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Il gioco libero: la prima esperienza creativa

Da Jessi

L’esperienza culturale comincia con il vivere in modo creativo,

ciò che in primo luogo si manifesta nel gioco

(D. Winnicott)

Il gioco libero è una delle attività in cui i bambini e le bambine sono dei veri maestri. Nel gioco imparano da soli e gli uni dagli altri. Imparano a fare esperienza delle prorie capacità, a esprimere le emozioni, a superare la frustrazione. In alcune scuole, viene ridotto l’orario dell’intervallo a favore delle materie scolastiche: in questo modo, però, si toglie ai bambini la possibilità di stare insieme in modo attivo, non strutturato, non controllato dagli adulti. Limitare le attività dei bambini può avere ricadute negative anche sul stesso rendimento scolastico (The Reason for Recess: Active Children May Do Better in School).

Alessandra Zermoglio nel suo libro “Genitori in gioco” ha raccolto 240 attività “per crescere con i bambini da 0 a 6 anni.” L’autrice ci racconta, ad ogni tappa, quali sono state le scoperte più emozionanti che ha fatto insieme a sua figlia bambina Martina e al papà, ci illustra in modo immediato tantissime attività da fare utilizzando tutto ciò che si trova in casa. I primissimi giochi sono quelli di stimolazione sensoriale, dal cestino dei tesori alle bolle di sapone. I più complessi sono, ad esempio, il ‘pantografo umano’, in cui un giocatore deve fare un disegno seguendo le istruzioni verbali dell’altro… alla fine si controlla e si può restare molto sorpresi del risultato! Ci sono poi i giochi con l’acqua,  i ricami, i ritratti e le caricature…

Il gioco è il primo atto creativo, che permette ai bambini di:

“esprimere l’intero potenziale della propria personalità, “grazie alla sospensione del giudizio di verità sul mondo, a una tregua dal faticoso e doloroso processo di distinzione tra sé, i propri desideri, e la realtà, le sue frustrazioni” . In questo modo, attraverso un atteggiamento ludico verso il mondo, e solo qui, in questa terza area neutra e intermedia tra il soggettivo e l’oggettivo, può comparire l’atto creativo, che permette al soggetto di trovare se stesso, di essere a contatto con il nucleo del proprio Sé.

La creatività non consiste, secondo il grande psicanalista, nei prodotti dei lavori artistici, siano essi quadri o sinfonie o anche manicaretti culinari, che sono meglio definibili come “creazioni”, ma è invece costituita dalla “maniera che ha l’individuo di incontrarsi con la realtà esterna”: essa “è universale, appartiene al fatto di essere vivi” e “si può considerare come una cosa in sé, qualcosa che…è necessario se l’artista deve produrre un lavoro d’arte, ma anche qualcosa che è presente quando chicchessia… guarda in maniera sana una qualunque cosa o fa una qualunque cosa deliberatamente” (fonte).

Per noi adulti, giocare con i bambini ha un aspetto creativo, liberatorio e terapeutico, in linea con la frase di due diversi writer che, a Pisa, vicino a Piazza dei Cavalieri, ci ricordano che “Non è mai troppo tardi per farsi un’infanzia FELICE”

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