi) che è generale di corpo d’armata.
Due osservazioni, comunque, nascono spontanee:
Prima osservazione: è vergognoso che ci sia un arcivescovo con i gradi di generale. Un arcivescovo è un “apostolo” di Cristo, come si concilia il suo essere contemporaneamente anche generale d’armata di un esercito di un paese “straniero” al Vaticano, anche se si tratta dell’Italia?
Si può comprendere la presenza del “cappellano militare” fra in soldati, al fronte o in caserma, per un conforto “spirituale”, ai militari cattolici, ma un arcivescovo generale d’armata sembra uno scandalo.
Il nostro stato è uno stato laico, eppure ha degli arcivescovi come generali d’armata! E’ uno stato libero e indipendente che consente, a gerarchi vaticani, di fare carriera nel proprio esercito.
Seconda osservazione: le parole di questo arcivescovo : ha definito i caduti “profeti del bene”. Con tutto il rispetto per i caduti, in queste parole si coglie una grossa contraddizione e una sostanziale menzogna. Noi siamo là, cioè i nostri soldati sono in Afghanistan, per combattere e fare una guerra. Punto, questo è assodato.
Non credo che coloro che combattono una guerra, da qualsiasi parte, possano essere “profeti del bene”, altrimenti la guerra in Afghanistan, si trasforma in una guerra santa, anche per noi.
E fra una guerra santa e l’altra non si finirà mai, tanto meno in quelle terre.
Non è sopportabile la menzogna di un arcivescovo che nasconde la verità di una guerra sconvolgente e crudele e non è concepibile che un arcivescovo sia generale d’armata dell’esercito italiano.