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“Il giardino delle pesche e delle rose” di Joanne Harris

Creato il 10 aprile 2013 da Sulromanzo

Il giardino delle pesche e delle rose, Joanne HarrisDopo otto anni di assenza, Vianne Rocher, l’eroina di Chocolat e Le scarpe rosse, spirito libero senza radici che ha trovato una nuova famiglia su una chiatta sulla Senna a Parigi, decide di tornare a Lansquenet, richiamata da una lettera di Armande, giunta anni dopo la morte di quest’ultima e inviata dal nipote ormai adulto.

Nel paesino francese sono cambiate diverse cose: il curato Reynaud sente la forte concorrenza di un prete più giovane che fa prediche usando tecnologie più moderne e le presentazioni in Power Point; da qualche tempo è arrivata una comunità maghrebina, con cui, passata la curiosità iniziale, la convivenza non è facile, fino a giungere ad alcuni episodi di intolleranza, anche misteriosi e mai chiariti.

Fa piacere ritrovare un personaggio come Vianne, impegnata in una nuova avventura basata sul dialogo tra le diversità e sul trovare  basi comuni partendo dalla cucina e dalla condivisione: tra l’altro, mentre le vicende di Chocolat si svolgevano durante la Quaresima, qui l’azione è collocata nel periodo del Ramadan, il momento di digiuno di un’altra delle grandi religioni monoteiste, il che rende difficile, se si deve digiunare, poter comunicare con il cibo come vorrebbe Vianne.

Il giardino delle pesche e delle rose (traduzione di Laura Grandi, Garzanti, 2012) alterna due punti di vista, quello di Vianne e quello di Reynaud, in una storia che si riallaccia a Chocolat facendo dimenticare l’interludio non del tutto riuscito de Le scarpe rosse, per certi versi fuori dalla vicenda portante.

Vianne è cambiata, ha avuto un’altra figlia e ha trovato forse le sue radici, ma continua ad avere dentro di sé un senso di giustizia, oltre che il ricordo dei vecchi amici, così come dei nemici di un tempo. L’autrice ha dichiarato di aver fatta sua parte della personalità di Vianne: ad esempio, pur non amando molto viaggiare, in questi anni di evoluzioni e cambiamenti, ha dovuto imparare a farlo, proprio come Vianne. Insomma, la Harris sicuramente non è più la stessa dei tempi di Chocolat.

Il nodo della convivenza tra etnie diverse è una questione fondamentale  di oggi, e Joanne Harris mette in scena una comunità straniera in cui ci sono conservatori e progressisti, e in cui il ruolo dell’uomo nero è svolto, a sorpresa ma nemmeno tanto, da una donna, Inès Bencharki, vittima del fondamentalismo e del maschilismo del suo Paese, diventata lei stessa integralista. La curiosità della Harris per il mondo islamico e in particolare per le donne, è nata dal cercare di capire come mai ragazze nate e cresciute in Gran Bretagna, con modelli e interessi simili a quelli delle loro coetanee occidentali, ad un certo punto decidessero, anche senza l’imposizione della famiglia, di indossare il velo. Del resto le usanze, tradizioni e il modo di concepire la vita per la cultura islamica sono oggi oggetto di dibattiti accesi riguardo alla loro convivenza nelle nostre società occidentali.

Joanne Harris ha scritto diversi romanzi interessanti, spaziando dal melodramma vittoriano in Il fante di cuori e la dama di picche al gotico di Il seme del male, dal thriller de La scuola dei desideri al fantasy de Le parole segrete, ma l’universo di Vianne Rocher, tra fiaba surreale e inno ai piaceri della vita, resta il suo più riuscito, soprattutto qui dove si torna alle origini, là dove tutto è cominciato, in questo paesino microcosmo di tutta l’umanità e la della nostra società. E forse per Vianne, che Joanne Harris vorrebbe rivedere al cinema con un adattamento più fedele al suo romanzo, non sono ancora finite le avventure dopo questo libro. 

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