Tutto prende il via una notte, lontano dalla città, con due tizi impegnati a trascinare ai bordi di una strada deserta il corpo esamine di un individuo che, qualche minuto più tardi, un camionista di passaggio, sentendo sobbalzare il proprio veicolo su un ostacolo di cui non si è accorto, crede di aver investito e ucciso, tanto da pensare immediatamente a darsi alla fuga terrorizzato.
Ma è con il suo arresto e, ovviamente, con l’accusa di omicidio che prosegue Alibi per un assassino (1963), girato in bianco e nero dal prolifico cineasta tedesco Alfred Vohrer, che, tra Il gobbo di Londra (1966), Il fantasma di Londra (1967), Il teschio di Londra (1968) e L’uomo dall’occhio di vetro (1969), ha poi attinto non poche volte dalle pagine del celebre scrittore Edgar Wallace.
Tutti titoli resi disponibili su supporto dvd italiano da Sinister Film, come pure questo giallo che, corredato di trailer nella sezione riservata ai contenuti speciali, sembra essere destinato a tirare in ballo qualcuno convinto dell’innocenza dell’uomo; guardando non poco alla celluloide noir americana degli anni Quaranta e con la suspense discretamente gestita, sebbene l’identità del colpevole si scopra abbastanza presto.
Le novità Sinister, però, non finiscono qui, perché, entrambi corredati di galleria fotografica, la label riscopre per il mercato dell’home video digitale italiano anche Delirious – Il baratro della follia (1973) di Freddie Francis e Vampira (1974) di Clive Donner.
Con Kim Novak e le sexy Joan Collins inclusa nel cast, il primo è un horror strutturato in episodi che, partendo dal direttore di una clinica psichiatra incarnato dall’indimenticabile Donald Pleasence, mira a costruirsi sul poker di storie che racconta ad un professore per metterlo al corrente su quanto accaduto a quattro suoi pazienti.
Quindi, si passa da un ragazzino che gioca con una tigre invisibile (almeno, così pare) ad una signora convinta che sua figlia sia stata data in pasto ai propri commensali per celebrare un rito sacrificale; senza contare un antiquario fornito di biciclo capace di portarlo indietro nel tempo e una moglie gelosa nei confronti di un inquietante tronco d’albero che esercita una particolare attrazione sul marito.
Al servizio di una tipologia di lungometraggio non nuova per chi si trova dietro la macchina da presa (ricordiamo che Francis diresse, tra gli altri, Le cinque chiavi del terrore e Racconti dalla tomba) e che, con colpo di scena conclusivo dietro l’angolo, individua nella bizzarria dei soggetti inscenati il suo ingrediente dominante.
Il secondo, invece, recuperando da Una messa per Dracula (1970) l’attrice Linda Hayden, altro non vuole essere che un esempio di parodia da grande schermo del tanto gettonato filone vampiresco.
Infatti, la oltre ora e venti di visione ruota attorno ad un raffinato, garbato ed elegante conte Vladimir Dracula che, interpretato dal grandissimo David Niven, è alla ricerca di sangue triplo zero negativo tramite cui far risorgere la contessa Vampira, sua amata immobilizzata da mezzo secolo a seguito di una trasfusione infetta.
Contessa che, però, rinasce nera (!!!) dopo l’arrivo di alcune bellissime fotomodelle temporaneamente ospiti presso il castello e che possono fare, appunto, al caso dell’insospettabile succhia-emoglobina.
Man mano che una moderna Londra finisce per fare da sfondo alle scorribande della scapestrata resuscitata (la Teresa Graves di Jeff Bolt l’uragano di Macao), propensa a dedicarsi al ballo e al divertimento sfrenato… con tanto di lunghi canini grottescamente seventies in notevole sfoggio e un buon ritmo generale a scandire l’assurdo spettacolo da ridere.
Francesco Lomuscio