Questo era un gioco che si praticava nelle scuole dell´antica Roma racchiudeva in se il detto”mens sana in corpore sano”. Un cerchio di sedie ed i giocatori correvano all´interno di esso, mentre veniva suonato un motivo con un flauto. Al cessare della musica si dovevano sedere sulla sedia piu´ vicina. Le sedie erano inferiori al numero di giocatori di almeno una unità. Il gioco poteva finire con un duello a due con una sedia sola.
Una versione moderna è stata riproposta all´ultima riunione dell´Opec, dove l´Arabia Saudita si è seduta sul trono di giudice della sorte del prezzo del petrolio non tagliando la produzione ,forte dei suoi bassi costi di estrazione al barile. A quel punto molti suoi competitori si sono messi metaforicamente a correre ai ripari intorno alla sua sedia, i più colpiti sono stati i governi che hanno le loro entrate dipendenti dal petrolio. Venezuela ed Iran in testa, ma anche la Gran Bretagna con i suoi alti costi di produzione non ride di certo, per non parlare di Canada e se il prezzo si attesta intorno ai 50 dollari anche gli Usa non ne avranno grande beneficio.
Tra lunedì 15 dicembre e martedì 16 si è attuata la ”tempesta perfetta ”contro il rublo, arrivato ad essere scambiato 100 ad 1 con l´euro ed fino a 85 ad 1 con il dollaro. I giornali di casa nostra hanno parlato di pericolo di default russo ed è stato una gara a suonare la grancassa di fronte
alla esibizione di forza del ”libero mercato” nei confronti dell´orso russo. I fattori di questa ondata di speculazione sono noti ai più; li elenco solo per dovere ed in ordine d´importanza.
Il calo del prezzo del petrolio passato dai 100 dollari al barile e che si sta assestando sotto quota 60 è il primo della lista. L´eccessiva dipendenza della Russia (ed in particolare del budget di stato) dal prezzo sia del gas che del petrolio, non è mai stato nascosta da Mosca. Il mancato taglio alla produzione voluto dall´Arabia Saudita è stata una mossa che ha creato problemi al Cremlino anche se possiamo dire che i russi sono stati vittime di un colpo di rimbalzo. Gli obbiettivi veri erano gli acerrimi nemici iraniani ed gli amici miscredenti americani che con l´immissione sul mercato intenazionale di petrolio made in Usa,(in gran parte frutto del metodo della scissione) stavano conquistando quote di mercato che i sauditi ritenevano proprie. Avendo Stati Uniti e Canada il prezzo di produzione al barile più alto (in media intorno ai 40 dollari al barile), va da sè che alla lunga un prezzo sotto i 60 dollari al barile sarebbe punitvo per le compagnie che hanno investito in pozzi per scissione. Ma i sauditi non si limitano a raccogliere questi già considerevoli frutti dalle loro mosse. Tagliano le gambe a tutto quel mercato automobilistico che ha puntato sui modelli ibridi od elettrici, che se dal punto di vista di quote di mercato è poca cosa, da quello di proiezione di sviluppo tecnologico sta facendo passi da gigante.
Gli speculatori si sono gettati sul rublo aiutati da una quinta colonna interna che ha portato alcuni gruppi industriali anche di stato a convertire i loro debiti da rubli in dollari. Quanto possa questa ondata di speculazione contro uno stato che ha dei parametri che sarebbero sognati da molte democrazie occidentali conpresi gli Usa, lo potranno dire solo i prossimi mesi, ma dubito che potranno ripetere una ”tempesta perfetta” come quella di martedì. Alla Russia non rimane che rimboccarsi le mani ed incentivare in maniera adeguata il manifatturiero interno ed aspettare che l´Arabia Saudita si alzi dalla sedia soddisfatta di aver messo in ginocchio i suoi competitori, a quel punto si siederà su una poltona e forse vedrà scorrere davanti a se più di qualche cadavere.
Max Bonelli