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Il gioco delle sette pietre, di Alberto Minnella

Creato il 11 marzo 2014 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Titolo: Il gioco delle sette pietre (Siracusa, 1964)
Autore: Alberto Minnella
Editore: Fratelli Frilli Editori
Anno: 2013
Genere: Noir
Pagine: 128
Formato: Cartaceo e Ebook

Il gioco delle 7 pietre
Trama: La notte di capodanno del 1964, al commissariato di Siracusa, l’agente Camurro riceve una telefonata inquietante. Chi chiama è l’anziana signorina Russo, che dichiara di aver visto tre uomini uccidere Antonio Passanisi, proprietario del ristorante “La spada blu”. Giunto sul posto, il commissario Paolo Portanova si trova al cospetto di una scena del crimine del tutto inedita: il cadavere di Passanisi è scomparso, e con esso anche la più piccola traccia dei presunti colpevoli. Una porta chiusa a chiave, nel retrobottega del ristorante, farà da perno alla vicenda e sarà causa di seri guai; la voce insistente, inquietante, della pioggia, accompagnerà l’intera l’indagine ed aprirà una breccia nella memoria del commissario, ad un certo punto costretto a fare i conti con il proprio passato. Nel tentativo di dipanare la matassa, Portanova, con l’aiuto dell’ispettore Gurciullo e dell’agente Iannelli, resterà ingolfato in una storia torbida, di potere politico e di vendetta personale, ed inaspettatamente dominata dalla carnalità di un amore.

Giudizio: Nell’accingermi a recensire questo romanzo breve di Alberto Minnella, devo doverosamente premettere almeno due cose: la prima è che leggo sempre con attenzione e piacere ciò che producono i giovani, la seconda, è che sinceramente il mio impatto col suo “Le sette Pietre” è stato abbastanza problematico. Niente di trascendentale, per carità, qui si scherza e si ride (dicendo però cose serie) tra amanti ed appassionati del crime, e va tutto bene, ma trovarmi in prima e quarta di copertina i giudizi entusiastici di due personaggi del calibro di Bruno Morchio ed Andrea G. Pinketts… proprio non me lo aspettavo. Per questo ho cominciato a leggere il romanzo con inevitabile deferenza, e con la segreta speranza, non ve lo nascondo, di aver avuto la fortuna ed il privilegio di scoprire e valorizzare il Raymond Chandler dei giorni nostri. Beh, non è stato così. Minnella, a mio modesto parere, è un giovane promettente e da tenere d’occhio, ma da qui ad affermare che “Dalla terra di Sciascia e Camilleri, questo è un noir scritto come Dio comanda.” francamente ce ne corre. La parte iniziale del romanzo è certamente accattivante, il personaggio Portanova è tratteggiato bene, la figura ha lo spessore giusto, i luoghi sono descritti con cura, forse con una eccessiva dovizia di particolari e di riferimenti alla storia ed alla mitologia. Meno appassionante mi risulta (ma questo è un parere personale) il dipanarsi della storia. Vado però per ordine: non discuto mai lo stile, ciascuno ha il suo, e quello di Minnella non è affatto malvagio. Trovo sinceramente superflua la minuzia con la quale descrive ogni particolare, ogni quadro dell’azione, senza mai lasciare al lettore la possibilità di “immaginare”, di creare il personaggio con la fantasia. In più, questa ricerca quasi maniacale del particolare lo porta ad un uso eccessivo degli aggettivi e degli avverbi, un diluvio. Minnella, non dà indizi, non fornisce chiavi che possano aiutare chi legge ad arrivare ad una qualche soluzione, non depista, chi legge in effetti non ha mai parte attiva nella storia. Non scrive un noir, e nemmeno un giallo, ma, come egli stesso, ed a ragione, mi ha rivelato, una accattivante favola nera, che però il lettore si limita ad ascoltare, senza riuscire mai a diventarne parte attiva. In sostanza, un’opera prima di un ragazzo promettente al quale faccio tanti auguri e (dal mio piccolo) do un consiglio: Alberto, le doti le hai, sforzati, scava un po’ di più, approfondisci. Ti aspetto al prossimo, con molto affetto e grande simpatia.

Autore

Sull’autore: Alberto Minnella nasce ad Agrigento il 12 novembre del 1985. Ha lavorato come giornalista per “Il giornale di Sicilia” ed “Il corriere di Sicilia” e come critico musicale per “ilmegafono.org”. Studente di musica moderna a Parigi, ha frequentato l’accademia di batteria Dante Agostini. Segni particolari: è simpatico.

Vincenzo Maria Brizio



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