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Il genere pop fa bene al cervello

Da Gynepraio @valeria_fiore

L’altro giorno ho letto questo articolo condiviso da questa blogger per poi scoprire che l’autrice del post è la cugina di una mia amica del liceo. Rapidissime riflessioni in sequenza:

  • Che belle cose ci sono sul www…
  • Guarda te com’è piccolo il mondo!
  • Com’è che leggo così poco?

Anche io, come Marta, sono arrivata a 20 anni leggendo solo libri di autori defunti classici. Complici certe idee snob-retro-d’antan da studentessa secchiona di liceo classico avevo deciso che tutto quello che bisognava sapere l’avessero già messo nero su bianco prima degli anni ’20, dopodichè era stato solo un maldestro scopiazzare e rimescolare tipo gioco delle 3 carte nulla di nuovo era più stato prodotto. Leggevo tantissimo, anche perchè praticamente vivevo  sui mezzi pubblici, ma Carver o Eugenides non li avrei affrontati mai e poi mai.

All’università avevo meno tempo per leggere, quindi ho dovuto gerarchizzare i miei gusti. Un po’ come nelle rieducazioni alimentari, ho cominciato a introdurre nel mio reading mix anche altri tipi di opere, e da lettrice bulimica (solo un genere, enormi quantità, tutte in una volta) sono diventata una lettrice onnivora (stili differenti, più libri anche contemporaneamente, sessioni brevi). Ne ho beneficiato tantissimo: i cambi di registro tipici del passaggio da un genere all’altro sono un esercizio cerebrale-emotivo che mi ha aiutato a comunicare meglio con le persone diverse da me. Occupandomi di marketing, fare ogni tanto un tuffo nei fenomeni pop è per me una forma di aggiornamento professionale. Per questi e per molti altri motivi (e.g. ho bisogno di divertirmi e rilassarmi) ogni tanto mi concedo con grande soddisfazione un po’ di chick-lit, pseudosaggi divulgativi, manualetti di self-help.

genere pop

Tipo che quando vado a donare il sangue non dovrei leggere Houellebecq

Se qualcuno cerca di farmi sentire nel torto, mi spiace, non ci riesce: un po’ perchè sono in grado di ribattere (anzi, visto il mio modo di argomentare, è probabile che alla fine della conversazione il mio interlocutore vada a comprarsi quel libro alimentando il mio delirio di onnipotenza marketing), un po’ perchè, come scrive giustamente Marta, sul piatto della bilancia pesa molto di più perchè quel libro piace a me, rispetto a perchè non piace a te.
Perchè tra te e me c’è una differenza: io quel libro l’ho letto, e tu invece no. Quindi il mio piacere cheap è motivato, il tuo disprezzo nobile è campato in aria. L’unico modo per liberarsi da questo razzismo culturale –cos’è il razzismo se non denigrare fenomeni distonici rispetto al nostro sentire?– vista l’impossibilità di leggere 24/7 ed essere pertanto in grado di disquisire su ogni opera partorita dall’umano ingegno, è allargare le orecchie e chiedere al nostro interlocutore perchè quel libro gli sia piaciuto. Oppure, come ho fatto io, chiedermelo da sola.

Valeria, perchè le è piaciuto leggere certe porcherie immonde tipo il ciclo di Sex & The city?

Mah, vede, mi piacciono le storie che richiamano la realtà, in cui riesco a sentirmi a casa, mettermi in pantofole e allungare i piedi sul divano. Quando sono stanca, lascio perdere i romanzi ambientati in luoghi ed epoche fantastiche. Prediligo quelli collocati in una dimensione spazio-tempo nella quale mi trovo a mio agio, con personaggi che potrebbero essere miei amici nella realtà.

Ok, ma qui parliamo di protagoniste che prima se la grattano tutto il giorno, poi scrivono romanzi da milioni di copie, infine sposano uomini ricchissimi…La realtà va a farsi benedire, non trova?

Guardi, la verosimiglianza non è poi così fondamentale. Non mi disturbano le trame che si sviluppano per espedienti letterari vari (assurdità, coincidenze, serendipità, persino divina provvidenza). Poi mi fa tantissimo ridere Samantha.

Valeria, mi dica invece, perchè si e’ infognata in mostri di cellulosa come “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” o “50 sfumature di grigio”?

Ha presente quando non hai voglia di mangiare cibi a lunga masticazione, e invece ti va un bel frappè fatto con le polverine? Queste opere sono frappè letterari: m’insegnano cose che non so, ma le pre-masticano, le pre-digeriscono e me le sbattono nero su bianco già pronte all’assimilazione. Io di bondage non sapevo niente, per dire. Ho letto anche L’Intestino felice e La Dittatura delle abitudini, sa? Ormai sulla cacca e sui circoli virtuosi sono preparatissima.

MI tolga una curiosità: perchè si e’ sciroppata dei libri inflazionati come “Il Profeta”, “l’alchimista” o “il Piccolo Principe”? Non mi dica che ci ha trovato dentro chissà quali nozioni…

Il caso qui è diverso: mi piacciono i libri che dicono cose che so già, ma me le espongono molto bene, in un modo più seducente e completo. Se le cose sono dette bene, riesco a sentirle più mie: che vuole, sono fatta così.

Adesso per favore non mi dica che si commuove pure!

Guardi, sinceramente piango come un vitello e mi incazzo pure. Per dire, Bridget Jones e certi personaggi della Allende li inviterei a prendere un tè. Si figuri che ultimamente mi sono praticamente innamorata di Vincenzo Malinconico. Ma questo mi succede anche con i libri di un certo spessore, non creda: sono morta d’invidia per quelle fighe di Lenore Beadsman e Micol Finzi Contini. Ci sono certi personaggi che vorrei abbracciare e dirgli che mi dispiace davvero tanto, tipo che a Dave e Toph Eggers gli preparerei la colazione tutte le mattine per essere sicura che non mangino solo schifezze.

Insomma, lei e’ una tenerona, la candidata ideale per leggere un libro di Fabio Volo.

Ci ho provato, anche in tempi non sospetti! Era il 2004, ero in un ostello a Philadelphia, c’era una copia di questo romanzo, “Un posto nel mondo”, lasciato lì da un altro backpacker e ho passato la serata a leggerlo. Mi sono sentita a casa, ok. Ma non mi ha insegnato niente di nuovo, non ha detto niente di risaputo in modo originale, non mi ha smosso emotivamente, non mi ha fatto ridere.

GUARDI CHE QUEL LIBRO E’ USCITO NEL 2006, NON PUO’ AVERLO LETTO NEL 2004.

Sarà stato “Esco a fare due passi”. Lo confesso: ho dovuto googlarlo, me l’ero dimenticato completamente. E’ che i libri di Fabio Volo sono tutti uguali. Anzi, me lo lasci dire con le parole di un altro genio della cultura pop: i libri di Fabio Volo mi paiono una cagata pazzesca.

Quindi vuol dire che c’è un pop di serie A e un pop di serie B?

Sì! No! Forse! Boh. Mi lasci stare, io gliel’avevo detto che ero una studentessa secchiona di liceo classico.


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